Border – Creature di confine, recensione del film

Girato nel 2018, Border – Creature di confine è un film diretto e co-sceneggiato da Ali Abbasi, regista iraniano-svedese. La storia è tratta dal racconto Confine di John Ajvide Lindqvist (scrittore svedese di genere horror), risalente al 2005. Agli Oscar del 2019 ha rappresentato la Svezia nella categoria per il Miglior film in lingua straniera, senza tuttavia entrare nei candidati finali alla vittoria del premio.

Border - Creature di confine: film recensione commento
Immagine tratta dalla locandina del film

Border – Creature di confine, trailer del film

Il trailer ufficiale in italiano del film

Border – Creature di confine, trama del film

Alla dogana di Stoccolma si può notare una donna – almeno così sembra – con una divisa da doganiera e un volto severo, massiccio, pronunciato. E’ Tina il cui lavoro è quello di fiutare la paura e più in generale le emozioni dei passeggeri che sbarcano con i loro bagagli.

Lei è infallibile. I suoi colleghi la osservano mentre riesce ad individuare coloro che hanno materiale illecito nascosto ovunque. La sua dote nascosta è quella di fiutare le emozioni e i cambiamenti che producono nelle persone: paura, odio, dolore, colpa, finzione, finta indifferenza, violenza.

Sono tutti stati d’animo o atteggiamenti che Tina riesce ad individuare a colpo sicuro. Lei è soddisfatta del suo lavoro ma un po’ meno della sua vita: vive con uno spiantato che alleva cani in un bosco fuori Stoccolma.

Tina ama la natura che le sviluppa istinti che non riesce a definire. Fino a quando non incontra Vore: un essere massiccio come lei e che sembra la sua fotocopia. I due si piacciono e si inseguono in un gioco di scoperte sensazionali che porterà Tina a prendere coscienza della sua natura.

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Recensione e commento

Border è un film stupefacente. E’ da vedere. Mentre la protagonista scopre se stessa e la sua incredibile natura, chi li osserva, seguendo una trama ben congeniata, non può non domandarsi quali sono i confini delle differenze e quanto assurda sia la divisione o la contrapposizione delle diversità.

Sono molti gli scopi del film: ogni spettatore individuerà quelli che preferisce, ma sicuramente siamo di fronte ad un piccolo gioiello di recitazione e di regia.

La diversità o la mostruosità, come un mezzo per mostrare qualcosa di bello, ha precedenti infiniti; in questo caso l’autore non ci vuole mostrare qualcosa di bello ma solo la magnifica realizzazione di se stessi e l’incredibile energia e forza che proviene dalla consapevolezza di aver trovato la propria strada e la propria realizzazione.

Se ti senti diversa è perché sei migliore di loro.

(Vore)

Questa consapevolezza si sviluppa mentre cresce nella protagonista il bisogno di comprendere perché Vore sia così attraente per lei e soprattutto così indecifrabile. Perché ciò che non capiamo, a volte, risulta essere il primo elemento per una comprensione più vasta e interessante.

Pertanto comprendersi, cercarsi, accettarsi è non badare alle conseguenze di questo affascinante percorso, fino a quando non si fa male agli altri. In questo Tina dimostra molta più saggezza e sensibilità di Vore che cade nell’errore di odiare coloro che lo hanno emarginato.

Voto: 8 / 10

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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