Moviola negli eventi sportivi. Dal tennis al calcio e le possibili polemiche
La “moviola“, termine cinematografico che indica una particolare tecnica di montaggio dei film, è ormai da quarant’anni una parola associata allo sport. E alle polemiche che purtroppo spesso provoca.
Molti anni fa, durante il torneo di tennis femminile WTA che si teneva a Palermo al Country Time Club e che seguivo per il Giornale di Sicilia, ebbi la fortuna e il privilegio di intervistare Eva Asderaki. Un nome che certamente dice nulla a chi non segue il tennis, ma che invece dice tantissimo agli appassionati. La giovane e spigliata ragazza greca è infatti da anni uno dei giudici di sedia più apprezzati del circuito di tennis professionistico. E’ un arbitro cosiddetto “gold badge”, il livello più alto. Lo dimostra la sua designazione per la finale femminile del torneo di Wimbledon 2017 tra Garbine Muguruza e Venus Williams.
Alla Asderaki feci una domanda che mi frullava in testa da molto tempo, e che da cronista sportivo non potevo non fare: “l’introduzione nel tennis del cosiddetto Occhio di Falco, ha sminuito il vostro ruolo di arbitri?”
Approfondimento
La moviola nel tennis
L’”Hawk Eye” – Occhio di Falco appunto – è il nome convenzionalmente assegnato alla tecnologia con cui nel tennis si può stabilire con estrema precisione se una palla è finita dentro o fuori dal campo. Si utilizzano delle telecamere opportunamente posizionate ai bordi del terreno di gioco e un software di conversione grafica.
Ogni giocatore ha a disposizione un certo numero di chiamate dette “challenge” (tre per ogni set, più una di bonus in caso di tie-break) che può invocare se ritiene che il giudice di linea o il giudice di sedia abbiano sbagliato una chiamata su una palla dubbia. Se la chiamata dimostra che il giudice ha commesso un errore, il giocatore conserva il “challenge”, altrimenti lo perde. Una moviola semplice e geniale.
La domanda era motivata dall’eco delle polemiche roventi che riecheggiavano dai campi di calcio, e dalla levata di scudi della classe arbitrale internazionale, che riteneva allora l’adozione della cosiddetta “moviola in campo” di difficile attuazione in uno sport senza pause di gioco e anche una indebita intrusione nella loro sovranità.
La risposta della Asderaki fu netta e inequivocabile. Non solo non considerava affatto “invadente” l’introduzione della tecnologia, ma anzi mi spiegò come l’Occhio di Falco avesse giovato a tutto il movimento tennistico. Tennisti, giudici di linea, arbitri e anche il pubblico erano molto più tranquilli, sapendo che il rischio che un errore umano e in perfetta buona fede potesse decidere una intera partita non c’era più.
L’instant replay nel calcio
L’autorevole parere dell’arbitro greco era peraltro già avallato da quanto accadeva e accade da anni in sport importanti come il rugby, il basket e il football americano, dove l’introduzione della moviola in campo aiuta concretamente (e soprattutto serenamente) i direttori di gara nel loro lavoro.
Dopo infinite discussioni ed altrettante polemiche, anche il calcio sta finalmente “piegandosi” all’aiuto della tecnologia, stretto d’assedio, più che dalle pressioni interne, proprio dai risultati concreti e convincenti che sono arrivati dagli altri sport. Insomma, se è dimostrato che altrove la moviola funziona, non ci si può più esimere dal provarla anche nello sport più popolare al mondo. Solo che – particolare non trascurabile – il calcio è un po’ meno lineare del tennis. Le situazioni di gioco sono più complesse e il campo molto più esteso. Occorreva dunque operare su più fronti.
I gol fantasma
L’urgenza più importante era quella legata alla decisione gol/non gol. A partire dal 1966 e dalla famosa finale mondiale tra Inghilterra e Germania decisa da un “gol fantasma” dell’inglese Hurst (le immagini dimostrarono chiaramente che la palla non aveva sorpassato la linea!), fino al gol valido ma non visto del milanista Muntari durante una sfida di campionato contro la Juventus nel 2012, la decisione di assegnare o meno una segnatura dubbia era l’incubo di ogni terna arbitrale.
Il primo passo importante è stata quindi l’introduzione della cosiddetta “Goal Line Technology”, un sistema di sensori piazzati sui pali e sulla traversa e collegati ad un dispositivo elettronico posto al polso dell’arbitro: se la palla è totalmente dentro la linea il dispositivo emette un suono, e il gol viene assegnato senza alcun dubbio. La moviola cominciava finalmente a spostarsi dagli studi televisivi ai campi.
Restavano però altre situazioni di gioco altrettanto delicate e di difficile valutazione, come il fuorigioco, l’assegnazione di un calcio di rigore o i falli da espulsione, e anche qui l’ausilio della moviola poteva essere decisivo. Non è un mistero per nessuno infatti che durante la finale del mondiale 2006 che vide l’Italia trionfare sulla Francia, la testata a Materazzi che costò l’espulsione a Zidane sfuggì all’arbitro argentino Elizondo, ma non al quarto uomo. E soprattutto alle telecamere, che fecero rivedere immediatamente il replay dell’episodio sui maxi-schermi dello stadio di Berlino.
Il progetto VAR
La FIFA ha dunque finalmente approvato il progetto VAR (Video Assistant Referee), che debutterà a livello internazionale nel mondiale del 2018 in Russia ma che già dall’anno prossimo verrà adottato in alcuni campionati nazionali tra i quali la nostra Serie A. Questo sistema, del tutto simile a quello utilizzato nel rugby, prevede la presenza di un assistente addizionale che, per aiutare l’arbitro, esaminerà le sue decisioni con l’ausilio di filmati video.
In ogni caso sarà sempre il direttore di gara ad avere l’ultima parola sulla decisione definitiva. E l’impatto di questo tipo di moviola sui tempi di gioco dovrebbe essere minimo e limitato a una quarantina di secondi. In nessun caso, infine, i giocatori o le panchine potranno richiedere l’intervento della VAR. Ciò per evitare di interrompere azioni decisive o usare il sistema per furbe perdite di tempo.
Le polemiche sportive
Se questo sistema si rivelerà davvero capace di mettere fine una volta per tutte alle polemiche che arroventano il mondo del calcio non è ancora certo. Chiunque segua il calcio e la moviola alla tv sa benissimo che in alcuni casi non bastano una ventina di replay da svariate posizioni per capire l’entità di un fallo. Oppure se un contatto avvenga dentro o fuori dall’area.
La scelta di lasciare comunque all’uomo la discrezionalità sulla decisione appare saggia, anche se alcuni dubbi non potranno mai essere fugati del tutto. Quanto inciderà la pressione del pubblico su una decisione in campi particolarmente “caldi”, ma soprattutto come si concilierà questa “rivoluzione” rispetto ai campionati minori, nei quali non ci sarà la possibilità economica e tecnica di adottare la VAR. Si corre il rischio di avere un calcio di nicchia nel quale l’esito sportivo è “tutelato” dalla moviola in campo, e un altro nel quale si continuerà a sbagliare senza possibilità di correzione.
L’unica cosa che appare certa è che nessuna VAR potrà mai cancellare il campanilismo e la mania di persecuzione che affligge le frange più ostinate ed estreme del tifo. Loro continueranno a non arrendersi di fronte ad una decisione avversa, nemmeno di fronte all’evidenza. Ma quello, purtroppo, è un problema di cultura sportiva, e non c’è tecnologia che possa risolverlo.