La strage di Bologna del 2 agosto 1980
Approfondimento
La strage di Bologna
Alle 10,25 del 2 agosto 1980 avviene un atto terroristico che non ha precedenti per la giovane democrazia italiana. Una bomba dalla devastante capacità offensiva esplode nella sala d’attesa di seconda classe della stazione di Bologna. La bomba era stata collocata sopra ad un tavolo vicino al muro ovest del locale, un muro portante che esplodendo causò maggiori danni a causa dell’onda d’urto. Il bilancio delle vittime è impressionante: 85 morti e 200 feriti.
Dopo l’iniziale shock che non permette subito di capire le cause dell’esplosione (subito si parlò infatti di un incidente tecnico che aveva fatto esplodere una delle caldaie della stazione), i servizi ospedalieri e di sicurezza della città si attivarono per effettuare i primi soccorsi.
Molti cittadini parteciparono al recupero dei corpi e alla prima assistenza dei feriti. Le ambulanze e le auto di polizia e carabinieri non erano sufficienti per il trasporto dei feriti, per cui furono impiegati anche autobus delle linee cittadine oltre a taxi, auto dei vigili e dei carabinieri e anche auto private.
La città
La zona della stazione fu completamente bloccata e le auto parcheggiate rimosse con velocità, in un clima organizzativo preciso e guidato dalla volontà a fare di tutto per aiutare chi ne aveva bisogno. Nei giorni successivi ci furono molte manifestazioni a sostegno della città e contro gli attentatori, ancora anonimi, e contro gli uomini politici e rappresentanti dello Stato che venivano in città.
All’epoca il presidente della Repubblica era Sandro Pertini che lo stesso giorno dell’attentato arrivò a Bologna in elicottero: l’unico ad essere accolto dai cittadini con rispetto. Il presidente del consiglio era Francesco Cossiga che negli anni ha dato diverse versioni sulle cause dell’attentato.
Inizialmente, infatti, il governo dichiarò che la causa dell’esplosione doveva essere attribuita a un incidente fortuito, in seguito, però, dopo le prime indagini dei carabinieri e della polizia, fu chiaro che si era trattato di un evento doloso causato da un esplosivo in uso soprattutto ad organizzazioni paramilitari. Le ipotesi si diressero verso strutture terroristiche di stampo fascista.
Tuttavia negli anni Cossiga smentì questa ipotesi dicendo di essere stato mal informato e diede diverse versioni, la più famosa delle quali fu che si trattava di una bomba trasportata da un terrorista palestinese e che esplose per errore in stazione mentre l’uomo stava aspettando un altro treno.
Le ipotesi e le contro ipotesi sull’attentato costellarono tutti gli anni delle indagini e anche dopo la sentenza che dichiarò colpevoli del massacro gli esponenti dei NAR e neofascisti Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, capi delle strutture combattenti fasciste e compagni di vita.
Entrambi si sono sempre dichiarati innocenti, benché abbiano confessato diversi omicidi e stiano scontando l’ergastolo si sono sempre rifiutati di accettare la versione della magistratura.
Non furono i soli coinvolti nel processo e condannati, ci furono, infatti, anche altri esponenti di destra e uomini dei servizi segreti militari, come Francesco Pazienza del SISMI ed anche il capo della Loggia P2 Licio Gelli, che vennero accusati di aver depistato le indagini. Ma la tesi principale ha sempre visto coinvolti soprattutto loro due.
Il clima politico dell’epoca
Il clima politico dell’epoca era molto complesso e il rapporto fra i servizi segreti, le forze di polizia, la politica e la magistratura ha costruito un groviglio di indagini complesse e non sempre definitive.
L’Italia in quegli anni si trovava a dover sostenere la politica estera americana in difesa di Israele ma contemporaneamente aveva preso accordi con i Palestinesi affinché, per evitare ritorsioni terroristiche, sul suolo della Penisola potessero transitare armi da e verso l’Europa.
Il fatto quindi che potesse esserci un terrorista palestinese in transito non era del tutto incoerente. Tuttavia per avallare questa tesi non ci furono mai prove certe ma solo alcune evidenze come ad esempio la presenza in città, il giorno della strage, del terrorista Thomas Kram, legato al gruppo diretto dal famigerato Carlos.
La tesi dell’incidente
L’incidente, però, non è una tesi del tutto abbandonata. Recentemente, infatti, la procura di Bologna ha aperto un’indagine contro Kram e Christa Margot Frohlich anche lei del gruppo di Carlos seguendo così la pista palestinese.
Carlos stesso in una recente intervista ha accusato CIA e Mossad dell’attentato al fine di punire l’Italia per il cosiddetto “Lodo Moro”: un accordo segreto stipulato con Arafat per permettere il transito di terroristi palestinesi su suolo italiano in cambio di immunità da attentati contro le nostre città.
Per molti le cause della strage sono ancora ignote e, malgrado spesso si sia parlato più volte anche del coinvolgimento diretto dei nostri Servizi Segreti, le ombre e gli omissis sono purtroppo ancora troppi.