La fine dell’era De Gasperi e la nascita del quotidiano “Il Giorno”
Con la sconfitta della coalizione centrista nelle elezioni del 7 giugno 1953, si segna la fine dell’era De Gasperi e della Dc. Per l’Italia, è il momento dell’industrializzazione e si verifica un’ondata migratoria dal Sud verso le zone industrializzate del Nord. Nonostante i cambiamenti politici, i quotidiani come il “Corriere“, “La Stampa” e il “Messaggero” pubblicano 18 fotografie di De Gasperi. Nemmeno una foto invece per i leader delle opposizioni (il cammino verso il centrosinistra sarà infatti lento); la stessa discriminazione avviene nei giornali radio.
A surriscaldare il clima contribuisce un problema aperto durante la Seconda Guerra Mondiale: la questione di Trieste. Il giorno stesso dei passaggi dei poteri, ricompare a Trieste “Il piccolo” (1954) sostenitore dell’italianità di quelle terre (anche Istria).
Nel biennio 1953-1954, aumentano da parte della Magistratura nei confronti della stampa le incriminazioni per vilipendio (Codice Rocco). Il ritardo con cui si sta procedendo a istituire la Corte Costituzionale (che può decidere se la legge è contro la Costituzione), favorisce questa tendenza alla repressione e a far prevalere leggi vecchie in contrasto con la Costituzione.
Tra i molti punti dolenti per la libertà di stampa, c’è quello della responsabilità penale del direttore. In base all’articolo 57 del Codice Penale, la responsabilità del direttore è oggettiva, mentre la Costituzione afferma che la responsabilità è personale.
Dopo un dibattito lungo e contrastato, si arriva ad una nuova norma entrata in vigore il 4 marzo 1958, che distingue meglio la responsabilità del direttore da quella dell’autore di uno scritto e stabilisce che il direttore è punito a titolo di colpa se un reato è commesso.
Approfondimento
Il rapporto segreto sui crimini del regime stalinista
Nel 1956, viene diffuso in Occidente il rapporto segreto sui crimini di Stalin. Tutti i quotidiani pubblicano parti del rapporto per più giorni, il settimanale “L’Espresso” pubblica il testo integrale.
Il crollo ufficiale del mito di Stalin, le rivelazioni contenute nel rapporto, provocano un vero e proprio trauma nelle file della sinistra. Il Pci è scosso, “L’Unità” tace, “Paese sera” invece pubblica i passi principali del rapporto, suscitando malumori al vertice del Partito Comunista, che preferisce il silenzio.
La nascita de “Il Giorno”
Nello stesso anno nasce a Milano “Il Giorno“, che rappresenta una rottura della formula tradizionale dei quotidiani italiani. Tre sono le circostanze che determinano la nascita di questo quotidiano:
- la necessità e il desiderio che Mattei, presidente dell’Eni, ha di avere un proprio strumento giornalistico per contrastare la stampa di impronta confindustriale;
- il desiderio di Del Duca di tornare in Italia con un’iniziativa di prestigio;
- l’intraprendenza di Gaetano Baldacci, inviato del “corriere” prima di fondare il nuovo foglio.
Così nasce “Il Giorno“; il primo numero esce il 21 aprile 1956 (un sabato), e si presenta con molte caratteristiche nuove per un foglio del mattino.
Le caratteristiche del nuovo giornale
Le pagine sono divise in otto colonne invece di nove. In prima pagina c’è sempre un titolo a sette o otto colonne. Questa appare come una situazione giornaliera, breve, svelta, legata all’attualità che va a sostituire il lungo articolo di fondo.
In più, corrispondenze e notizie succinte e compilate sul modello della stampa anglosassone. L’obiettivo è riassumere il succo dell’informazione nelle prime righe. Queste si sviluppano cercando di separare la notizia dal commento (niente più “pastoni”). Una prima pagina vetrina, l’abolizione della terza pagina. Un supplemento in rotocalco di otto pagine, con servizi fotografici e articoli di varietà. Una pagina intera di fumetti e giochi. Una pagina di economia e finanza; rubriche personali come la “colonna” di Giancarlo Fusco.
In politica Il Giorno mira alla collaborazione fra democristiani e socialisti. Nel 1959, “Il Giorno” si colloca tra i maggiori quotidiani nazionali, dopo “Il Corriere” e “La Stampa”.