Il Cavaliere Azzurro (opera di Kandinsky)
“Il cavaliere azzurro” è un’opera del pittore russo Vasilij Kandinsky. Si tratta di un olio su tela, centimetri 55 x 60, conservata a Zurigo e fa parte di una collezione privata.
A Mosca, Kandinsky ha avuto l’occasione di visitare nel 1896 la mostra degli impressionisti. Qui rimase colpito dai celebri Covoni di Monet: “…notavo con stupore che quel quadro turbava e affascinava, si fissava indelebilmente nella memoria fino al più minuzioso dettaglio”, diceva l’artista. “Ciò che mi divenne assolutamente chiaro fu l’intensità della tavolozza. La pittura si mostrò davanti a me in tutta la sua fantasia e in tutto il suo incanto. Profondamente dentro di me nacque il primo dubbio sull’importanza dell’oggetto come elemento necessario del quadro”, rifletteva Kandinsky.
Da qui l’Astrattismo: Kandinsky notava nell’Impressionismo degli elementi di disgregazione della forma che, se spinti alle loro estreme conseguenze, avrebbero portato all’Astrattismo. Questo primo contatto con l’Impressionismo fu di fondamentale importanza, perché indusse l’artista a dedicarsi definitivamente alla pittura, influenzando in maniera notevole tutta la sua prima produzione.
Il cavaliere azzurro: il quadro
Ne “Il cavaliere azzurro” del 1903 dipinse un cavaliere con il mantello azzurro, che attraversa, su un cavallo bianco, un prato variopinto nel quale sembra quasi confondersi fra i tocchi numerosi di colore verde e giallo, che in alcuni punti diventa arancio.
Nella parte alta del dipinto chiudono la composizione una fila di alberi svettanti e un angolo di cielo azzurro con delle nuvolette bianche che lo attraversano. In questo dipinto ci si perde nell’immenso prato colorato di verde e si diventa partecipi dell’avventura del cavaliere. Proprio delle avventure dei cavalieri medievali Kandinsky era innamorato. I cavalieri che combattevano il male e affrontavano le prove più ardue.
Per Kandinsky il cavaliere diventa il simbolo della lotta fra bene e male, del trionfo dell’età dello spirito sul materialismo. L’artista, a cui da bambino piaceva molto cavalcare, intendeva anche il rapporto cavallo-cavaliere come una simbiosi perfetta: “Il cavallo trascina l’artista con forza e velocità, ma il cavaliere guida il cavallo. Il talento trascina l’artista, ma l’artista conduce il suo talento”, così diceva il pittore.