Stefano Ferri è un crossdresser: “Indosso sempre e solo abiti da donna”
Oltre ad essere noto per le sue competenze nelle pubbliche relazioni, il 55enne Stefano Ferri è anche uno scrittore “crossdresser”. Cosa significa? Che indossa abitualmente abiti da donna. “Io funziono solo così, è una questione di identità, non di esibizionismo”, ha dichiarato l’autore milanese, pr e consulente turistico, in una recente intervista in cui si è presentato con vestito corto e scarpe con il tacco.
“Apparteniamo tutti a una razza sola, quella umana. Siamo tutti persone e questo è il principio cardine di ogni solidarietà“, ha detto.
Durante il primo lockdown del 2020 ha scritto un libro, dal titolo “Crossdresser. Stefano e Stefania, le due parti di me” (Mursia editore).
Nel volume Stefano racconta la sua storia fin da quando, all’età di nove anni, ha sentito il bisogno di vestire indumenti femminili.
“Era la metà degli Anni 90 quando la mia parte femminile ha scoperto il modo di integrarsi. Ci ho però messo 14 anni per trasformarmi dall’uomo in blazer blu a quello che sono ora. Dal 1995 al 2002 ho progressivamente effemminato il mio guardaroba maschile, ispirandomi molto alla moda dell’epoca che proponeva uomini dall’aspetto androgino. In realtà andavo in giro in modo più improponibile di oggi, con giacche broccate e damascate, camicie in organza, pantaloni a zampa in raso nero. Li indossavo pensando: “Tanto sono da uomo”. Era il mio schermo di sicurezza inconscio”.
“Era una società diversa, allora. Mi censurai, ma penso che non c’è nulla di più attraente di ciò che uno si proibisce da solo”, ha dichiarato Stefano, che ha invitato il giornalista a trascorrere con lui la mattinata, tra Piazza del Duomo e dintorni.
Stefano, che è sposato da tanti anni con sua moglie, ha una figlia adolescente e si dichiara eterosessuale. “Mia moglie non ha accettato subito la mia identità complessa. Cominciammo una terapia di coppia per evitare il divorzio: andammo al consultorio, e una psicoterapeuta indirizzò mia moglie da una psicologa e me da una psichiatra. Cominciai ad andarci con il dubbio di essere malato.
Ma la psichiatra, con la sua psicoterapia, mi ha portato a capirmi. Non posso biasimare mia moglie. Ho cominciato ad avvertire attrazione verso gli abiti femminili a 9 anni e mi sono affrettato a negarla per vergogna, ho indossato il primo abito femminile a 36: ci ho messo 27 anni a capirmi. Come potevo pensare che mia moglie ci riuscisse subito? Ci ha messo 10 anni. Ora dico soltanto 10. E io credo che quei dieci anni siano stati la sua grandiosa dichiarazione d’amore”.
“Ognuno di noi ha un’identità e, se non fa male agli altri, deve trovarla e viverla. Altrimenti diventa un problema. Il mio mix di maschile e femminile è legittimo, non danneggia nessuno. Cogliere il proprio essere è un dovere, non un diritto, altrimenti ci si reprime, e le persone represse diventano pericolose perché, prima o poi, cercano vendetta. Prima di trovare me stesso, avevo uno sguardo aggressivo e mi chiudevo a riccio. In me si percepiva il malessere di chi ha paura. Oggi Stefano Ferri è un uomo sereno che stringe la mano con un sorriso. Quello che era il mio problema è stato risolto”. E’ questo il messaggio che quest’uomo, intelligente e ironico, vuole trasmettere agli altri. Riuscendoci perfettamente.