Little Bighorn: la battaglia, la storia e i protagonisti
La battaglia di Little Bighorn è un tragico episodio della storia dell’Ottocento statunitense. In particolare, fu un sanguinoso scontro fra i nativi americani delle tribù dei Lakota Sioux, con gli Cheyenne e gli Arapaho in alleanza, e il settimo reggimento della Cavalleria dell’esercito degli Stati Uniti d’America.
Lo scontro avvenne il 25 giugno 1876, vicino al torrente di Little Bighorn, nel Montana. In cinque ore di movimenti strategici sul campo di battaglia e soli 25 minuti di fuoco, persero la vita oltre 200 soldati statunitensi segnando la più storica vittoria – seppure successivamente pagata a carissimo prezzo – dei nativi americani.
Approfondimento
La Guerra di Nuvola Rossa
Fra il 1866 e il 1868 i colonialisti bianchi invasero le terre abitate dai nativi indiani in Dakota del Sud, nelle Black Hills e nella Contea di Powder River. I Sioux ebbero la meglio aggiudicandosi il pieno dominio su questi territori.
Nel 1868 il Secondo trattato di Fort Laramie definì i confini della Riserva Sioux, area che andò sotto la tutela degli Stati Uniti. Parti degli stati di Wyoming, Montana, Nord Dakota e Nebraska, però, furono dichiarati territori “non ceduti” ovvero zone né appartenenti alla riserva indiana né sotto la sovranità degli Usa.
Tre anni prima dello scontro
Nel 1873, poi, i lavori per la ferrovia Northern Pacific toccarono i territori non ceduti generando la Guerra delle Black Hills. L’anno dopo, quando nelle Black Hills ovvero nella riserva Sioux fu scoperta la presenza di giacimenti di oro, numerosi cercatori invasero il territorio. L’esercito Usa intervenne da una parte per cacciare i cercatori, dall’altra per avviare una trattativa coi Sioux. In particolare, lo Stato mise sul piatto 6 Milioni di dollari (corrispondenti ad oltre 120 milioni odierni) per comprare o affittare l’area interessata dai bacini aurei. L’accordo non andò in porto.
Nel 1875, quando le Black Hills contavano circa 15mila cercatori in azione, la tensione salì e gli Stati Uniti lanciarono un ultimatum: tutti i nativi americani dei territori non ceduti avrebbero dovuto riparare nella Grande riserva Sioux entro il gennaio del 1876; in caso contrario sarebbero stati giudicati “ostili”. Più di una campagna accerchiò i nativi americani, con gravi perdite da entrambe le parti.
E’ storica la disfatta Usa nella Battaglia di Little Bighorn. Precedente a questo evento si ricorda anche la battaglia di Sand Creek.
Toro Seduto contro il generale Custer
5 ore di strategia, 25 minuti di fuoco
La battaglia di Little Bighorn vide l’esercito statunitense giungere nell’area dell’omonimo torrente, nel Montana, in quattro colonne:
- il generale George Armstrong Custer con cinque squadroni (211 uomini);
- il generale Frederick Benteen con tre squadroni (115 uomini);
- il comandante Marcus Albert Reno con tre squadroni (141 uomini);
- l’ufficiale Thomas Mower McDougall con 128 uomini per scortare le salmerie.
Le truppe giunsero sul luogo il 25 giugno del 1876, alle 12. Fu Reno, alle 15, a dare l’assalto, ovvero le prima carica, mentre Custer aspettava sulle colline. Ciò che Reno si trovò davanti fu un numero molto al di sopra di quanto atteso.
Agli stimati 500/800 guerrieri Sioux, infatti, si erano intanto aggiunti i “nomadi invernali” che pure si aspettavano. Tuttavia, la Cavalleria si vide parare davanti numerosi “nomadi estivi” che si erano aggiunti per cacciare nei territori “non concessi” come credevano fosse loro diritto.
Tra i protagonisti della storica battaglia si ricorda il condottiero Sioux Toro Seduto.
Gli “ostili”, fuori dalla Riserva, ad attendere le forze statunitensi erano, a quel punto, alcune migliaia. Alle 17 Custer intervenne coi suoi, dando il via a circa 25 minuti di fuoco in cui caddero 268 americani e fra i 30 e i 300 nativi (mai stimati con precisione).
Le conseguenze della battaglia di Little Bighorn
Gli americani impiegarono tre giorni per fare la conta dei caduti e raccogliere i corpi da seppellire sotto la bandiera a stelle e strisce. In breve tempo, nella Grande riserva i Lakota furono costretti a consegnare armi e cavalli. Furono, inoltre, interdetti dalla caccia in tutti i territori non ceduti.
Nell’arco di tre mesi, al termine del mese di ottobre 1876, tutti i nativi americani rientrarono nelle riserve. Nel tempo furono battuti non tanto con armi e combattimenti, ma con privazioni di mezzi di sussistenza in una politica che molto ricorda gli “embargo” di storia politica moderna.
I territori non ceduti e l’area delle Black Hills andarono agli Stati Uniti.
I massimi esponenti delle tribù protagoniste di questi scontri subirono lo stesso triste destino. Cavallo Pazzo si arrese il 5 settembre del 1877 e fu ucciso a seguire.
Toro Seduto si rifugiò inizialmente in Canada. Dopo qualche anno si arrese e tornò alla riserva di Standing Rock, fra Sud e Nord Dakota. Fu ucciso da un poliziotto in uno scontro il 5 dicembre del 1890.