Finale dei Promessi Sposi: riassunto del capitolo 38
In questo articolo parliamo del finale dei Promessi Sposi. Il romanzo storico di Alessandro Manzoni termina con il capitolo XXXVIII. E’ ambientato nell’autunno 1631.
In questi attimi finali della narrazione vengono descritti gli avvenimenti che poi porteranno finalmente ad un lieto fine: i due protagonisti, Renzo e Lucia, finalmente convolano a nozze e iniziano la loro nuova vita insieme.
Approfondimento
Gli antefatti
Mentre Renzo ritorna al paese, Lucia rimane a Milano. Qui trascorre la quarantena che viene prescritta a tutti i malati di peste durante la guarigione. Viene a sapere delle vicende della monaca di Monza, della sua condanna e del successivo pentimento. Viene inoltre a sapere della morte di fra Cristoforo.
I luoghi descritti sono:
- Milano;
- il paesello natio dei promessi sposi;
- la zona di Bergamo.
Ormai siamo giunti alla fine: finalmente Don Abbondio celebra il matrimonio tra i due giovani, che vanno a vivere insieme ad Agnese, madre di Lucia, nel bergamasco.
Certamente non mancano le difficoltà di adattamento in un nuovo paese con nuove abitudini, soprattutto per Renzo che ha acquistato una filanda in società con Bortolo.
La vita dei due sposi però procede con serenità: essi avranno dei figli e resteranno sempre fedeli a Dio.
Spiegazione del capitolo XXXVIII
Prima del primo anniversario di matrimonio, i due sposi hanno avuto una bella bambina, Maria. Il nome è scelto da Renzo per adempiere alla promessa fatta.
Col tempo arriveranno molti altri figli, sia maschi che femmine, tutti cresciuti anche grazie alla presenza della nonna Agnese che li accompagnava sempre in giro.
Sono tutti ben educati e Renzo ha voluto che tutti imparassero a leggere e a scrivere, per non essere imbrogliati nella vita.
Cosa ha imparato Renzo alla fine dei Promessi Sposi
Il padre racconta loro tutte le sue avventure e gli insegnamenti che ha imparato da esse:
- non ficcarsi nelle rivolte,
- non unirsi a persone con la testa calda,
- stare lontano dai guai.
Egli, insomma, trae sempre un insegnamento da ciò che ha vissuto.
Lucia invece racconta loro che erano stati i guai a cercare lei.
I due spesso dibattevano su questa questione ed erano arrivati ad una conclusione: molto spesso i guai arrivano perché li abbiamo causati, ma purtroppo anche se ti comporti in maniera corretta essi arrivano lo stesso. E per affrontarli è importante avere fiducia in Dio.
Questa conclusione viene descritta dall’autore Alessandro Manzoni proprio perché sembra rappresentare perfettamente il «sugo di tutta la storia». E’ l’insegnamento che bisogna trarre dall’intera vicenda narrata.
Finale dei Promessi Sposi: commento e analisi
Non si può parlare di un vero e proprio idillio finale per questo romanzo storico; piuttosto bisogna utilizzare il termine lieto fine.
Renzo e Lucia hanno finalmente raggiunto una certa tranquillità e sicurezza economica ma hanno vissuto anche molte problematiche per arrivare al raggiungimento dei loro obiettivi. Ecco perché non si tratta di un idillio, cioè felicità senza alcun tipo di contrasti; perché gli sposi hanno attraversato molti contrattempi e difficoltà.
Su tutte c’è il fatto di essersi dovuti trasferire lontano dal loro paesello per ricominciare una nuova vita, in un luogo che non conoscono.
Sulla loro pelle e con grandi dolori hanno imparato che purtroppo la vita è piena di ostacoli e imprevisti, non sempre meritati.
Ciò che l’uomo può fare però è attraversare quella sofferenza e avvicinarsi maggiormente a Dio.
Manzoni non ha una concezione pessimistica. Vuole mostrare semplicemente che su tutti gli uomini regna la Divina provvidenza; è un Dio che consola i buoni e li premia, ma castiga i malvagi.
Il dolore è sempre inspiegabile ma per gli uomini c’è la fede. E la fede è l’unica vera salvezza.
La frase finale dei Promessi Sposi
Renzo, alla prima, rimase impicciato. Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benché trovata da povera gente, c’è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia.
La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta.