San Giorgio II (opera di Kandinsky)

È innegabile che la forza emotiva di Vasilij Kandinsky tragga origini nella libertà delle forme astratte, ma non solo: una forza che si esprime anche tra realtà e astrazione. Troviamo nel suo lavoro una certa continuità nella presenza e nello sviluppo di alcuni temi. Tra questi, c’è il cavaliere che rappresenta e affascina Kandinsky sin dalla sua infanzia. Ciò si riscontra già nella prima parte della sua pittura e poi dopo la nascita dell’astrattismo. Si tratta di un’iconografia del cavaliere ricchissima (come quella della celebre opera Cavaliere Azzurro), tra cui c’è la figura di San Giorgio II, ovvero il santo cavaliere che uccide il drago, come narrato dalla Legenda Aurea.

San Giorgio II (Kandinsky)
San Giorgio II, quadro di Kandinsky (1911)

La figura del cavaliere

Il cavaliere è un’ancora di salvezza, messaggero di una nuova era in cui il bene trionfa sul male. La figura del cavaliere inoltre assume un doppio significato, non rilegandosi solo nella figura dell’eroe romantico: essa diventa simbolo della missione dell’artista, una lotta contro le convenzioni artistiche per far valere la libertà dell’arte astratta. “Come tutti i bambini, mi piaceva enormemente cavalcare. Per accontentarmi, il nostro cocchiere mi foggiava a guisa di cavallo bastoni sottili da cui ritagliava strisce di corteccia a spirale (…)” diceva l’artista.

E ancora: “Quando mia zia giocava insieme a me con i cavallini, avevamo entrambi una preferenza spiccata per un cavallo color Isabella macchiato di ocra e con una criniera gialla chiara. Seguivamo un severo regolamento che ci dava a turno il diritto di farlo correre, una volta con il suo fantino e una volta con il mio. Ancora oggi la mia passione per i cavalli di quel pelame non è scemata e provo sempre lo stesso piacere a vederne uno che ritorna tutti gli anni nelle vie di Monaco. Compare quando si cominci a innaffiare le strade. Sveglia il sole che vi è in me… E’ immortale. Lo conosco da quindici anni e non diventa mai vecchio. E’ una delle prime impressioni, la più intensa da quando mi sono fermato a Monaco. Me ne stavo a seguirlo con lo sguardo e una promessa inconscia ma piena di sole vibrava nel mio cuore. Trasformava il cavallino di piombo della mia infanzia in una creatura viva, collegando così Monaco con i miei primi anni di vita.”

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San Giorgio II: analisi del quadro

In “San Giorgio II“, il cavaliere è rappresentato come “il messaggero della nuova era in cui il bene trionfa sul male, il rinnovamento sulla tradizione, lo spiritualismo sul materialismo“. Si tratta di un olio su tela di centimetri 107 x 95, realizzato nel 1911 e conservato al museo di Stato Russo a San Pietroburgo.

San Giorgio è il santo della Cappadocia che riesce a liberare la principessa uccidendo un drago molto feroce. Nella sua rappresentazione, Kandinsky gli conferisce significati spirituali e religiosi. È composto da una enorme linea diagonale gialla, che raffigura appunto la lancia del santo che va ad conficcarsi nelle fauci del drago, di cui si vede anche la cresta.

Una mescolanza di colori chiari e scuri sviluppano il dipinto, colori caldi e freddi, conferendogli un gioco di dissonanza:

La dissonanza pittorica e musicale di oggi non è altro che la consonanza di domani

spiegava l’artista. Ma ciò rende il dipinto in perfetta armonia: è quello su cui puntava appunto Kandinsky, utilizzando forme e colori.

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Serena Marotta

Serena Marotta è nata a Palermo il 25 marzo 1976. "Ciao, Ibtisam! Il caso Ilaria Alpi" è il suo primo libro. È giornalista pubblicista, laureata in Giornalismo. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia e con La Repubblica, ha curato vari uffici stampa, tra cui quello di una casa editrice, di due associazioni, una di salute e l'altra di musica, scrive per diversi quotidiani online ed è direttore responsabile del giornale online radiooff.org. Appassionata di canto e di fotografia, è innamorata della sua città: Palermo.

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