Solo: A Star Wars Story, recensione e riassunto
La data di uscita in Italia del film è il 23 maggio 2018. Solo: A Star Wars Story è il secondo dei film spin-off della saga di Guerre Stellari (il primo fu Rogue One). In ordine temporale è il film che è uscito al cinema dopo “Gli ultimi Jedi“. Dopo aver visto morire il personaggio di Han Solo ne Il risveglio della Forza (dicembre 2015), questo nuovo capitolo ci racconta le origini del personaggio. Quella che segue è una recensione del film, visto in anteprima a una settimana di distanza dall’uscita ufficiale.
Approfondimento
Alden Ehrenreich
Reso celebre da Harrison Ford, qualsiasi attore si fosse trovato a interpretare il ruolo del protagonista, avrebbe dovuto patire il peso planetario dei paragoni e delle critiche. Non nascondo che per quanto mi fossi sforzato di non essere prevenuto, ammetto che tracce di scetticismo e pregiudizio c’erano lo stesso.
E invece il giovane attore Alden Ehrenreich (classe 1989) se l’è cavata egregiamente. Non faccio qui paragoni con Ford. L’importante doveva essere che il personaggio del giovane Han Solo fosse congruente con la spavalderia, con il coraggio e con l’eroismo senza ricerca di gloria, che già conoscevamo. E così è stato. Anche il crescendo con cui il carattere si rivela è adeguato e soprattutto ben interpretato.
Mi aspettavo – e forse temevo – di trovare nel film una infarcitura di battute e gag sul filo del “fuori luogo”. Ma questa è colpa delle scelte – deludenti – di aver inserito gag deludenti e francamente inopportune ne Gli ultimi Jedi (ricordate quando Luke getta dietro di sé la spada laser che gli porge Rey? Inguardabile). Beh, quell’eccesso di comicità – meno male – non c’è.
Le emozioni
Il film, si sapeva da tempo ed era facile prevederlo, racconta anche dell’incontro di Han con Chewbecca e dell’amicizia che nasce tra i due. Nessuna sorpresa eclatante, ma va bene così. Il film è ricco, anzi ricchissimo di simbologia starwarsiana classica. Oltre a Chewbe rivediamo anche il personaggio di Lando Calrissian (interpretato da Donald Glover) che nell’ultima parte del film, in coppia con Han, ricalca movenze che rimandano al loro incontro ne L’Impero colpisce ancora. Il riferimento, la citazione, il remake di quei gesti… fanno venire gli occhi lucidi.
Restiamo nella sfera nostalgica dei riferimenti classici: tra i momenti più emozionanti del film vi è quello in cui si rivede il Millenium Falcon. La stessa analoga emozione l’avevamo vissuta quando la nave comparve ne Il risveglio della Forza. Ve lo ricordate? Nel film Solo: A Star Wars Story, però, a sottolineare l’istante romantico c’è anche l’uso della musica: infatti fino a questo momento del film il tema musicale principale di John Williams ancora non si rivela. Come un riflesso pavloviano, all’ascolto delle note scatta la commozione.
E poi? E beh, poi c’è la Rotta di Kessel! Quella che si dovrebbe compiere in 20 parsec, ma che Han Solo compie in 12 parsec con il Falcon. Per questo paragrafo si può a buon titolo spendere l’aggettivo: mitico!
I personaggi
Il personaggio di Qi’ra è piuttosto importante, tanto che non si esclude di rivederlo in futuro. Per questa sua importanza l’attrice Emilia Clarke non risulta incisiva e convincente. Già ero tra quelli che affermano che anche nel Trono di Spade, il suo ruolo non è convincente. Qui ho trovato conferma.
Super espressivo, come sempre, Woody Harrelson. Voto alto anche per Donald Glover: molto aderente alle aspettative il suo personaggio di Lando Calrissian. Paul Bettany nel ruolo del cattivo è cosa buona e giusta. E Chewbecca? Chewbe ha 190 anni! Merita un premio alla carriera.
La regia
Se si era necessariamente prevenuti su Ehrenreich, lo si era anche su Ron Howard, ma in positivo. Ci si aspettava molto ed è stato molto, molto bene. Non mi dilungo. Sulla scia della prevedibilità, nel film ci sono inseguimenti (astronavi, mezzi volanti o semi-volanti in genere): a me han ricordato l’adrenalina sentita nel vedere il film dello stesso regista, Rush (2013).
C’è un dettaglio che mi è rimasto molto impresso e che mi ha gasato moltissimo: l’occhio del protagonista, inquadrato in primo piano, appena prima di compiere la manovra della vita. Soluzione che Ron Howard adotta in più di un’occasione. Effetti speciali: molti. Scene d’azione: roba da Mission: Impossible. Tutto scorre e non ci si annoia mai. Il ritmo è spesso serrato e rallenta solo quando vuole farci emozionare: e ci riesce bene, sempre. Ciò che (forse) è prevedibile, lo sarebbe (forse) stato con ogni altro regista.
Recensione: giudizio sul film
Il film mi è piaciuto moltissimo. E’ emozionante come Il Risveglio della Forza; non contiene criticità e non fa assumere volti a forma punto di domanda come Gli ultimi Jedi; lascia aperte diverse possibilità per nuovi e interessanti spin-off. Non raggiunge il livello complessivo di Rogue One, il quale ha una storia più densa, tragica ed epica. Voi l’avete visto? Cosa ne pensate? Non siete d’accordo? Scrivetelo nei commenti, in fondo.
Trailer del film
Solo: A Star Wars Story, breve riassunto della trama
Han è innamorato di Qi’ra. I due vivono sul pianeta Corellia, dove sopravvivono grazie a furti che compiono per Lady Proxima. Sognano un futuro lontano da lì; così organizzano un piano per scappare. Han riesce a fuggire ma è costretto ad abbandonare la ragazza. Finisce per arruolarsi nell’esercito imperiale: il suo obiettivo è diventare un pilota e tornare il prima possibile su Corellia per ritrovare Qi’ra.
Durante le azioni militari Han Solo si unisce alla squadra di Tobias Becket, un furfante che compie lavori sporchi per un sindacato criminale chiamato Alba Cremisi. Dopo qualche anno ritrova Qi’ra come luogotenente di Dryden Vos, un alto esponente del sindacato. Per salvarsi, Han dovrà svolgere un compito al limite dell’impossibile che ha che fare con il furto di un ingente quantitativo di coassio, prezioso combustibile su cui si basa l’economia della galassia. Nella sua avventura il protagonista conosce Chewbecca e il contrabbandiere Lando Calrissian. Grazie a quest’ultimo la squadra riesce ad ottenere un mezzo – il Millenium Falcon – per compiere l’impresa.