Passare un brutto quarto d’ora: da dove viene il modo di dire?
Continua la nostra ricerca di modi di dire curiosi che sono entrati nel linguaggio comune e che servono a definire diverse situazioni della vita di tutti i giorni. Tra questi, ce n’è uno che ha suscitato particolarmente il mio interesse, e che risale al 1500. Il modo di dire completo, ormai desueto, è “passare il quarto d’ora di Rabelais”, mentre quello più diffuso è semplicemente “passare un brutto quarto d’ora”.
Le origini del modo di dire
L’origine del detto va ricercata in una avventura capitata appunto a Rabelais, noto scrittore francese della prima metà del Cinquecento. Si narra infatti che l’artista, trovandosi in un momento di crisi economica, alloggiò in una camera d’albergo di Lione senza però avere i soldi per pagare.
Quando si accorse che l’albergatore aveva dei sospetti al riguardo, decise di ricorrere ad un furbo espediente.
Nella sua camera d’albergo finse di dimenticare alcuni involucri di carta con la scritta “Veleno per la Regina”, “Veleno per il Re”; in tal modo chi fosse entrato avrebbe pensato che lui fosse un pericoloso criminale, che mirava ad avvelenare la Corte reale.
Al ritorno dalla sua passeggiata, in albergo trovò infatti la polizia pronta ad arrestarlo su denuncia dell’albergatore per sospetto regicidio. François Rabelais fu quindi condotto a Parigi sotto scorta, come un vero criminale.
Il suo piano era riuscito perfettamente: lo scrittore era un grande amico del Re Francesco I, ed infatti a lui raccontò l’episodio suscitandone la ilarità.
La trovata fu certamente geniale, ma il trasferimento da Lione a Parigi non fu certo una passeggiata, anzi!
Da qui il significato di “passare un brutto quarto d’ora”, inteso come un periodo breve ma spiacevole che poi fortunatamente si conclude o si risolve nella maniera migliore.
Chi era François Rabelais
Chi era Francois Rabelais, lo scrittore francese protagonista del racconto da cui trae origine il detto? Nato nel 1494 e morto a Parigi nel 1553, è considerato uno degli esponenti di spicco del Rinascimento francese ed un grande umanista. Rabelais viene ricordato soprattutto per due opere: “Pantagruel” (1532) e “Gargantua” (1534).
In aperta contrapposizione con le tematiche e la linguistica “aulica”, lo scrittore sceglie argomenti legati alla vita di tutti i giorni, esprimendosi con modi di dire vivaci e diversi dal solito. Per scrivere i suoi testi, Rabelais si ispira ai canti popolari tradizionali. Per fare un esempio, l’opera “Pantagruel” narra di due giganti che non sono crudeli, ma bonaccioni, e vengono rappresentati come due personaggi al limite del ridicolo.
Le opere di Francois Rabelais sono ricche di humour e situazioni spesso paradossali. L’episodio da cui trae origine il detto “passare il quarto d’ora di Rabelais” è una di queste.
Rabelais è di sicuro uno scrittore pittoresco, che riesce a divertire i lettori e a renderli partecipi di ciò che racconta. Sugli elementi religiosi trovati nelle sue opere gli studiosi hanno aperto un vivace dibattito storiografico, che si inserisce in uno più ampio, riguardante in generale le rappresentazioni di quell’epoca.