Achille Lauro: breve storia del sequestro della nave
Sono passati oltre 30 anni dal sequestro della nave Achille Lauro, avvenuto il 7 ottobre 1985. Fu allora che quattro terroristi palestinesi sequestrarono la nave da crociera italiana, per poi liberare gli ostaggi due giorni dopo, il 9 ottobre.
Approfondimento
Il sequestro dell’Achille Lauro
Il sequestro avvenne al largo delle coste egiziane. A bordo della nave c’erano 400 persone, gli altri passeggeri si trovavano a terra per un’escursione. Intorno alle 13 del 7 ottobre, i terroristi armati prendono il controllo dell’Achille Lauro: durante il processo dichiararono che in realtà volevano compiere un attentato nel porto israeliano di Ashdod, una delle tappe della nave, ma essendo stati scoperti, decisero di eseguire il sequestro. In cambio, i quattro terroristi, dichiaratisi appartenenti all’Olp, chiesero subito la liberazione di 52 palestinesi detenuti in Israele. In verità, i terroristi appartenevano al Fronte per la liberazione della Palestina, gruppo radicale all’interno dell’Olp, che si opponeva alla linea di Yasser Arafat, che negò ogni responsabilità.
La liberazione degli ostaggi
È così che il governo italiano (Bettino Craxi) con il ministro degli Esteri (Giulio Andreotti) decise di chiedere la collaborazione del presidente palestinese. Una mossa che permise, grazie all’invio di due mediatori da parte di Arafat, di liberare gli ostaggi: i dirottatori, infatti, si consegnarono alle autorità egiziane. Da quel momento, l’Achille Lauro si diresse a Port Said, attraccando il 10 ottobre 1985.
La reazione degli Stati Uniti
La fine del sequestro non fu senza conseguenze, dal momento che si apprese che i terroristi avevano ucciso Leon Klinghoffer, un ebreo e cittadino americano, disabile, che era stato ucciso e buttato in mare. Così gli Stati Uniti decisero di reagire: quando l’aereo egiziano con a bordo i terroristi decollò per recarsi a Tunisi, scattò l’azione degli Stati Uniti che intercettando l’aereo, lo fecero atterrare nella base Nato di Sigonella, dopo che il presidente, Ronald Reagan, ottenne il permesso all’atterraggio da Craxi. Da qui, la rivendicazione di gestire la situazione da parte del governo italiano, che non permise agli Stati Uniti di prelevare i terroristi e i mediatori dell’Olp: così l’aereo venne circondato dai militari italiani, impedendo agli americani di avvicinarsi.
L’arresto dei terroristi
I terroristi vennero arrestati dagli italiani, e fu negata a Reagan la consegna dei dirottatori per farli processare in America: Craxi rispose infatti che i quattro erano colpevoli di reati commessi in acque internazionali ma su una nave italiana e, di conseguenza, la competenza era della magistratura italiana. Da qui i terroristi furono portati in carcere, a Siracusa, poi processati e condannati. Tra i mediatori, venne condannato in contumacia come mandante dell’azione Abu Abbas, che prima venne liberato in quanto ancora identificato come mediatore. Successivamente rifugiatosi in Iraq, fu poi catturato nel 2003 dagli americani e morì in carcere l’anno successivo.