Shirley Temple (opera di Salvador Dalì)
Tra i quadri più famosi di Salvador Dalí, troviamo l’opera “Shirley Temple”, una dedica ed un pensiero critico ad uno dei mostri sacri del cinema mondiale, la giovane bimba dai “Riccioli d’oro”, icona di un genere statunitense entrato nel cuore di intere generazioni, che nel dipinto viene rappresentata come una sfinge. L’opera è del 1939 e misura 75 × 100 cm; è conosciuta anche con il nome di “La sfinge di Barcellona”, “Shirley Temple, il più giovane mostro sacro del cinema”, o “Shirley Temple, il più giovane mostro sacro del cinema contemporaneo”.
Realizzata in pastello e collage su una carta realizzata dal pittore in piena visione surrealista. L’opera è esposta in Olanda, nel museo Boijmans van Beuningen, la principale galleria d’arte di Rotterdam.
Approfondimento
Shirley Temple: analisi
Con i suoi boccoli biondi, le fossette sulle gote, indice di un sorriso coinvolgente e un talento precoce, Shirley Temple viene rappresentata nel suo simbolico ottimismo che ha lasciato un segno indelebile nell’immaginario di un’America pervasa dalla Grande Depressione del 1929, ma non solo. Sembra incredibile come un sorriso contornato dall’ingenuo volto di una bimba, possa indurre un’intera nazione ad un profondo ottimismo nel futuro. Ma guardando il quadro di Dalì, la riflessione è più profonda. Si vive la trepidante attesa in una galleria di un cinema d’epoca con intrinseca la critica allo sfruttamento dell’immagine d’infanzia e d’innocenza. Difficilmente un’opera pittorica riesce a sintetizzare la voracità dello star system hollywoodiano, il simbolismo e la profonda umanità violata del personaggio interprete del quadro.
Shirley Temple: il quadro
Nell’opera è illustrata la testa dell’enfant prodige, Shirley Temple, tratta da una fotografia su una rivista, sopra al corpo di una leonessa rossa con seni evidenti e artigli bianchi con sopra la sua testa un pipistrello. Intorno alla leonessa-Shirley, giacciono scheletri umani e altre ossa, di fatto il risultato della sua ultima uccisione. In basso al dipinto c’è un’etichetta trompe-l’oeil che riporta la scritta: “Shirley! Finalmente in Technicolor”. Il dipinto rappresenta una critica alla sessualizzazione delle star bambine operata da Hollywood.
Esposizioni del quadro
Esposta per la prima volta ad un’esposizione tenutasi alla Julien Levy Gallery, New York, dal 21 marzo al 18 aprile 1939, venne successivamente riproposta nel 1983 al Palau Reial de Pedralbes di Barcellona, nel 1985 al Palais des Beaux Arts a Charleroi, e ancora a Barcellona nel 2004 al CaixaForum. Dal 1º giugno al 9 settembre 2007 è stata una delle circa cento opere di Dalí ad essere esposte al Tate Modern di Londra come parte della mostra “Dalí e i film“.