Melania Rea. L’omicidio e la sua storia
Era uscita di casa per fare una gita con il marito e la figlioletta, ma non sarebbe più tornata: Carmela Melania Rea, 29 anni, è stata uccisa a coltellate. È il 18 aprile del 2011. La donna si trovava sul Colle San Marco di Ascoli Piceno con il marito, Salvatore Parolisi, 30 anni, caporalmaggiore del Rav Piceno, e la figlia Vittoria di 18 mesi.
Approfondimento
L’omicidio
Vediamo come sono andate le cose. Melania ha bisogno di andare in bagno, così si allontana dai due per andare in uno chalet: “Il Cacciatore”. Nessuno, tuttavia, l’ha mai vista entrare. La donna scomparirà nel nulla.
Sarà il marito a lanciare l’allarme dopo venti minuti, non vedendola tornare. Da qui le ricerche. Il corpo senza vita di Melania sarà ritrovato due giorni dopo in un bosco di Ripe di Civitella, nel teramano. A segnalare l’accaduto sarà una telefonata anonima, che riceverà la polizia intorno alle 15.00.Telefonata che sarà fatta da una cabina telefonica pubblica e che non sarà rintracciabile. Arrivano i soccorsi.
A circa 18 chilometri di distanza da Colle San Marco, giace il corpo di Melania Rea: ha ferite di arma da taglio e una siringa conficcata sul corpo. L’autopsia rivelerà che la donna è stata uccisa con 35 coltellate. Sul corpo non ci sono segni di violenza sessuale né di strangolamento. Dopo tre mesi dall’omicidio le indagini convergeranno in un unico colpevole: il marito di Melania, Salvatore Parolisi.
L’arresto di Parolisi
È il 19 luglio 2011, quando il caporalmaggiore dell’esercito viene arrestato. L’inchiesta passa a Teramo per competenza territoriale. Un mese dopo, il 2 agosto, il gip confermerà l’arresto di Parolisi, che è sospettato di aver assassinato la moglie.
Da quel momento non vede più la figlia che, nel frattempo, viene affidata ai genitori di Melania. Il 27 febbraio 2012 inizia il processo, che si conclude con la condanna all’ergastolo di Salvatore Parolisi il 26 ottobre 2012. Il caporalmaggiore continuerà a dire di essere innocente.
La sentenza di condanna
Quando viene depositata dal gup di Teramo Marina Tommolini la sentenza di condanna, emergono delle novità sul movente dell’omicidio. È il 2 gennaio 2013. Secondo il magistrato, Parolisi avrebbe ucciso Melania per un rapporto sessuale negato, e non per le relazioni extraconiugali dell’uomo con la soldatessa Ludovica Perrone come si pensava in un primo momento.
Melania Rea avrebbe rifiutato la proposta del marito di fare l’amore con lei e per questo motivo l’uomo avrebbe estratto il coltello che aveva in tasca, colpendola 35 volte. Nella sentenza si parla anche del rapporto intrapreso tra Parolisi e la soldatessa. In particolare i due si sarebbero scambiati 5.395 chiamate e 4.012 sms. Da qui la ricostruzione del tempo della loro relazione: due anni.