Bismarck, nave da battaglia: storia e riassunto

La Bismarck fu la nave più famosa della Kriegsmarine – la marina militare tedesca – di tutta la seconda guerra mondiale. Si trattava di una modernissima nave da battaglia (termine spesso considerato equivalente a corazzata), varata nel 1939 ed entrata in servizio nell’agosto del 1940. Dislocava 41.700 tonnellate e l’armamento principale era costituito da 8 cannoni da 380 mm, superiori ai 356 mm imbarcati dalle più recenti navi da battaglia inglesi.

Scopriamo di seguito le vicende che coinvolsero questa storica nave, che deve il suo nome di battesimo in onore del cancelliere Otto von Bismarck (1815-1898).

Bismarck nave da battaglia
La Bismarck fu una celebre nave da battaglia tedesca della Seconda Guerra Mondiale

La situazione nel 1941

Per proseguire la guerra, la Gran Bretagna dipendeva totalmente dalle importazioni. Era quindi vitale che riuscisse a mantenere aperto ininterrottamente il flusso di traffico mercantile in approdo e in partenza alle e dalle isole del Regno Unito. La situazione tattica era però precaria: con l’annessione di Francia e Norvegia, la Kriegsmarine disponeva di basi localizzate in posizioni quasi ottimali per recidere il cordone vitale delle importazioni britanniche.

Per il contrasto l’Ammiragliato poteva schierare molte imbarcazioni (cacciatorpediniere, e successivamente corvette e fregate), aerei da ricognizione e combattimento, e piccoli natanti come pescherecci trasformati, da adibire a compiti di scorta dei convogli e di pattugliamento delle rotte di approccio ai porti della madrepatria.

L’obiettivo era la lotta ai sommergibili, i ben noti U-Boot, che si prevedeva avrebbero tentato di contrastare il traffico mercantile Alleato. I tedeschi però ritenevano di poter ottenere buoni risultati utilizzando in questo ruolo anche le navi di superficie che avrebbero costretto la Royal Navy – la marina inglese – a disperdere le sue risorse nelle vastità degli oceani; ciò per far fronte a una minaccia che poteva apparire in un punto, colpire e poi sparire per fare la sua ricomparsa in acque distanti e dopo settimane.

A questa funzione erano adibiti i cosiddetti corsari, navi mercantili veloci e dotate di adeguato armamento cannoniero. Tuttavia, sia pure sporadicamente, vennero impiegate anche le principali unità della Kriegsmarine, in modo particolare le corazzate tascabili e i due incrociatori da battaglia Gneisenau e Scharnhorst, oltre agli incrociatori pesanti Prinz Eugen e Admiral Hipper.

Nella primavera del 1941 anche la Bismarck era pronta a salpare per attaccare i convogli britannici.

La nave da battaglia Bismarck e la sua unica fatale missione

Il 18 maggio 1941 una piccola squadra navale salpava da Gotenhaven, l’attuale Gdynia, al comando dell’ammiraglio Lütjens. La componevano la Bismarck e l’incrociatore Prinz Eugen la cui missione consisteva nell’eseguire un raid nell’Atlantico causando il massimo danno possibile, per poi rientrare nel grande porto francese di Brest, unirsi alle unità tedesche già stanziatevi e costituire una minaccia ancora più terribile per il nemico con la loro semplice presenza (concetto di fleet in being, flotta in potenza).

Gli Inglesi erano preavvertiti della missione, sia dalle intercettazioni radio della celeberrima organizzazione Ultra, sia da avvistamenti dei ricognitori che identificarono la Bismarck all’ancora nel fiordo di Bergen (Norvegia) il 21 maggio. Questa crociera rappresentava una minaccia gravissima: due navi così potenti avrebbero potuto compiere un’autentica strage di mercantili e uomini se avessero potuto attaccare un convoglio atlantico; ciò considerato che le scorte utilizzate all’epoca raramente impiegavano navi di dimensioni superiori al cacciatorpediniere.

La nave Bismarck fotografata in porto
Storica foto della Bismarck fotografata in porto

Per contrastarla, furono poste sotto il comando della Home Fleet – la squadra della Royal Navy che aveva il compito di proteggere le acque territoriali – tutte le unità disponibili. Mentre altre vennero fatte affluire dalle rispettive zone di pattugliamento nell’Atlantico e a Gibilterra.

LEGGI ANCHE  Il naufragio e il ritrovamento del Titanic

Nel Canale di Danimarca, il braccio di mare compreso tra Islanda e Groenlandia, vennero inviati gli incrociatori Norfolk e Suffolk, dotati di radar. Fu proprio il radar di quest’ultimo che segnalò la presenza del nemico, la sera del 23 maggio, all’imbocco del Canale di Danimarca.

La squadra di Lütjens era infatti salpata da Bergen la mezzanotte precedente e, a sua volta, rilevò con il radar gli incrociatori della Royal Navy.

Il momento del trionfo: l’affondamento della Hood

Le due unità della Royal Navy continuarono a seguire il nemico, tra occasionali scambi di cannone, con l’intento di continuare a segnalarne la posizione per facilitare l’intercettazione da parte della Home Fleet che accorreva da sud. L’incontro che ne seguì però fu tutt’altro che fortunato per gli Inglesi: i mostruosi cannoni della Bismarck inquadrarono ben presto l’incrociatore da battaglia HMS Hood, pesantemente armato ma dotato di corazza relativamente leggera.

Colpita da una salva sparata a 14.000 metri di distanza, la Hood esplose letteralmente e affondò in soli 4 minuti.

I superstiti furono solo tre a fronte della perdita di 1.416 marinai!

Fu poi la Prince of Wales ad essere presa di mira e  ricevere a bordo alcuni colpi che causarono gravi danni e l’uccisione o il ferimento di tutti gli ufficiali, eccettuato il comandante. L’ammiraglio Wake Walker, che aveva assunto il comando, ritenne opportuno interrompere il contatto e consentire alla Bismarck di allontanarsi.

Quest’ultima aveva patito danni leggeri ma nel suo scafo si era prodotta una falla dalla quale fuoriusciva nafta: sarà proprio questo uno dei fattori che determineranno il fato della corazzata tedesca.

La caccia e la fine della Bismarck

L’affondamento della Hood destò scalpore nel Regno Unito. Non poteva restare invendicato e così la Royal Navy chiamò a raccolta tutte le forze per riprendere contatto con il nemico. Ci riuscì intercettando il traffico radio con il quale Lütjens informava Berlino dell’esito dello scontro di superficie, ricevendone l’ordine di lasciare libero di procedere il Prinz Eugen – che arriverà indenne a Brest il 1° giugno – e di continuare la missione.

Fu proprio la perdita di nafta e la conseguente scarsità di combustibile a spingere però Lütjens a far rotta per sud-est, verso il porto bretone. Nella notte del 25 giugno però, venne attaccato da 9 vecchi biplani Swordfish, decollati dal ponte di volo della portaerei Victorious.

I velivoli riuscirono a mettere a segno un unico siluro che l’eccellente corazzatura della Bismarck assorbì con apparente noncuranza.

Un nuovo avvistamento permise però di determinare la posizione della preda e nel pomeriggio del 25 fu la volta di 15 Swordfish decollati dalla Ark Royal, portaerei della Forza H di stanza a Gibilterra, di attaccare. Ma, per errore, lo fecero contro lo Sheffield, un incrociatore amico.

Nave Bismarck: modellino in scala
Nave Bismarck: modellino in scala

L’affondamento della Bismarck

Al crepuscolo ci fu un nuovo attacco degli Swordfish: questa volta due siluri andarono a segno, bloccando i timoni della Bismarck.

Da lì in poi fu una sorta di sarabanda degli inglesi, che attaccarono prima con i cacciatorpediniere e poi con i cannoni delle navi principali l’azzoppata e ormai impotente ammiraglia di Lütjens.

La nave da battaglia tedesca Bismarck affondò alle 10.37 del 27 maggio.

Si discute da sempre quale sia stato il colpo decisivo.

Il ritrovamento del relitto nel 1989, 650 chilometri a ovest di Brest, sembra confermare la tesi tedesca che furono le cariche di autodistruzione innescate dall’equipaggio quando era apparsa chiara la condanna della nave, a decretarne il fato.

Con la Bismarck perirono l’ammiraglio Lütjens, oltre a 2.200 membri dell’equipaggio. I superstiti furono soltanto 110.

Ci siamo impegnati per scrivere questo articolo. Speriamo ti sia piaciuto. Se ti è stato utile, lascia un messaggio in fondo.

Alessandro Argentiero

Alessandro Argentiero, milanese, è stato giornalista, formatore, traduttore e mille anni fa ha scritto pure un libro, “Il computer è malato” (ma si suppone che ormai sia guarito). Usa tutti i giorni database, WordPress e padelle. Appassionato di tutti gli sport, eccetto il golf, ma soprattutto di bici, ha ideato Lamiaprimagranfondo. Puoi contattarlo su Facebook, Linkedin, Instagram e Twitter.

Speriamo questo articolo ti sia servito. Noi ci siamo impegnati. Lascia un commento, per favore: