Sono forte (ma so anche scrivere): il libro e la vera storia di Astrid Lindgren
Il libro “Sono forte (ma so anche scrivere)” racconta la vera storia di Astrid Lindgren. Ella non è stata solo l’autrice di Pippi Calzelunghe, ma è stata anche una donna coraggiosa che malgrado la situazione economica e sociale in cui ha vissuto una parte della sua vita è riuscita a lottare per i diritti delle donne e degli animali. La vita di Astrid è raccontata in un romanzo pubblicato da Salani. L’autrice Susanne Lieder ci mostra un ritratto inaspettato della scrittrice svedese.
Approfondimento
Il ritratto di una donna coraggiosa
Al di là della genesi di uno dei romanzi per ragazzi più famoso della storia della letteratura, la Lieder in “Sono forte (ma so anche scrivere)” racconta come Astrid fosse una donna coraggiosa e avanti con i tempi.
Nata in un contesto difficile ha dovuto lasciare il primo figlio in affido fino a quando non ha trovato un impiego precario che le ha permesso di ritrovare il figlio e di portarlo a casa con sé.
Da sola negli anni trenta del ‘900 in una Svezia omologata e chiusa a qualsiasi cambiamento, Astrid Lindgren affronta la maternità senza l’aiuto di nessuno, lontano dalla sua famiglia d’origine e solo con la forza del suo talento.
Negli anni riuscirà a trovare una stabilità famigliare ma continuerà a lottare per i diritti delle donne, dell’infanzia e degli animali.
Pippi Calzelunghe è un personaggio nato per caso.
Nacque durante la malattia della sua seconda figlia, quando la bambina inchiodata a letto le chiede di raccontarle una storia con protagonista Pippi.
Da quel momento il romanzo prende corpo attraverso molte storie fino a raggiungere la pubblicazione e un successo inaspettato.
Ma la figura di Astrid si stacca da quella del suo personaggio e nel romanzo della Lieder diventa lei stessa un’eroina e un punto di riferimento per l’emancipazione femminile.
Dati del libro
Titolo: Sono forte (ma so anche scrivere). La vera storia di Astrid Lindgren
Autrice: Susanne Lieder
Editore: Salani
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Incipit
Stoccolma, inverno 1929
Astrid rabbrividì. Aveva freddo e si strinse ancora di più nel cappotto di lana.
Che tempo inclemente! Il cielo era tutto nuvole grigie, basse e pesanti sulla città. Le case di Stoccolma parevano nascondercisi sotto. Gli alberi spogli del Vasapark, dove camminavano Astrid e suo figlio Lasse, luccicavano di umidità.
Tutti ad aspettare con ansia la neve, ma quell’anno, probabilmente, niente bianco Natale.
Lasse, tre anni, trotterellava imbronciato accanto a lei, il berretto calato sul viso. «Quando arriviamo?»
«Ancora un minuto, pochi passi e ci siamo. Visto che brutto tempo?»
Lui alzò la testa e la guardò stupito, come se non avesse capito la domanda.
«Se domani migliora, potremmo andare al parco» proseguì lei mentre attraversavano la strada, mantenendo salda la stretta sulla mano di lui. Era terrorizzata al pensiero che si liberasse e le scappasse via. Al posto di Lasse lei avrebbe fatto proprio così. Chissà come si sentiva! L’avevano strappato alla sua routine, alla sua vita, e buttato in una nuova. Senza chiedergli niente. Non c’era altro modo, non c’era altra scelta, ma questo lui non poteva capirlo.
Astrid non aveva nemmeno tentato di spiegarglielo.
Invece gli si era accosciata davanti e aveva detto: «Adesso devi venire con me, Lasse».
«E dove?» aveva chiesto lui, i grandi occhi azzurri e ansiosi fissi su di lei.
«A Stoccolma».
«Ma io voglio restare qui». La sua voce era stata un sussurro. «Con mamma mia».
Le si era stretto il cuore. Sono io la tua mamma, Lasse.