Caprichos (Capricci), opera di Goya
“Los Caprichos” (I capricci), è una serie di 80 tavole realizzata dal maestro spagnolo Francisco Goya nel 1799. Sono pensieri stravaganti che creano immagini di fantasia, caratterizzate da una satira pungente, che puntano a descrivere tutti i mali, i pregiudizi, gli inganni, nonché le menzogne della società spagnola di quell’epoca. Ad aprire la serie dei Capricci c’è l’esaltazione della ragione, con l’Autoritratto.
Le tavole di Goya sottolineano le caratteristiche di ogni classe: da quelle più povere alla chiesa, dalla nobiltà alla famiglia reale. Le tavole di Goya suscitano scandalo. Molti infatti vi si riconoscono, dopo la pubblicazione, tanto che interviene la Santa Inquisizione, che reputa le stampe blasfeme e scandalose.
Grazie a un ordine formale rilasciato dal re Carlo IV di Spagna, Goya viene risparmiato dall’Inquisizione. L’artista ha realizzato le tavole “Los Caprichos” utilizzando la tecnica dell’acquatinta e dell’acquaforte. Nelle sue incisioni Goya è spietato, crudele e – in alcune – è anche vicino al surrealismo.
L’uomo rappresentato da Goya non è mai limitato in un paesaggio monotono, ma è un uomo difforme, umano o sovrumano, che viene animato dalle passioni eroiche e agitato al contempo dalla superstizione.
Los Caprichos: tre tavole famose
Tra le 80 tavole che compongono la serie dei Capricci, di seguito ne analizziamo tre, quelle più rappresentative:
- Anche il nonno (Hasta su abuelo, Tavola N.39)
- E’ che non si può (Tu que no puedes, Tavola N.42)
- Il sonno della ragione genera mostri (El sueño de la razón produce monstruos, Tavola N.43)
Nella prima incisione, dal titolo “Hasta su abuelo“ (Anche il nonno), Francisco Goya ritrae i privilegiati, criticando i membri reputati inutili. E’ una nobiltà che è riuscita ad ottenere la sua posizione di privilegio non per merito personale, ma per eredità.
Nella seconda, “Tu que no puedes“ (Non si può), Goya analizza in maniera brutale e critica umoristica l’ingiustizia della società di classe. In pratica ritrae i lavoratori che sostengono con i propri dolori i gruppi privilegiati (chiesa e nobiltà). Questi ultimi sono ritratti come parassiti incompetenti, ovvero come degli asini. Mentre i lavoratori sono ritratti come persone che sostengono gli animali.
Nella terza, forse la più celebre, “El sueño de la razón produce monstruos” (Il sonno della ragione genera mostri), l’artista ritrae un uomo colto nella sua disperazione. Egli indica la ragione, un uomo che sogna il cambiamento sociale e politico. Sulla testa del personaggio, che sogna un futuro migliore, volano uccelli spettrali. La scena rappresenta probabilmente lo stesso Goya, mentre è addormentato. Attorno a lui oltre agli uccelli prendono forma volti ghignanti e felini diabolici.
E’ possibile vedere le immagini delle 80 tavole sul sito della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, di Madrid.
La storia
Ci sono tre manoscritti che spiegano l’opera. Tra questi, c’è quello conservato al Museo del Prado, reputato autografo di Goya. Esso esprime un parere sul ruolo dell’arte, a differenza degli altri due, tra cui un manoscritto custodito nella Biblioteca Nacional de España, che danno un’interpretazione più scabrosa.
È il 6 febbraio 1799 quando, sul “Diario di Madrid” viene pubblicato un annuncio pubblicitario in cui viene comunicata la vendita di una “Raccolta di stampe su temi capricciosi, inventate e incise all’acquaforte da Don Francisco Goya“. Sarà lo stesso artista ad interrompere la pubblicità a causa del clamore sfavorevole.
Così, nel 1803 ritirati gli album dal commercio, il pittore decide di donare le copie rimaste e le lastre al re.