Nudi Blu (serie di opere di Matisse)
Forbici e ritagli di carta, furono gli strumenti di lavoro utilizzati alla fine del 1940 da Henri Matisse, che introdusse una nuova forma d’arte: “cut-out“. L’artista riuscì a creare delle opere magnifiche tagliando fogli in differenti forme. Dalle forme organiche a quelle geometriche, per poi realizzare vivaci composizioni. All’inizio, si trattò di composizioni dalle dimensioni modeste, ma poi diventarono murali o camera size. Matisse realizzò una serie di lavori chiamata “Nudi Blu“.
La serie di Nudi Blu
Con la serie di “Nudi Blu” di Matisse si concretizza l’esempio di questa nuova arte del pittore francese: le opere mostrano sempre una donna nuda ripresa in più posizioni, su sfondo chiaro e corpo blu. Si tratta di straordinarie silhouette ritmate, essenziali, astratte. Sono composizioni decorative, chiamate appunto “papier découpés”, a un colore, nel caso dei “Nudi blu“, che vengono ritagliate e incollate sopra dei cartoncini leggeri, contornate da sottili margini bianchi.
Rappresentano un inno alla vita i collage dell’artista, creati in età matura, usando proprio le forbici in sostituzione del pennello. Matisse non si arrese alla sua malattia, al declino fisico. Si ingegnò creando opere magnifiche, brillanti, di grandi dimensioni.
Il pittore sosteneva che un vero artista “non dovrebbe essere mai prigioniero di se stesso, della sua reputazione, del suo stile o del suo successo”. Una lezione che ha lasciato il segno nel mondo dell’arte, e non solo.
In questa serie di “Nudi blu“, l’artista creò con le forbici la sagoma esteriore della donna. Ne scolpì anche i contorni all’interno della figura. Vi è assenza di prospettiva, le forme sono semplificate, assenza di chiaroscuro. C’è esaltazione del colore. Tutto ciò che caratterizza appunto il pensiero artistico fauvista.
La seconda vita di Matisse
Quando Matisse si dedicò ai ritagli, i medici gli avevano diagnosticato un cancro e, per questo, fu sottoposto ad un delicato intervento. Lui pensava che non ce l’avrebbe fatta. Rimase su una sedia a rotelle, ma iniziò per lui una seconda vita. Così si dedicò a questo nuovo linguaggio visivo: un modo per “scolpire” il colore con i ritagli di carta. Li realizzò tra il 1943 e il 1947, raccogliendoli nel volume “Jazz”, un libro in 20 tavole conservato al Centre Pompidou.
Opere che manifestano il ritrovato interesse dell’artista francese per la figura.
“… Ciò che perseguo sopra ogni cosa, è l’espressione… L’espressione per me, non risiede nella passione che apparirà improvvisa su un volto o che si affermerà con un movimento violento. È tutta la disposizione del mio quadro: il posto che occupano i corpi, i vuoti che sono intorno ad essi, le proporzioni, tutto ciò ha la sua importanza. La composizione è l’arte di sistemare in modo decorativo i diversi elementi di cui la pittura dispone per esprimere i propri sentimenti… Un’opera comporta un’armonia d’insieme: qualsiasi particolare superfluo prenderebbe, nello spirito dello spettatore, il posto di un particolare essenziale. La composizione, che deve puntare all’espressione, si modifica con la superficie da coprire”
così insegna l’artista.
Uomo determinato, creativo, pur ridotto su una sedia a rotelle non si arrese. Matisse si dedicò per gli ultimi diciassette anni di vita a comporre i découpages. Si fece aiutare dagli assistenti e dipinse a tempera i fogli di carta nella ricerca di trovare colori precisi. Poi estrasse da questi le forme. Così aprì un mondo nuovo, un nuovo filone dell’arte visiva. Alla base dei “Nudi blu” c’è tanto lavoro: le sagome sono state studiate, disegnate tanto, sperimentate.
Un altro celebre cut-out di Matisse, successivo ai Nudi blu, è L’Escargot, opera datata 1953.