Georges Clemenceau, ritratto da Edouard Manet: analisi del quadro
Edouard Manet realizza, fra il 1879 e il 1880, un ritratto di Georges Clemenceau, primo ministro di Francia dal 1906 al 1909 e in seguito dal 1917 al 1920. Fu lui a rappresentare la Francia durante i trattati di Versailles che portarono, dopo la Prima guerra mondiale, ad un nuovo equilibrio europeo. Equilibrio tuttavia assai precario, considerato che dopo pochi anni scoppiò un secondo conflitto mondiale.
Il ritratto pare non piacesse a Clemenceau, che infatti lo definì apertamente un brutto ritratto che non lo rappresentava adeguatamente e che riteneva fosse un fatto positivo non averlo acquistato.
Infatti, il ritratto non venne acquistato nemmeno dalla famiglia e dagli eredi dell’uomo politico. Solo in seguito divenne parte della collezione del museo del Louvre (oggi il quadro è però conservato presso il Musée d’Orsay, sempre a Parigi).
Georges Clemenceau: analisi del ritratto
Al di là dell’aspro e tagliente giudizio di Clemenceau, si tratta di un dipinto interessante di Manet. Esso rappresenta bene la determinazione e la fierezza dell’uomo politico. Inoltre, anticipa di alcuni anni la tecnica pittorica del ritratto che verrà utilizzata nel XX secolo. E’, in effetti, un ritratto moderno sia per il tratto che per il colore utilizzato. Manca lo sfondo e il tratto pittorico è molto definito, sbrigativo, conciso, rapido ed essenziale. Tanto che proprio l’immediatezza visiva della figura dell’uomo politico, determina anche la sensazione visiva di osservare un uomo energico, impavido, sicuro di sé, ironico, pratico e distaccato.
Pare che Edouard Manet non abbia dipinto il soggetto dal vero, ma abbia dovuto utilizzare due foto di Clemenceau. Una foto che riprende l’intera figura dell’uomo, ed è conservata nell’archivio di famiglia, scattata dal fotografo Wilhem Benque; l’altra, invece, che inquadra solo il suo volto.
La tecnica pittorica è quella essenziale dei dipinti giapponesi. Nel quadro la forza espressiva dell’uomo sovrasta le tonalità del colore dell’abito. E dove tutto è essenziale, affinché la personalità di chi è ritratto appaia con tutte le sfumature del suo carattere.
La critica, in seguito, ha consacrato quest’opera di Manet come un dipinto in cui il pittore scompare, per lasciare tutta la forza espressiva del soggetto rappresentato.