L’Operazione Quercia: la liberazione di Mussolini
Operazione Quercia è il nome in codice del progetto di liberazione di Mussolini da parte dei nazisti. Venne messa in atto il 12 settembre 1943; protagonisti attivi furono i paracadutisti tedeschi. Ma andiamo con ordine.
Benito Mussolini venne arrestato, per ordine del re Vittorio Emanuele III, il 25 luglio 1943, dopo che aveva comunicato al sovrano l’esito del Gran Consiglio del Fascismo che si era tenuto la notte prima. Il Consiglio, con 19 voti a favore, 8 contrari e un astenuto, aveva pronunciato la destituzione da ogni potere e funzione statale del Duce.
Dopo l’arresto, Mussolini fu trasferito sull’isola di Ponza e il re nominò Presidente del Consiglio dei Ministri il maresciallo Pietro Badoglio. Dopo l’isola di Ponza, il Duce venne portato sull’isola della Maddalena e da lì, il 26 agosto, venne definitivamente trasportato sul Gran Sasso in Abruzzo, nella località di Campo Imperatore, dove rimase fino alla sua liberazione.
Questi spostamenti furono ordinati dal Governo di Badoglio che era, probabilmente, a conoscenza dell’intenzione del Führer di liberare Mussolini. Subito dopo l’arresto del Duce, Hitler decise che avrebbe fatto liberare l’amico alleato e che, una volta trasferito in Germania, lo avrebbe aiutato a riprendere il potere in Italia.
Il progetto venne codificato sotto il nome di: Operazione Quercia, in tedesco Fall Eiche.
Già verso la fine di luglio, infatti, Hitler convocò il generale dell’aviazione Student per ordinagli di organizzare la liberazione di Mussolini.
Il piano prevedeva l’utilizzo di alcuni reparti dei paracadutisti comandati dal maggiore Harold Mors e il supporto dei servizi segreti militari coordinati da Herbert Kappler e dal capitano delle SS Otto Skorzeny. I servizi scoprirono rapidamente che Mussolini era detenuto sull’isola della Maddalena e in breve organizzarono il piano per liberarlo. Improvvisamente, il Duce venne trasferito sul Gran Sasso ed è probabile che il trasferimento sia avvenuto perché il governo italiano era stato informato che La Maddalena non era più un luogo segreto.
Tuttavia, i tedeschi non impiegarono molto tempo per scoprire il nuovo rifugio del Duce e, grazie alle intercettazioni, vennero a conoscenza anche del dispiegamento di forze che era stato mandato a proteggerlo. Un dispiegamento, comunque, non particolarmente nutrito e questo, in seguito, ha fatto supporre agli storici che Mussolini sia stato messo di proposito senza una scorta adeguata, affinché i tedeschi lo portassero via, forse in cambio della promessa di non svolgere alcuna rappresagli contro il governo.
Scoperta la nuova ubicazione, gli uomini del maggiore Mors elaborarono subito un piano d’attacco. Vennero organizzate due azioni, una dal cielo e una da terra. Mors, infatti, pianificò un attacco con alianti che avrebbe dovuto svolgersi di notte e uno da terra per bloccare qualsiasi accesso dall’Aquila verso il Gran Sasso.
La scorta di protezione al Duce, formata da 73 uomini, 43 carabinieri e 30 poliziotti, non costituiva un grande problema; la vera preoccupazione per Mors era causata dagli eventuali rinforzi che dall’Aquila avrebbero potuto confluire rapidamente a Campo Imperatore. Il generale Student approvò il piano.
Il 12 settembre 1943 gli uomini di Mors occuparono la funivia che porta a campo Imperatore, mentre gli alianti atterravano vicino all’albergo. Mussolini venne liberato poco dopo, la resistenza italiana fu quasi nulla.
Non ci furono vittime e mentre Skorzeny comunicava a Mussolini di essere lì per liberarlo per volontà di Hitler. L’Operazione Quercia si compiva: il Duce usciva dalla stanza che lo aveva ospitato per più di un mese, con la consapevolezza di essere non più prigioniero degli italiani ma di essere – e forse era peggio – sotto la pesante influenza dei tedeschi.