Siddartha, riassunto
Uno dei romanzi più famosi dello scrittore Hermann Hesse è Siddartha: fu pubblicato nel 1922. Non ottenne un successo immediato che invece arrivò solamente dopo il conferimento del premio Nobel all’autore, nel 1946.
Il romanzo Siddartha ha segnato la vita di moltissimi adolescenti che cercano la strada della felicità. Ha venduto milioni di copie nel mondo, anche intorno agli anni ’70, momento in cui venne riscoperto. In Italia è stato tradotto da Massimo Mila mentre era tenuto prigioniero dai fascisti, e fu pubblicato per la prima volta nel 1945 presso l’editore Frassinelli.
Siddartha è di un romanzo di formazione, che racconta la storia del protagonista dall’infanzia fino alla vecchiaia e mescola insieme epica e lirica, creando, alla lettura, un mix unico e particolare.
Protagonista è proprio Siddartha, giovane ragazzo indiano che cerca la sua strada. Assunto come modello da tutti i giovani perché rispecchia le insicurezze tipiche di quell’età, Siddartha inizia un vero e proprio viaggio insieme al suo miglior amico Govinda. I due decidono di andare a vivere con i Samana, i pensatori, un gruppo di persone che si identificano in tutto quello che vedono.
Dopo un po’ di tempo trascorso con queste persone, i due decidono di andare a visitare Buddha Gautama. Govinda decide di aggregarsi a questa setta di monaci, mentre Siddartha rimane solo. Incontra una ragazza che si chiama Kamala e per la prima volta conosce il sentimento dell’amore, anche carnale. Ma si sente come sporco e peccatore pertanto la abbandona. La donna resta però incinta e partorirà un bambino che chiamerà come il padre. Il libro lascia però intendere che i tre si incontreranno ancora.
Siddartha prosegue così il suo viaggio ma si sente impuro per aver convissuto con una donna. Sta pensando addirittura al suicidio ma in quel momento incontra di nuovo Govinda, che non lo riconosce e lo aiuta pensando di aiutare uno sconosciuto. L’incontro tra i due è davvero toccante ed essi si salutano sperando di rivedersi ancora. Siddartha ritrova il senso della sua vita sulle sponde del fiume dove si stava per uccidere, grazie all’incontro con un uomo che vive proprio lì, Vasuveda. L’uomo gli fa capire quanto sia importante sentire il richiamo della natura.
Siddartha incontra di nuovo Kamala, che è stata morsa da un serpente, in compagnia di suo figlio. Il piccolo piange e lui lo riconosce. Ormai per la donna non c’è più nulla da fare e Siddartha dovrà sobbarcarsi il peso di crescere un bambino da solo. Il bambino cresce, diventando un giovane impertinente e poco educato. Decide di lasciare il padre ed intraprendere la sua strada. Siddartha è distrutto dal dolore, ma lo placa a poco a poco cercando la saggezza e la pace interiore.
Finale di Siddartha
Nell’ultimo capitolo incontra di nuovo l’amico Govinda: i due , ormai vecchi e sapienti, si raccontano le loro vite. Siddartha però termina il romanzo con un monologo molto toccante sulla sua filosofia di vita.
Soltanto alla fine della sua vita il protagonista troverà la liberazione, che consiste nell’accettazione dell’esistenza del peccato e nel non giudicare mai.
Si tratta di un libro particolare e carico di significato morale, ambientato in una delle terre più magiche del mondo: l’India. Ogni persona ha realmente qualcosa da imparare leggendo questo romanzo.