Homo homini lupus: significato e origine

Sono tante le locuzioni prestate dal latino ed entrate a pieno titolo nella lingua italiana parlata comunemente. Alcune sono più utilizzate e quindi hanno un significato più chiaro e condiviso, altre meno. Carpe diem è cogli l’attimo, per esempio; non tutti sanno cosa significa esattamente l’espressione latina homo homini lupus.

Qual è il significato? Quando usarla? Da dove ha origine?

Rispondiamo a queste domande.

homo homini lupus - uomo con la maschera di lupo

Traduzione letterale dall’Asinaria di Plauto

L’espressione “homo homini lupus” si trova nell’Asinaria (La commedia degli asini) di Plauto.

La frase originale recita:

lupus est homo homini, non homo

ovvero “l’uomo è un lupo per l’uomo, non un uomo”.

La commedia è datata fra il 206 e il 211 a.C. e la sua particolarità è che ha tutti i tratti di una “commedia nuova”, successiva alla sua datazione.

C’è un giovane innamorato di una fanciulla, l’antagonista che contrasta il loro amore, due servi astuti che interverranno per far funzionare le cose e permettere al protagonista di ottenere, nel finale, la sua amata.

Già da Plauto, in ogni caso, la condizione umana è quella di conflitto con l’altro, incarnato in una belva famelica.

Nella filosofia: da Plauto a Hobbes

Questa espressione, “homo homini lupus”, verrà ripresa diversi secoli dopo dal filosofo Thomas Hobbes, vissuto nel ‘600 in Inghilterra.

In particolare si tratta dell’opera “De cive” ovvero “Il cittadino” pubblicato nel 1642. De Cive insieme a De Corpore e De Homine daranno poi origine al capolavoro di Hobbes, il Leviatano, del 1651. Al centro della trattazione c’è la contrapposizione tra stato di natura e stato civile.

L’uomo nello stato di natura

Secondo Hobbes la natura umana è fondamentalmente egoistica.

L’uomo si muove nel mondo seguendo due istinti:

  1. sopravvivenza
  2. sopraffazione.
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Hobbes nega l’amore naturale come motore di ogni uomo per avvicinarsi a un altro della sua stessa specie. Sarebbe invece il timore reciproco la vera ragione per cui gli uomini stringono relazioni, dall’amicizia alla società. In questo senso, un uomo nell’altro non vede altro che “un lupo“, una minaccia e un nemico che ama solo per difendersi da lui, per tenerlo buono – potremmo dire.

Ognuno vive in perenne conflitto con l’altro e da qui in guerra già con se stesso.

Il punto non è nemmeno il torto o la ragione, ma lo scontro e il diritto di ognuno su ogni cosa, compresa la vita altrui.

Il significato di homo homini lupus, oggi

Quando ancora oggi a distanza di tutto questo tempo, da Plauto come da Hobbes, utilizziamo l’espressione “homo homini lupus” stiamo parlando del conflitto esistente, quasi ancestrale, fra gli uomini. Una situazione basta su egoismo, malvagità, malizia.

In questo la dinamica diventa – sempre per restare sul latino – “mors tua vita mea“.

Laddove cioè la visione è prettamente egoistica, laddove l’uomo pensa solo a sopravvivere e sopraffare, l’unico modo di vivere è nel conflitto e nel posizionare l’altro come nemico di se stesso.

L’interpretazione di Gramsci

In epoca moderna questa espressione è stata ripresa da Antonio Gramsci. In una nota dei suoi Quaderni dal carcere parlando di questa citazione la estende in un climax ascendente. Scrive Gramsci:

homo homini lupus, foemina foemina lupior, sacerdos sacerdoti lupissimus

ovvero “l’uomo è un lupo con l’uomo, la donna è ancora più lupo con la donna, il prete è il più lupo di tutti con il prete”.

In Plauto era commedia, in Hobbes era filosofia; Gramsci chiaramente ne ha fatto una sintesi di denuncia sociopolitica.

Di lupi abbiamo parlato anche in questi articoli:

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Maria Cristina Costanza

Maria Cristina Costanza è nata a Catania il 28 gennaio 1984. Lascia la Sicilia a 18 anni per trasferirsi a Roma, dove si laurea in Comunicazione a La Sapienza. Sin da studentessa si orienta verso il giornalismo culturale collaborando con settimanali on line, webzine e webtv, prima a Roma poi a Perugia e Orvieto, dove vive attualmente. Dal 2015 è giornalista pubblicista. Col giornalismo, coltiva la sua 'altra' passione: la danza. Forte di quasi 20 anni di studio fra Catania, Roma, Perugia e New York oggi è insegnante di danza contemporanea e classica a Orvieto.

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