La battaglia di Iwo Jima
Le isole giapponesi di Okinawa e Iwo Jima sono strategiche sia per il Giappone, che per l’America. Per la loro posizione geografica e la forma di scudi insulari proteggono il Giappone da eventuali sbarchi indesiderati. Per questo vengono dotate di guarnigioni armate di tutto punto. Anche per gli Americani le isole di Iwo Jima e Okinawa rappresentano basi comode e strategiche da cui far partire i caccia bombardieri diretti a colpire il territorio nipponico.
Nella sua avanzata verso la conquista del Giappone, l’America riesce a conquistare le Isole Marshall nel 1944, e tutto lascia pensare ad una sua avanzata verso le Isole Caroline e Marianne. I Giapponesi preparano la loro difesa, ma non riescono ad evitare la perdita delle Marianne. Per evitare il peggio, trasformano l’isola di Iwo Jima in una sentinella per difendersi dalle incursioni aeree nemiche.
Il 24 giugno 1944 gli americani fanno incursione nell’isola, e sotto la guida dell’ammiraglio Joseph J. Clark, danneggiano le basi aeree giapponesi e altri punti strategici dell’isola. Ma le truppe giapponesi non si arrendono, e vogliono vendicarsi con gli Stati Uniti per aver conquistato alcuni importanti territori.
Durante la guerra del Pacifico, che si svolge nell’isola di Iwo Jima dal 19 febbraio al 26 marzo 1945, le due potenze militari (America e Giappone) si scontrano nella sanguinosa Battaglia di Iwo Jima, che termina il 26 marzo 1945 con la perdita di circa 23.000 soldati e la conquista dell’isola da parte dei Marines americani.
La guarnigione giapponese viene quasi completamente eliminata, restano solo pochi valorosi uomini che riescono a resistere per altri due mesi. “Iwo Jima” nella lingua giapponese significa “Isola dello zolfo”, appartiene al gruppo delle Isole Volcano.
Nella parte meridionale dell’isola si trova il Suribachi, un vulcano spento. Sull’isola non vi è vegetazione perché la sabbia vulcanica, nera e sottile, impedisce la crescita di alberi e cespugli. Inoltre la mancanza di acqua dolce rende difficile la vita sull’isola, abitata soltanto da circa mille abitanti. Il Monte Suribachi, l’unico monte presente sull’isola, è uno dei luoghi principali dal quale i Giapponesi organizzano la loro difesa militare.
Il 19 febbraio 1985, quaranta anni dopo la battagli di Iwo Jima tra America e Giappone, sull’isola teatro del sanguinoso scontro si tiene la cosiddetta “Riunione del valore”, cui partecipano i reduci dell’uno e dell’altro schieramento (circa 400 persone), per commemorare la battaglia che qui si era tenuta. Sulle alture di fronte alla costa viene posta una lapide con una dedica scritta sia in inglese che in lingua giapponese. I veterani e le loro famiglie si stringono tra loro commossi nel ricordo dei loro compagni morti in quella circostanza.
Il monumento posto sull’isola, denominato Marine Corps War Memorial (Monumento di Iwo Jima), è una riproduzione della famosa fotografia realizzata da Joe Rosenthal, che immortala sei Marines che issano la bandiera americana sulla cima del Monte Suribachi.
Il fotografo statunitense ha vinto il Premio Pulitzer per questo celebre scatto, che diventa il simbolo della Seconda Guerra Mondiale per gli Americani.
Sulla autenticità della foto (intitolata Raising the Flag on Iwo Jima) si è discusso parecchio, ma l’autore dello scatto si è difeso dichiarando che non avrebbe mai potuto ricostruire un’immagine già esistente senza danneggiarla.
Attorno alla foto ruota anche la trama del film “Flags of our fathers” (2006), di Clint Eastwood.