Autoritratto con sette dita (opera di Chagall)
“Autoritratto con sette dita” è un dipinto olio su tela realizzato tra il 1912 e il 1913 da Marc Chagall. Il quadro è attualmente conservato allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel seguente articolo andiamo a raccontare brevemente la genesi e la storia di questo quadro, insieme a un commento e a un’analisi dei simboli in esso contenuti.
Autoritratto con sette dita: analisi
In questo dipinto si può intravedere uno Chagall sicuramente influenzato, in modo particolare, da due importanti correnti che dominavano in quegli anni la scena artistica parigina: il Fauvismo e il Cubismo. Il suo stile è davvero inconfondibile. Da una parte, Chagall accantona le convenzioni e dà libero sfogo alla propria immaginazione; dall’altra, utilizza il colore per non raffigurare solo la realtà, ma in verità le emozioni. Ciò che rappresenta meglio questo periodo è sicuramente il dipinto “Autoritratto con sette dita”, caratterizzato da elementi cubistici che si fondono insieme con simboli che rievocano le vecchie favole russe ed il paesaggio nativo, creando un’atmosfera a tratti fantastica e poetica. Chagall utilizza alcuni principi relativi alla rigorosa costruzione degli spazi, pur senza rinunciare alla sua vena immaginativa.
Autoritratto con sette dita: il quadro
Nel quadro “Autoritratto con sette dita” l’artista viene ritratto nel proprio studio a mezzobusto mentre è intento nel suo lavoro di sempre. Chagall è raffigurato con una tavolozza di colori sulla mano destra mentre è intento nella realizzazione di un dipinto che presenta un paesaggio vitebskiano. L’autoritratto è toccato dalla mano sinistra del pittore, che presenta ben sette dita visibili anziché cinque.
Le sette dita si ispirano probabilmente ai sette giorni della creazione, facendo probabilmente riferimento alle origini ebraiche del pittore; oppure, secondo una probabile teoria enunciata dallo studioso Sándor Kuthy, raffigurare la mano sinistra del pittore con le sette dita dipende probabilmente da una tipica espressione: in yiddish, Mit alle zibn finger (“Con tutte le sette dita”), che sta ad indicare l’energia dell’artista accumulata al termine di un lavoro. Sullo sfondo, infine, si intravede una finestra. Da lì si può ammirare il panorama dei tetti parigini con la Tour Eiffel che spicca sovrana. Il nome della capitale francese (Parigi), insieme con quello della capitale italiana (Roma), si trovano nel quadro in caratteri ebraici.