i bastardi di pizzofalcone (di maurizio de giovanni)

succede che qualcuno, per mia fa’ nòm (espressione dialettale bresciana che piace tanto al mio moroso milanese), cristiano, cerchi di spiegarmi che – testuali – “l’enciclopedismo andava per la maggiore nel ‘700” e che quindi non era strettamente necessario leggere tutta la serie dei bastardi di maurizio de giovanni per arrivare bella pronta e saputella alla cena organizzata da cucina calibro noir la settimana prossima.

I Bastardi di Pizzofalcone
I Bastardi di Pizzofalcone (2013) è un romanzo noir di Maurizio De Giovanni che fa parte della serie dell’Ispettore Lojacono. Gli altri titoli sono “Il metodo del coccodrillo” (2012), “Buio per i bastardi di Pizzofalcone” (2013), “Gelo per i bastardi di Pizzofalcone” (2014).

però sono testarda e su certe cose un pochino fissata e blablabla totale accatto i quattro libri della serie e li leggo in poco tempo.

ho fatto bene, i libri sono sì. sì per le storie e per l’ironia e per napoli che non conosco ma so che è stupenda.
ci sono andata, una volta, a napoli. ho visto la stazione, l’aeroporto militare, una piccolissima parte dell’università, i concessionari di auto sulle colline, maggicuòrd con concerto der piotta.
mi piacerebbe tantissimo vedere il resto. ho scritto resto, ho pensato mangiare la pizza.

però dico una cosa, forse un paio, senza che nessuno me l’abbia chiesto.

cosa uno. dopo anni che leggo noir gialli genteches’ammazza e simili, forse mi sono un po’ stancata della loro caratteristica principale, ovvero la figura principale del genio dannato con vari livelli di problemi socioaffettivifamiliari che però mangia sempre bene. ah dite che l’introspezione del protagonista e dei suoi fantasmi interiori è quello che sta alla base del noir? eh pazienza.
vorrei un giorno leggere qualcosa dove il protagonista è un uomo/donna assolutamente ordinario. no, non tirate fuori stoner, l’ho letto, l’ho amato, ma non è ordinario come lo intendo io. sarà che magari mi sento talmente banale io che vorrei qualcosa che mi rispecchiasse. come dice il poster che ho appeso qui dietro, i’m good in bed, i could sleep for days. ah no, ho sbagliato poster. quello giusto dice: ogni lettore quando legge, legge se stesso. l’opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza il libro, non avrebbe forse visto in se stesso (pare sia proust ma nell’era dei social network dovrei dire oscar wilde o jim morrison).

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cosa due. un po’ di spiegone serve, se ci son dei libri in serie. qui, lo spiegone è troppo. cioè proprio, troppo, si capisce? allora piuttosto fate come negli episodi delle robe in tv, che all’inizio mettete un bel previously, on bastardi di pizzofalcone, riassuntino, bona così, e via col libro senza dover dire ogni volta chi è cosa ha fatto perché è così.

-post da aggiornare dopo la cena di giovedì 19, dove mi sento già che parlerò di come ho mangiato e di cristiano che mi deve pagare da bere perché lui non ha ancora finito e forse manco iniziato, gelo.

Foto di Maurizio de Giovanni
Maurizio de Giovanni

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Arlec

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