Heaven to Hell di David LaChapelle, il glam applicato alla storia dell’arte

Nel 2006, il visionario fotografo e regista statunitense David LaChapelle pubblica il libro fotografico “Heaven to hell”. La copertina passerà alla storia come la rivisitazione della Pietà di Michelangelo più glamour di sempre.

Pietà - David LaChapelle (Heaven to Hell)
La Pietà, di David LaChapelle (2006) è rappresenta sulla copertina del suo libro fotografico “Heaven to hell”.

La Pietà, versione 2006

Ci viene regalato il paradiso e lo trasformiamo nell’inferno.

Sono le parole dell’eclettico David LaChapelle, non nuovo ai ritratti di artisti lanciati extra-contesto. Il concept della foto è La pietà di Michelangelo, opera che il fotografo ha dichiarato di amare moltissimo. La rivisita lasciando ovviamente intatta la posizione, simbolo nei secoli del commiato post morte e, nel particolare, facendo sua la geometria perfetta della madre che tiene fra le sue braccia il corpo del figlio ormai spirato.

Ciò che muta sono gli interpreti. La Madonna è una rock star bionda platino che ha fatto dello scandalo il suo metro di espressione, l’ex leader delle Hole, Courtney Love. Il Cristo è un sosia del marito di lei, Kurt Cobain, morto suicida nel 1994. Eppure il fotografo ha spiegato che non era sua primaria intenzione che il Cristo fosse incarnato dall’immagine di Cobain.

Heaven to Hell: il Cristo si chiama Brett

Lo stesso David LaChapelle ha rilasciato una lunga dichiarazione in cui racconta la storia del perduto Brett, un fattorino che l’artista conobbe a New York e col quale visse una storia d’amore. Idillio che subisce un forte arresto quando LaChapelle scopre che Brett è dipendente da eroina. Da lì i due si perdono, finché tempo dopo LaChapelle riceve una telefonata in cui una donna, presunta amante di Brett, disperata chiede aiuto per l’avvenuta morte del ragazzo a causa di una implacabile overdose.

[…] stavo pensando a Brett che muore in questo appartamento solitario. Stavo pensando a tutte le piccole morti che accadono ogni giorno […]; persone che muoiono da sole o con una sola persona lì per loro. Tutti i piccoli pietas che accadono in tutto il mondo, sul campo di battaglia, appartamenti solitari e case di riposo.

Il Cristo di “Heaven to hell”, infatti, non mostra solo le stimmate o meglio i fori della crocifissione. Sul corpo senza vita di Kurt-Brett ci sono i morsi dell’eroina, lungo tutto l’arto che pende dall’abbraccio della Madonna-Courtney.

Abbiamo notato tutti la somiglianza di Walker (il modello, ndr) con Kurt sul set, ma quella roba tende a succedere ai miei scatti. È qualcosa con cui sto bene. È qualcosa che aggiunge strati, profondità alle fotografie. Ho adorato Kurt, adoro Courtney e adoro questa foto. Questa è una delle mie foto preferite che abbia mai fatto. In effetti è il mio preferito, ma per me sarà sempre l’immagine di Brett che vedo nella mia Pietà.

Con la Madonna e il Cristo, anche il Cherubino

La terza figura che si staglia all’interno di questo racconto iperrealista di LaChapelle è il Cherubino, in basso fra i cubi sul pavimento. La raffigurazione è quella tipica degli angioletti, come da tradizione pittorica cristiana e non solo. Abito color del cielo, come, presumibilmente, gli occhi, casco di ricci color dell’oro in testa.

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Quello che distingue questo Cherubino da molti altri è il dettaglio del legame con la rappresentazione di LaChapelle. O meglio, questo angioletto poggia la sua candida manina sul cubo con la lettera “T”.

Due le interpretazioni in circolazione. Da una parte si pensa che sottolineando il “To” il fotografo abbia voluto indicare la direzione verso la quale, da Paradiso a Inferno, si sia direzionato Kurt. Dall’altra, invece, forse in maniera meno indispettita, si vede questo posizionamento come intermedia fra Paradiso e Inferno, una sorta di Limbo in cui l’autore si è sentito di mettere il puttino.

La pitto-fotografia: qualche dettaglio sulla tecnica

Quello che colpisce e sempre colpirà il fruitore di David LaChapelle è il senso di presenza e abbraccio che l’opera offre. Porsi davanti a “Heaven to hell”, come a molte altre stupende fotografie di LaChapelle, ci fa sentire molto piccoli e, contestualmente, irrimediabilmente dentro il dramma. Una possibilità ereditata dai grandi maestri della pittura che LaChapelle ha fatto propria nella fotografia.

In particolare, anche “Heaven to hell” è stata realizzata con la tecnica dell’High Dynamic Rang o Hdr. La definizione si può tradurre con “Gamma dinamica elevata”. Sostanzialmente, a differenza dell’occhio umano, il sensore della fotocamera non riuscirebbe a registrare livelli di luminosità molto distanti fra loro. L’hdr lavora in questo senso lavorando una serie di scatti ad esposizioni diverse per poi metterli in relazione in un’unica immagine ad elevata gamma dinamica. Come dire, facendo una sorta di media grafica fra uno scatto sovraesposto e uno sottoesposto.

Questa tecnica in LaChapelle, e in particolare anche in “Heaven to hell”, diventa la totale eliminazione delle ombre e quindi la diminuzione drastica della tridimensionalità. LaChapelle, praticamente, fa la magia di rendere dipinto una foto.

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Maria Cristina Costanza

Maria Cristina Costanza è nata a Catania il 28 gennaio 1984. Lascia la Sicilia a 18 anni per trasferirsi a Roma, dove si laurea in Comunicazione a La Sapienza. Sin da studentessa si orienta verso il giornalismo culturale collaborando con settimanali on line, webzine e webtv, prima a Roma poi a Perugia e Orvieto, dove vive attualmente. Dal 2015 è giornalista pubblicista. Col giornalismo, coltiva la sua 'altra' passione: la danza. Forte di quasi 20 anni di studio fra Catania, Roma, Perugia e New York oggi è insegnante di danza contemporanea e classica a Orvieto.

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