L’evoluzione economica e sociale della Cina
L’evoluzione economica e sociale della Cina è avvenuta nell’arco degli ultimi cento anni attraverso una rivoluzione, una guerra civile, diversi cambiamenti ideologici e uno sviluppo economico imprevedibile. Questi cambiamenti hanno trasformato una società feudale e classista in una nazione potente ed economicamente molto influente per le sorti dell’economia mondiale.
Approfondimento
Primo cambiamento: la rivoluzione e la guerra civile
La repubblica cinese, fondata dopo l’impero, fu un’idea politica pensata da Sun Yat-sen che però non la vide realizzata perché morì nel 1925, quattordici anni dopo l’inizio della rivoluzione, senza riuscire a conquistare la parte settentrionale del suo Paese dove imperavano i signori della morte. Fu il generale Chiang Kai-shek a proseguire nell’opera di Yat-sen contrastando sia i signori della morte che alcuni focolai fatti scoppiare da membri del Partito comunista cinese sorto nel 1921.
Un nuovo leader del Partito comunista, Mao Tse-tung, riorganizzò il Partito coinvolgendo i contadini, che all’epoca erano numerosissimi e che divennero la forza propulsiva e militare del Partito. A causa dei continui attacchi dei nazionalisti, i comunisti decisero di dare vita alla Lunga Marcia che si svolse fra il 1934 e il 1935 e che vide impegnati 100.000 uomini, la metà dei quali persero la vita durante i 10.000 chilometri che dovettero percorrere per raggiungere la vittoria.
Durante la Marcia Mao diventò sempre più influente, fino a raggiungere il vertice del Partito. La guerra civile, di cui la Lunga Marcia fu il simbolo, lacerò il Paese fino al 1937, quando entrambe le fazioni trovarono un accordo per contrastare l’invasione dell’esercito giapponese. Alla fine della guerra sino – giapponese e della Seconda guerra mondiale ricominciò la guerra civile, fino al 1° ottobre del 1949, quando venne proclamata la Repubblica Popolare Cinese il cui leader indiscusso fu Mao. L’esercito nazionalista era stato sconfitto e il suo leader Chiang Kai-shek si ritirò in esilio sull’isola di Taiwan.
Secondo cambiamento: verso il capitalismo
La Repubblica Popolare Cinese fu guidata da Mao fino all’anno della sua morte nel 1976. In politica interna Mao diede avvio al Grande balzo e alla Rivoluzione culturale. Il Grande balzo consistette nel tentativo di modernizzare il Paese spingendo milioni di persone a collettivizzare l’agricoltura e ad appoggiare la modernizzazione imposta dall’industria. Questo progetto incontrò notevoli ostacoli, causati dalla burocrazia e da esponenti interni al Partito che non condividevano le tesi di Mao.
Dagli anni ’50 il supporto tecnologico sovietico venne a mancare perché si concluse l’alleanza fra i due Paesi, inoltre i raccolti, a causa di una serie di carestie, non raggiunsero le aspettative quantitative che la pianificazione economica del Partito aveva preventivato. Per questo motivo i progetti di Mao fallirono. Le carestie causarono milioni di morti e Mao fu fortemente criticato per le sue teorie economiche, così decise di rispondere agli attacchi e alle trappole che i suoi oppositori gli stavano tendendo nel Partito e diede vita alla Rivoluzione culturale che si realizzò nel 1966.
Tale rivoluzione coinvolse milioni di giovani fanatici ed estremisti che avevano l’obiettivo di epurare il Partito e ritrovare quella purezza ideologica che doveva proteggere le idee del suo dittatore assoluto: Mao. Queste persone che attaccavano e umiliavano coloro che erano contro i principi del Partito si chiamarono Guardie rosse e furono potenti e temute anche dopo la morte di Mao fino a quando la nuova gestione del Partito Comunista riuscì a scioglierle.
Nel periodo della Rivoluzione culturale furono trascurate l’industria, la cultura e l’agricoltura creando una situazione di caos che il successore di Mao riuscì a risolvere fra molte difficoltà. In politica estera Mao ruppe con l’URSS alla fine degli anni ’50 portando la Cina in contrapposizione sia con gli USA che con l’Unione Sovietica. Negli anni ’70 però iniziò un disgelo con gli USA volto ad isolare l’URSS e far fiorire le relazioni economiche e commerciali con l’America.
Terzo cambiamento: il dopo Mao Tse-tung
Mao morì nel 1976 e, come era logico, ci fu una lotta all’interno del Partito comunista per decidere chi avrebbe dovuto sostituirlo e quale politica avrebbe dovuto attuare. Alla fine della lotta vinsero i modernizzatori che avevano in mente un cambiamento radicale della Cina. Il capo del movimento era Deng Xiaoping che divenne leader del Partito e decise di dare avvio ad alcuni cambiamenti che portarono la Cina, sempre sotto il controllo ferreo dello Stato, ad aprirsi al libero mercato.
Per fare questo decise di intervenire sulla riorganizzazione dell’agricoltura, sulla pianificazione industriale, permettendo maggiore libertà negli scambi commerciali, sulla difesa militare e infine decise di dare impulso alla scienza e alla tecnologia. Nell’ambito economico e in particolare nei settori agricolo e industriale fu incoraggiata la libertà di impresa che inevitabilmente comportava una maggiore apertura verso l’occidente e la creazione di partnership fra le aziende e la possibilità per la Cina di investire in altri Paesi e per le economie delle altre nazioni la possibilità di entrare nel mercato cinese.
Questo cambiamento verso l’esterno ha avuto molti vantaggi per l’economia cinese che ha potuto inglobare tecnologie, idee e attività economiche occidentali più all’avanguardia rispetto alle sue aziende. Ovviamente il progresso economico e gli scambi commerciali portano con sé anche nuove idee, cultura, diritti e differenze ideologiche provenienti dai Paesi con cui si commercia.
Malgrado le liberalizzazioni in campo economico il Partito comunista mantenne un rigido controllo sul Paese limitando notevolmente le libertà. Spesso però fu contrastato da movimenti, soprattutto studenteschi, che chiedevano maggiori libertà in campo politico. Il governo cinese si oppose e contrastò aspramente questi moti di libertà fino al 1989, quando le proteste raggiunsero un livello preoccupante e le immagini delle proteste furono diffuse in tutto il mondo.
Il partito comunista reagì con forza e provocò migliaia di morti, questa soppressione di vite umane fu ricordata con il nome di Piazza Tienamen dove si svolsero le manifestazioni. In seguito ci furono molte proteste e contrasti anche a livello internazionale per la violazione dei diritti umani da parte della Cina che però andava acquisendo sempre più potere in campo economico internazionale.
Il governo cinese ad esempio oggi detiene obbligazioni americane per molti milioni di dollari e la sua iniezione di liquidità ha permesso al governo americano di abbassare il deficit della sua bilancia commerciale. Quanto influente diventerà la Cina in futuro è materia di dibattito, sicuramente la crisi economica che ha iniziato ad opprimere i Paesi occidentali nel 2008 rende ancora più difficili le previsioni. Un dato di fatto è che i diritti umani stanno diventando un problema non trascurabile nelle relazioni sempre più strette fra Cina e l’Occidente.
La pena di morte, anche adesso è qualcosa di non pensabile… ingiusta, facile, e quanto mai vergognosa in tutto il rituale. La Cina esporta, sotto banco, anche marchi contraffatti da anni. La ricchezza acumulata è iniziata sulla pelle dell'occidente. Sarebbe lunghissimo quello che ci sarenbe ancora da dire …
Una volta Taiwan si chiamava Formosa, era Formosa quando io avevo dieci anni ed i perseguitati da Mao fuggivano verso lo stato di Chiang Kai Shek. Io, trovandomi in famiglia di facisti, tifavo pe Formosa e l'eroico capo che sapeva tenere testa alla grande Cina. Mao era il dio laico, interpretava qiuel bidogno umano del divino che hanno quelli che non professano una fede in qualche misterioso inconoscibile prodotto ontologico. Mao, come ogni buon comunista, era quello che suggeriva comandamenti a cui aderie a forza. I morti per condanne di tutti i generi, penso siano innumerabili, le nascite al femminile non so fino a quando furono soppresse.