Filosofia, opera (pannello decorativo) di Gustav Klimt
Approfondimento
Genesi dell’opera: l’incarico a Klimt
Nel 1894 a Gustav Klimt venne dato l’incarico di realizzare dei pannelli decorativi per l’Aula Magna dell’Università di Vienna. L’incarico venne affidato anche a Franz Matsch; gli artisti realizzarono le opere indipendentemente l’uno dall’altro, dividendosi i pannelli da dipingere.
Klimt realizzò quelli di tre facoltà:
- Filosofia;
- Medicina;
- Giurisprudenza.
La Filosofia: l’opera
L’artista si dedicò al progetto a partire dal 1899 e il primo pannello fu la “Filosofia”, che terminò nel 1900.
L’opera venne presentata alla VII mostra della Secessione del 1900 e suscitò molte polemiche: Klimt venne infatti molto criticato, mentre all’esposizione universale di Parigi, sempre nel 1900, ricevette la medaglia d’oro.
“Filosofia“ di Klimt è un olio su tela, di centimetri 430 x 300. L’opera è andata distrutta nel 1945 nell’incendio del castello di Immendorf.
Il pannello raffigurava dei corpi femminili avviluppati tra loro, in trance, e dovevano rappresentare la nascita, la fecondità e la morte.
Tutto questo sul lato sinistro, mentre a destra, sullo sfondo scuro e tenebroso, affiorava un volto, enigma del mondo, punteggiato di stelle; in basso, ai piedi del dipinto, viene raffigurato un volto femminile avvolto in una spirale di capelli neri, che rappresenta appunto la Filosofia.
Klimt rappresentò un’umanità alla deriva. Fu così che il 24 marzo 1900, undici membri dell’Università firmarono una petizione per bloccare l’esposizione dell’opera nell’aula magna.
La Medicina: l’opera
Nonostante il clima contrario, Klimt, nel marzo del 1901, nel corso della decima mostra della Secessione, presentò il secondo pannello, la Medicina.
Anche per quest’opera ci furono delle polemiche. L’artista rispose in un’intervista sul “Wiener Morgen-Zeitung”:
Una volta terminato un quadro non ho voglia di perdere dei mesi interi a giustificarlo davanti alla gente. Quello che conta per me non è a quanti piaccia ma a chi.
Ne scaturì una rottura insanabile tra Klimt e le istituzioni.
Klimt, nel 1905, ormai aveva deciso di rinunciare all’incarico, quindi si offrì di acquistare le sue opere dallo Stato austriaco:
Ne ho abbastanza della censura adesso faccio da me. Desidero liberarmene. Desidero liberarmi da tutte queste stupidaggini che mi ostacolano e mi impediscono di lavorare
dichiarò l’artista, che riuscì a riacquistare i suoi tre dipinti e li conservò nel castello di Immendorf, dove tuttavia andarono distrutti a causa di un incendio, con ogni probabilità appiccato dalle truppe tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale.
Di me non esiste alcun autoritratto. Io non mi interesso della mia persona come oggetto di pittura, mi interessano di più le altre persone, soprattutto se di sesso femminile, ma ancora di più mi interessano altre forme. Sono convinto che la mia persona non sia particolarmente interessante. Sono un pittore che dipinge proprio tutti i giorni, dalla mattina fino alla sera. Figure e paesaggi, un po’ meno i ritratti.
, era questo il pensiero di Klimt, uno dei massimi esponenti dell’Art Nouveau, la cui vicenda artistica coincide con la storia della Secessione viennese, termine che indica i movimenti artistici nati alla fine dell’Ottocento, tra Germania e Austria, con lo scopo di creare uno stile che si staccasse da quello accademico. Klimt, nel 1897, fu tra i fondatori e primo presidente della Secessione, da cui si distaccò nel 1906 e fondò la Kunstschau, una nuova formazione.