L’ebreo in preghiera (opera di Chagall)

Una delle opere più rappresentative e più belle del pittore Marc Chagall è “L’ebreo in preghiera“(Il rabbino di Vitebsk) che risale al 1914. Si tratta di un dipinto a olio su tela, conservato al Museo d’arte Moderna a Cà Pesaro di Venezia.

L'ebreo in preghiera (Il rabbino di Vitebsk): opera di Marc Chagall del 1914
L’ebreo in preghiera (The Jew praying) • Chagall, 1914

L’ebreo in preghiera: breve storia e analisi

Durante questo periodo, Marc Chagall fa ritorno a Vitebsk, in Bielorussia, ma lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lo costringe a una più lunga permanenza, durante la quale dipinge soggetti che rappresentano la vita reale della cittadina e soprattutto i personaggi che sono legati alla religione ebraica. Il pittore ha realizzato la prima versione di quest’opera nella sua città natale, Vitebsk, ritraendo un vecchio cui aveva fatto indossare l’abito delle preghiere del padre; in seguito ne avrebbe fatte due repliche, una delle quali sarebbe stata esposta.

L’ebreo in preghiera: il quadro

Il dipinto è caratterizzato da incastri di superfici bianche e nere, e rappresenta un ebreo con l’abito della preghiera del mattino. Nell’ebreo in preghiera, il protagonista è abbigliato con i vestiti rituali che gli ebrei ortodossi sono soliti indossare durante la preghiera del mattino o mentre si recano alla volta della loro sinagoga. L’ebreo viene rappresentato durante il momento di preghiera con uno scialle bianco con le frange, sulla testa e sulle spalle, denominato tallit.

Nel dipinto sono ben visibili anche i tefillim, due piccoli astucci quadrati che gli ebrei usano portare durante la preghiera del mattino, chiamata Shachrit. L’espressione del rabbino è intensa e assorta, e cattura l’attenzione.

Chagall - Ebreo in preghiera: dettaglio delle mani
Un dettaglio del celebre quadro di Chagall

Ciò si nota grazie all’attenta distribuzione delle luci, che creano un’atmosfera di assoluta e solenne spiritualità. Nel dipinto, Chagall usa prettamente le cromie del bianco e del nero, servendosi di pochi altri colori. Inoltre il pittore è solito accentuare i contrasti tra le zone bianche e quelle più scure, mentre lo sfondo è caratterizzato dalla presenza di alcune semplificazioni geometriche che documentano la conoscenza delle opere suprematiste e costruttiviste.

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Stefano Moraschini

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