Perché si dice fare l’avvocato del diavolo

In passato esisteva una figura, prevista nel diritto canonico, che metteva in discussione la santità di un candidato. Questa figura era l’avvocato del diavolo. Comunemente si usa dire che “fa l’avvocato del diavolo” (dal latino “advocatus diaboli”) colui che avanza qualsiasi obiezione possibile pur di demolire un progetto, un’affermazione o una tesi condivisa da altri.

Avvocato del diavolo - Canonizzazione dei santi
Canonizzazione dei santi: foto della cerimonia del 17 maggio 2016. Canonizzazione di due suore palestinesi, Marie Alphonsine Ghattas e Mariam Bawardy.

Questo modo di dire, abbastanza diffuso, ha un’origine precisa. In passato esisteva la figura di un ecclesiastico che veniva chiamato “promotore della fede” (dal latino: promoter dei) che aveva un compito. Quello di intervenire nelle cause di canonizzazione della Chiesa per trovare ostacoli affinché il candidato venisse eletto come santo. L’obiettivo era quello di eliminare qualsiasi dubbio circa l’effettivo diritto del Santo eletto, ad essere effettivamente considerato come tale.

 

La figura dell’advocatus diaboli è stata istituita da Papa Sisto V nel 1587. Pare che servisse proprio ad evitare che la Chiesa eleggesse troppo facilmente nuovi Santi e beati. E’ stata poi eliminata nel 1983 da Papa Giovanni Paolo II, che ha relegato la funzione del “promoter dei” a semplice redattore della relazione finale della causa (la “positio”).

Non è un caso che, durante il suo Pontificato ed anche dopo, i numero dei Santi eletti dalla Chiesa cattolica siano notevolmente aumentati. Papa Giovanni Paolo II ha riorganizzato il processo delle cause per la canonizzazione di Santi e Beati, coinvolgendo maggiormente i vescovi nell’attività preliminare di indagine.

Papa Giovanni Paolo II
Papa Giovanni Paolo II, Karol Wojtyla. Egli stesso è stato canonizzato da Papa Francesco il 27 aprile 2014

Come avviene la canonizzazione

Per decidere chi è in grado di ricevere l’appellativo di “Santo” la Chiesa Cattolica si avvale delle regole stabilite dal diritto canonico. Per evitare abusi e compromessi, la Chiesa, dopo il Concilio di Trento del 1545, ha fissato norme ben precise su questo argomento. Andando oltre quello che è scritto nell’antico codice canonico.

Il ministero che si occupa delle “cause dei Santi” ha la sede nei pressi di Piazza San Pietro in Vaticano. Funziona proprio come un tribunale ed è formato da una congregazione. I requisiti per procedere nella causa di canonizzazione sono specifici. Per la candidatura alla santità è necessario che:

  • il candidato sia morto;
  • il candidato abbia compiuto in vita un miracolo;
  • vi sia qualcuno che abbia richiesto l’apertura del processo;
  • il Vescovo locale accolga positivamente l’istanza.
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Il processo

La prima parte del processo (istruttoria) si svolge dove il candidato Santo ha vissuto ed operato. Si raccolcgono testimonianze e documenti per ricostruire gli avvenimenti della sua vita. Il processo si svolge secondo lo schema tradizionale. Da una parte vi è l’avvocato difensore (che prende il nome di “postulatore”, dato che è lui che deve dimostrare la santità del candidato), dall’altra l’avvocato che rappresenta “la pubblica accusa”.

Generalmente si tratta di due sacerdoti, di cui il secondo (appunto quello che in passato era denominato “avvocato del diavolo”) fa parte della congregazione.

Prima della santità, i candidati devono “salire” altri tre gradini. Devono ottenere prima il riconoscimento di “servo di Dio”, poi “venerabile” e infine, finalmente, diventare ufficialmente “Santo“.

La Congregazione che si occupa delle cause dei Santi si avvale dell’operato di circa trenta funzionari esperti in diversi argomenti come medicina, storia e teologia.

Il senso moderno dell’affermazione

Fare l’avvocato del diavolo è un atteggiamento che, a differenza di quello che in genere si pensa, può essere produttivo soprattutto in campo professionale. Immaginate che, nel corso di una riunione per discutere di una progettazione di gruppo, emergano posizioni contrastanti rispetto al lavoro svolto. Spesso succede che vi sia qualcuno che, senza accorgersene, riveste il ruolo di “avvocato del diavolo”. Questi fa rivedere alcune cose che gli altri hanno dato per scontato o di cui non si sono accorti. Insomma, la figura dell’avvocato del diavolo non ha sempre un’accezione negativa, ma va adattata al singolo caso concreto.

Diversa cosa è il bel film del 1997 “L’avvocato del diavolo“, con Keanu Reeves che interpreta un avvocato di successo alle dipendenze di Al Pacino, il quale invece interpreta… il diavolo.

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Cristiana Lenoci

Cristiana Lenoci è laureata in Giurisprudenza e specializzata nel campo della mediazione civile. La sua grande passione è la scrittura. Ha maturato una discreta esperienza sul web e collabora per diversi siti. Ha anche frequentato un Master biennale in Giornalismo presso l'Università di Bari e l'Ordine dei Giornalisti di Puglia.

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