Il teatro nel Medioevo
Con il crollo dell’Impero Romano scompare l’edificio teatrale: nel Medioevo, infatti, non c’è una struttura ad hoc per le attività legate allo spettacolo, al contrario di quanto accade nel teatro greco e nel teatro romano. Scompare la scaena frons e il palcoscenico, che si trovano invece nel teatro romano.
Nel Medioevo lo spazio avvolge lo spettatore, facendo nascere un nuovo rapporto tra chi agisce sulla scena e lo spettatore. Proprio per la mancanza di una struttura teatrale, lo spettacolo si svolge in luoghi pubblici, come la chiesa, la piazza e la strada o in luoghi privati quali oratori, sale aristocratiche. Con l’avvento del Cristianesimo, ciò che rappresentava la sfera teatrale diventa luogo di peccato; proprio per questo motivo i teatri vengono abbandonati o utilizzati come dimore private. Scompare, insomma, quell’idea raffinata e complessa del teatro del mondo classico: Eschilo, Sofocle ed Euripide, condannati perché non cristiani, mentre il teatro romano veniva considerato fonte di peccato. Nel corso del regno di re Teodorico vengono ripristinati i ludi, recuperati i vecchi edifici e vengono incentivate gare come, ad esempio, la corsa con i carri. Con il dominio longobardo invece vengono ripristinati i giochi equestri, le false battaglie, i tornei e le giostre tipiche del periodo feudale.
Approfondimento
Il giullare
È fondamentale nel periodo medievale la figura del giullare. Il giullare rappresenta un essere “multiplo” che racchiude in sé l’attore, il poeta, il saltimbanco, l’intrattenitore di corte, il buffone di piazza, il musico, il cantore di gesta, il maestro di danze. Incarna insomma la vecchia figura dell’attore tardo-romano. I giullari, nomadi e viaggiatori, vengono chiamati anche hystriones, saltatores, mimi, joculatores. Indossavano costumi attillati, che mettevano in evidenza le parti del corpo: ciò provocava la condanna della chiesa, che ne traeva motivo di scandalo e di vergogna. Il tempo teatrale diventa quello della festa civica o religiosa o privata. Il loro luogo per gli spettacoli diventano le feste private, le corti davanti alle tavole imbandite. C’è una teatralità diffusa, legata appunto all’insieme di persone che si dedicano allo spettacolo. Questi sono i mimi, gli istrioni, i giocolieri, i musici, i danzatori, i poeti. Costretti a vagare e a vivere in povertà, quindi vengono associati a mendicanti e malviventi.
Il Carnevale
Il Carnevale diventa l’ambito tipico del giullare. Si insinua così la cultura carnevalesca che convive con la tradizione ecclesiastica, che tenta di ostacolare l’ingresso del giullare nella sua sfera. Le manifestazioni carnevalesche particolarmente seguite dalla gente sono le Libertates decembris, chiamate anche feste degli innocenti o dei folli o dei fanciulli, e la Cornomannia. In Oriente è molto diffuso lo spettacolo bizantino fatto di una spettacolarità diffusa, di teatri e arene. Con Giustiniano, le città di Bisanzio e Alessandria pullulavano di spettacoli e giochi, in particolare all’Ippodromo, una grande arena di 500 metri che ospitava circa trentamila persone, restava aperto tutto il giorno con un programma ricco sia di mattina sia di pomeriggio, fatto di corse di carri, giocolieri, acrobati e mimi. Gli spettacoli erano offerti gratuitamente al popolo.
La Chiesa e il teatro nel Medioevo
Protagonisti dei teatri erano i mimi con commedie buffonesche, con scenette oscene, danzatrici e giocolieri. Attività spettacolare bizantina che era mal vista dalla chiesa, che attuò una totale condanna nei confronti del teatro e dello spettacolo proprio nei territori dell’Impero Romano d’Occidente. Per cui vigeva il divieto assoluto di dare spazi di culto al teatro e di assistere altresì a manifestazioni teatrali considerate corruttrici. Le rappresentazioni vengono considerate lo strumento degli imperatori romani, pagani, per il controllo del potere, spettacolo fatto di scene violente e di forte impatto emozionale. Si fa strada un autore che lotta contro lo spettacolo e il teatro come forma di intrattenimento ed è Tertulliano, con il testo De spectaculis (II sec.d.C.).
Si dovrà attendere il V e il VI secolo prima che le cose comincino a cambiare. Si inizia infatti, in questo periodo, a intravedere le prime manifestazioni di accettazione e di accoglienza dello spettacolo dentro le chiese. Mentre nel XII secolo si afferma il dramma liturgico e vengono riconosciute feste che già si svolgevano nelle chiese, quali, ad esempio, la festa degli Innocenti, la festività del Corpus Domini. Il luogo dove si svolge un’azione teatrale, un episodio di dramma sacro, è chiamato locus, mansion o house. Varia la sua forma: un altare, un trono, il monte del Calvario, il Paradiso, ha infatti sempre un significato simbolico. Le rappresentazioni hanno più luoghi deputati nella storia e il luogo utilizzato per il racconto vede coinvolgere il pubblico attorno. Gli attori recitano dentro o sopra il luogo deputato e anche nella zona adiacente. La chiesa inizia ad ammettere la presenza del giullare nei luoghi sacri, purché sotto il controllo degli ecclesiastici. A recitare dentro le chiese, in un primo momento, sono i monaci o gli ecclesiastici, più tardi saranno ammessi anche i laici appartenenti a confraternite o comunità attorno alle chiese.
Il Quem queritis
La prima forma di cerimonia liturgica è il Quem queritis che risale al 930 e che viene rappresentata all’interno del monastero benedettino di Fleury ad opera dell’abate Oddone di Cluny. Parola che in lingua latina significa “Chi cercate?”. Si tratta di un dialogo cantato tra le Marie (Maria e Maria Maddalena) e l’angelo al sepolcro di Gesù Cristo. Da qui nascono una serie di dialoghi religiosi che danno il via alle forme di spettacolarità all’interno del luogo religioso. I monaci, più che recitare, cantano in gregoriano e lingua latina.
Il dramma liturgico
Il dramma liturgico rappresenta un prodotto elitario e studiato per la comunità ecclesiastica: ciò significa che non esiste un pubblico. La scena si svolge in uno spazio all’interno della chiesa annessa al monastero e vengono utilizzati elementi fondamentali della chiesa quali l’altare, la cripta, il coro, il ciborio, l’atrio e il portale. Tutti luoghi che diventano deputati all’azione scenica. L’altare è rivolto ad est, ad est nasce il Sole, quindi l’altare assume il significato di nascita spirituale, la nascita di Cristo, la rivoluzione cristiana. Posto di fronte all’altare c’è l’atrio e il portale d’ingresso della chiesa, luogo da cui l’uomo entra ancora carico dei suoi peccati; da qui il significato attribuito all’atrio e al portale d’ingresso che rappresentano l’inferno, il luogo terreno, il luogo dei peccatori. Ne consegue che il tragitto che l’uomo compie per raggiungere l’altare è quello che gli permette di lavarsi dei suoi peccati per rinascere a nuova vita.
Esisteva la tribuna per l’imperatore, posta sopra il portale d’ingresso, da dove poteva seguire la messa ma anche la rappresentazione del dramma liturgico. Sempre ad est, è orientato l’altare maggiore, sopra la cripta. Altare che simboleggia la grotta sacra dove avvenne la nascita di Gesù. E ancora: il luogo della cripta dove venne sepolto Cristo. Lo spettacolo assume presto significato come strumento di cristianizzazione del popolo di Dio. Bisogna attendere il XII (1100) e il XIII (1200) secolo per avvertire grandi cambiamenti e nuove forme di rito-spettacolo. Adesso lo spettacolo fa parte di un progetto educativo per un nuovo pubblico che è composto di fedeli, non più solo uomini di chiesa. Il luogo dove si diffonde il dramma liturgico è la cattedrale, la drammaturgia assume toni più commossi e realistici, mentre gli attori sono sempre i chierici; anche lo spazio è maggiore e viene organizzato attraverso luoghi deputati. Tra i drammi liturgici ricordiamo: Peregrinus ed Annunciazione.
Nel 1300 si diffonde il dramma sacro in lingua volgare. In Italia nasce il Movimento dei Disciplinati, che è organizzato in confraternite dedite alla penitenza e alla preghiera. Nei laudari, i libri che raccolgono notizie, si definiscono questi spettacoli come forme di devozione e di presentazione del sentimento cristiano. I maggiori centri di diffusione sono Perugia, Assisi e Orvieto. A Firenze, nel 1400, viene rappresentata la Sacra Rappresentazione, organizzata da scuole di fanciulli. In Europa si diffondono le rappresentazioni religiose. Così in Inghilterra esiste il miracle plays, in Spagna gli autos e in Italia la festa del Corpus Christi, che viene istituita da papa Urbano IV nel 1264 e ufficializzata nel 1311. Si tratta di una grande processione che coinvolgeva tutta la città, dalle autorità ecclesiastiche a quelle civiche, con uno spettacolo all’aperto che attraverso la teatralizzazione dell’esposizione del corpo di Cristo, dimostrava la forza e l’importanza del sacrificio di Cristo per salvare l’uomo. Festa che si realizzava nella piazza principale della città o a tappe lungo i luoghi della città.
Ad occuparsi di questi grandi eventi spettacolari ci sono le confraternite o corporazioni, composte da uomini laici, mentre il clero rimane fondamentale nella fase di controllo e di autorizzazione dei permessi per gli spazi. In Inghilterra c’è il fenomeno dei morality plays: si tratta di rappresentazioni nate come forme contrapposte tra personaggi allegorici, il bene e il male, la vita e la morte, il vizio e la virtù. In Italia, invece, nasce la Lauda drammatica, un testo in versi che viene cantato e non recitato. Si dovrà attendere il 1500 per avere una vera recitazione dei testi, quando si avranno anche le prime manifestazioni di teatro comico. È una rappresentazione statica e essenziale, che si basa sul gesto e sul canto. Vengono impiegate anche macchine per voli angelici o ascensioni al cielo. È nel primo Quattrocento che vengono utilizzati gli ingegni, macchine sceniche presenti nei drammi liturgici fiorentini.