La stanza di Van Gogh ad Arles
La stanza di Van Gogh ad Arles è stata dipinta da Vincent Van Gogh nel 1889. E’ un olio su tela di 57, 5 x 74 cm ed è attualmente esposto al museo d’Orsay di Parigi. Questo dipinto è il terzo realizzato dall’artista sulla propria stanza e, rispetto agli altri due, è più piccolo. L’opera è indicata anche con il titolo La stanza di Vincent ad Arles.
Il primo quadro dedicato a questo tema è conservato nel museo Van Gogh di Amsterdam, ma a causa di un successivo danneggiamento, l’artista ne realizzò altri due: quello che vediamo e un altro della stessa dimensione del primo e che attualmente è conservato nell’Art Institute di Chicago.
Approfondimento
La stanza di Van Gogh: analisi e descrizione dell’opera
Van Gogh, attraverso l’utilizzo dei colori, vuole esprimere la tranquillità della sua stanza. I toni cromatici costituiscono una sorta di percorso visivo, che descrive e unisce le singole parti della sua camera da letto. Le pareti lilla chiaro, il pavimento rosso slavato, le sedie e il letto giallo acceso, cuscini e lenzuolo verde chiaro, la coperta rossa, il catino azzurro e la finestra verde scuro, sono parti che si integrano per richiamare un unico stato d’animo e per ricordare la caducità della vita. La stanza, infatti, è vuota e ricorda la presenza-assenza dell’artista.
I diversi toni cromatici e l’utilizzo coraggioso e originale dei colori, servono per comunicare ciò che la stanza regala al pittore: tranquillità e riposo. Secondo quanto scrive Van Gogh al fratello Theo, la decisione di dipingere la sua stanza in questo modo, si rifà alle stampe giapponesi e al modo in cui gli orientali consideravano la loro stanza da letto.
Al di là di questa curiosa relazione con la cultura domestica giapponese, il quadro mostra un’abile combinazione di colori e superfici, che si integrano perfettamente controllando visivamente la prospettiva assolutamente instabile della stanza.
La ricerca della pace
Come per i suoi autoritratti anche il dipinto della sua stanza nella Casa Gialla di Arles fu oggetto di molte stesure. Forse perché il pittore era alla ricerca non di un quadro perfetto, bensì di una sorta di intimo desiderio di pace domestica. La sua stanza, infatti, ricorda proprio un luogo di pace e meditazione.
Possiamo notare, osservandolo, la vita privata dell’artista che ci mostra un luogo in cui si ritirava a riposare dopo aver passato un’intera giornata a dipingere per le vie, i campi e i luoghi più caratteristici della cittadina francese.
I due aspetti essenziali del dipinto
Il quadro si caratterizza per due aspetti principali.
- l’uso simbolico dei colori
- l’essenzialità del disegno
Quest’ultimo aspetto ricorda le stampe giapponesi tanto amate da Van Gogh. Anche l’impasto delle pennellate è più lieve rispetto ad atre opere del pittore olandese, dove la pennellata è più forte e intensa.
Vincent van Gogh ci mostra con delicatezza il luogo in cui riposa e lo fa con un certo amore per la stanza che lo ha accolto per molte settimane.
Perché il dipinto della stanza di Van Gogh ci affascina tanto?
Forse perché il pittore è un personaggio che ha superato il suo mito. La sua vita è stata un peregrinare nella sofferenza: così, osservare la stanza ordinata, con i dipinti alla parete, la brocca d’acqua, le salviette con cui asciugarsi il viso e le mani dopo una giornata di lavoro, ci mostrano una sorta di lieto fine nella vita tanto turbolenta dell’artista.
La sua vita è stata oggetto di studi e analisi; la vita di van Gogh travalica la sua arte.
E’ difficile spiegare il successo di un pittore dopo la sua morte, e soprattutto il successo infinito di Van Gogh, ma proprio questa contraddizione è insita nel suo destino: tanto sfortunato in vita e tanto fortunato dopo la morte. Ciò ci induce a cercare quei segni di tranquillità che solo raramente abbiamo visto nei suoi dipinti.
La stanza di Vincent ad Arles è uno di questi dipinti, dove lo stesso artista voleva che lo spettatore trovasse un momento di pace e tranquillità meditativa mentre osservava l’opera.
Le 3 versioni del quadro
La prima foto presentata all’inizio dell’articolo, mostra la versione conservata a Parigi, realizzata come N° 3.
Qui di seguito mostriamo le altre due versioni dell’opera.