Attrezzature subacquee antiche
In antichità l’utilizzo di strumentazione che permettesse ai soldati di respirare nuotando o muovendosi sotto la superficie dell’acqua era una prassi comune che veniva utilizzata negli eserciti sia dai genieri che dalle truppe d’assalto.
Gli esempi sono numerosi e rimandano a battaglie campali come l’assedio della città di Tiro voluto da Alessandro Magno, il quale non riuscendo ad attaccare la città dalla terra ferma e con l’utilizzo delle sue navi (la città di Tiro era dotata di fortificazioni molto ampie ed era costruita su un’isola collocata mezzo miglio dalla costa), fece costruire un ponte che venne allestito grazie all’utilizzo di strumentazioni per il lavoro subacqueo: campane, boccagli e otri che venivano utilizzate come bombole.
Approfondimento
Campana subacquea
La prima campana subacquea di forma consistente sembra fosse quella utilizzata da Alessandro Magno nelle sue campagne militari e in particolare durante l’assedio di Tiro in cui il macedone si immerse dentro ad una campana in cui era presente ossigeno per due e più persone. Alessandro, insieme al suo ammiraglio in capo, ispezionò il lavoro dei suoi genieri che stavano realizzando il ponte.
La campana aveva un diametro di 3,70 metri e un’altezza di 2 m. Era piena di ossigeno per un volume di circa 18 mc e aveva un peso zavorrato sufficiente per affondare ma per non adagiarsi sul fondale e rimanere sospesa fino alla profondità desiderata. Era anche ancorata da funi che stabilizzavano la posizione. La sua struttura prevedeva cerchi esterni in ferro ed era dotata di oblò di piccole dimensioni con vetri trasparenti per vedere all’esterno.
La grandezza della campana permetteva la presenza di due persone per circa 6 ore; più persone avrebbero ridotto più rapidamente la quantità di ossigeno. Interessante notare che la campana poteva fungere anche da serbatoio permettendo agli uomini di lavorare all’esterno respirando l’ossigeno della campana attraverso un tubo di avarie dimensioni.
Boccagli e cannucce
Nell’antichità boccagli, cannucce e aeratori venivano utilizzati in profondità limitate di fiumi, laghi e mari dove era richiesto di svolgere operazioni logistiche o di assalto ma anche per organizzare imboscate o raggiungere territori altrimenti troppo sorvegliati sulla terraferma. La struttura del boccaglio era di cuoio con un sostegno interno di materia rigida, probabilmente ferro o metallo.
Bombole in forma di otri
L’otre è stata un mezzo di areazione molto utilizzato anche per raggiungere maggiori profondità. L’otre permise la creazione di squadre di sub che appartenevano agli eserciti, compreso quello di Alessandro, permettendo operazioni di attacco ma anche di organizzazione delle strutture militari e di riparazioni delle navi che non erano attraccate nei porti. La respirazione dell’ossigeno avveniva attraverso una piccola cannula. L’otre non concedeva una lunga autonomia, durava pochi minuti, ma permetteva di immergersi in profondità dove la pressione dell’acqua si equilibrava con la pressione dell’aria contenuta nell’otre stessa.
Lebete
Il lebete era un vaso di bronzo che conteneva aria. Il sub infilava la testa nel vaso e si immergeva. La pressione dell’acqua era contrastata da quella dell’aria. Il lebete permetteva un’immersione fino a 10 metri.
Ci sono diverse testimonianze dei lebete e molti reperti che sono stati rinvenuti nel tempo indicano una struttura semplice con due maniglie alle quali erano legate delle cinghie che venivano passate sotto le ascelle e fissate dietro le spalle. L’utilizzo era soprattutto logistico e prevedeva il recupero di oggetti che cadevano in mare durante le operazioni di carico e scarico.