Il giorno in cui fallì la rivoluzione, recensione del libro di Sergio Romano

Recensione del libro di Sergio Romano, Il giorno in cui fallì la rivoluzione. Una controstoria della Russia rivoluzionaria dal 1917 al 1991. La rivoluzione d’Ottobre – avvenuta in realtà fra il 6 e 7 novembre del 1917 anche se in seguito venne modificato il calendario e utilizzato quello giuliano e pertanto le date ufficiali divennero quelle del 25 e 26 ottobre – cambiò molte cose.

Il giorno in cui fallì la rivoluzione, copertina del libro di Sergio Romano
La copertina del libro: Il giorno in cui fallì la rivoluzione

Il corso della Storia per come lo vediamo e interpretiamo ha senso solo se viene approfondito dai fatti. Tuttavia può essere stimolante immaginare quali sarebbero state le eventuali conseguenze dei fatti se gli accadimenti fossero stati diversi da come li conosciamo.

Più stimolante ancora però è collocare nella sua giusta dimensione un fatto storico. Sergio Romano ci prova con la sua abilità di divulgatore e di storico accorto e sapiente.

Recensione del libro

Nel suo recente libro, “Il giorno in cui fallì la rivoluzione. Una controstoria della Russia rivoluzionaria dal 1917 al 1991”, nelle librerie dal 2019 (editrice Solferino – I libri del Corriere della Sera, euro 14,00, pp. 154), dunque, ridimensiona l’importanza degli eventi che hanno portato alla Rivoluzione Russa ma non ovviamente il suo peso storico e le conseguenze che hanno influenzato la storia d’Europa.

Sergio Romano descrive i fatti raccontando la casualità di eventi che hanno portato Lenin in una situazione favorevole e come lo sviluppo della prima guerra mondiale e le azioni dei tedeschi abbiano offerto al padre della rivoluzione una serie di vantaggi che ha saputo cogliere solo in parte.

Dall’altra parte Romano descrive la debolezza e le incertezze del governo provvisorio, minato da lotte interne, dagli esiti della guerra sempre più incerti e da un malcontento popolare interpretato erroneamente sia dalla corte e dal governo.

Fin qui nulla di nuovo, solo l’esposizione di Romano che con un linguaggio chiaro e scorrevole racconta eventi già ampiamente trattati in molti altri saggi, alcuni dei quali citati dall’autore.

Cosa sarebbe successo se…

Poi Romano inverte la rotta e racconta quello che sarebbe potuto accadere se Lenin avesse deciso di attendere e non avesse ordinato l’insurrezione contro il palazzo d’Inverno raccontato da Sergej Michajlovič Ėjzenštejn nel film “Ottobre”. In realtà come racconta Romano l’insurrezione non fu così trionfale come viene raccontata nel film e la conquista del palazzo governativo avvenne molto velocemente e senza resistenze.

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Ma l’autore immagina invece che tale attacco non sia mai avvenuto perché Lenin invece di spingere la folla contro il governo di Kerenskij, chiede di attendere, di aspettare alcuni giorni. Il primo gruppo di manifestanti, i marinai ammutinati si disperdono per le strade di San Pietroburgo, questo attendismo cambia in parte il corso della storia.

Sempre secondo l’ipotesi di Sergio Romano, il governo avrebbe potuto sciogliere il Soviet di San Pietroburgo e isolare i bolscevichi che nell’Assemblea erano minoritari rispetto ai socialisti rivoluzionari, che non appoggiarono immediatamente l’insurrezione: questo invece è vero.

Le ipotesi

A questo punto, sempre secondo la storia controfattuale di Romano, la Duma sciolta dal governo avrebbe potuto conferire in un’Assemblea costituente all’interno della quale anche i bolscevichi e i socialisti rivoluzionari avrebbero potuto partecipare per redigere una nuova costituzione che avrebbe cambiato la storia della Russia.

Ma la questione che sorge spontanea è: perché avrebbe avuto senso un corso così imprevisto?

Perché come molti bolscevichi avevano capito, la rivoluzione del 1905 scaturita dopo la guerra fra Russia e Giappone non aveva indebolito il governo zarista e si era rivelata un fiasco anche se le sue conseguenze erano state l’apertura della Duma.

Sergio Romano
Lo scrittore Sergio Romano

Era quindi possibile che un’altra rivoluzione non portasse ad un cambiamento radicale ma solo ad un cambiamento costituzionale che avrebbe coinvolto anche le prerogative dello zar.

Il saggio poi continua con i ricordi di Romano che è stato per diversi anni ambasciatore in Unione Sovietica e ha potuto direttamente seguire alcuni eventi come il fallito colpo di stato del 1991 e il crollo delle riforme di Gorbaciov. Quest’ultima parte riprende alcuni capitoli del libro di Sergio Romano su Putin, pubblicato da Longanesi. Ma è interessante comunque leggere le pagine in cui l’autore analizza le conseguenze delle riforme mancate di Gorbaciov e lo sbriciolamento dell’Unione Sovietica.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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