Adidas: storia del marchio e 3 curiosità
La storia dell’Adidas prende il via nel 1920, a Herzogenaurach, una piccola località non lontana da Norimberga, in Germania. Qui, Adolf Dassler comincia a pensare a realizzare delle scarpe specifiche per fare sport: si tratta di una novità assoluta, che diventa ancora più importante quando Adolf pensa a scarpe specifiche per ogni sport. Dassler, quindi, pianifica la creazione di scarpe pensate per l’atletica: egli, infatti, è a sua volta un atleta, e nel giro di poco tempo dimostra a tutti la qualità delle sue intuizioni.
Approfondimento
Le scarpe alle Olimpiadi
Così, in occasione delle Olimpiadi di Amsterdam in scena nel 1928, gli atleti in gara indossano per la prima volta delle scarpe munite di “spikes”, vale a dire tacchetti, in grado di regalare prestazioni eccezionali grazie a una migliore presa rispetto alle calzature tradizionali.
La prima atleta ad aggiudicarsi una medaglia d’oro indossando scarpe nate dall’ingegno di Adolf è Lina Radke, che vince gli ottocento metri stabilendo il nuovo primato mondiale. Dassler, così, riesce a far conoscere in tutto il mondo le sue creazioni, dopo aver aperto, quattro anni prima (nel 1924) insieme al fratello Rudolf Dassler, la “Fabbrica di Scarpe dei fratelli Dassler” (Gebrueder Dassler Schulfabrik), un negozio che vende articoli sportivi.
Dassler ottiene grandi soddisfazioni grazie alle sue idee, e così inizia a pensare anche a scarpe per altri sport: nel 1931, per esempio, è la volta delle scarpe da tennis. Alle Olimpiadi di Berlino del 1936 il campione Jesse Owens indossa scarpe firmate da Dassler, ed è anche grazie a esse che conquista quattro ori a cinque cerchi.
Adidas e Puma
L’anno successivo, la scarpe Dassler possono essere utilizzate in undici sport differenti, per un totale di trenta modelli: la scarpa sportiva moderna è ormai famosa. Le cose, tuttavia, vanno bene dal punto di vista professionale, ma non da quello personale: Adolf, infatti, continua a litigare con suo fratello Rudolf, anche a proposito delle modalità di gestione dell’azienda. I due, così, rompono e si separano: ognuno decide di fondare una propria azienda.
È il 1948: Rudolf fonda una fabbrica chiamata Puma, mentre Adolf dà ufficialmente vita all’Adidas il 18 agosto 1949: il nome Adidas arriva da Adi, il soprannome con cui Adolf viene chiamato dagli amici, e dalle prime tre lettere del suo cognome.
Costantemente impegnato nello sviluppo della nuova azienda, Dassler si dedica in particolar modo alle scarpe da calcio, e così nel 1950 dà vita alle Adidas Samba, progettate in maniera particolare per gli allenamenti quotidiani dei giocatori. Ai Campionati del Mondo di Svizzera 1954 i giocatori della Nazionale tedesca calzano scarpe Adidas: a Berna, in occasione della finale, c’è anche Adolf, che alla fine del primo tempo si precipita negli spogliatoi per modificare la forma dei tacchetti e adattarli al terreno bagnato dalla pioggia.
La Germania sconfiggerà l’Ungheria e si laureerà campione del mondo, e Dassler, in virtù dei tacchetti intercambiabili delle sue scarpe, diventerà un eroe al pari dei calciatori.
L’invenzione delle sponsorizzazioni sportive
Adidas inventa, nel contempo, la sponsorizzazione sportiva, e si pubblicizza grazie ai calciatori che equipaggia. Per la fabbrica tedesca viene addirittura inventato il retronimo “All Day I Dream About Sports”, a dimostrazione della sua fama, confermata – per altro – dal fatto che più del 70 % degli atleti che partecipano alle Olimpiadi di Roma vestono Adidas. Vestono, perché nel frattempo si è deciso di puntare anche sull’abbigliamento sportivo: ne sono testimonial, tra gli altri, anche Dick Fosbury, Muhammad Ali, Franz Beckenbauer, il già citato Jesse Owens e Sepp Herberger.
Adidas così inizia, progressivamente, a prendere le caratteristiche che oggi le riconosciamo: per esempio le tre strisce laterali, pensate per favorire la stabilità delle scarpe, e che nel giro di poco tempo divengono un segno riconoscibile del marchio Adidas, al punto da essere riprese anche nei capi di abbigliamento.
Le sponsorizzazioni della casa tedesca vanno oltre lo sport, come dimostrano i vestiti sportivi di Bob Marley: la moda detta legge, e l’idea di sponsorizzare un personaggio famoso (non necessariamente uno sportivo, ma anche un musicista) garantendosi i diritti esclusivi per la sua immagine rappresenta un’intuizione fantastica.
Il genio di Adolf Dassler
La mano di Adolf, in ogni caso, si rivela indispensabile anche nel momento in cui Adidas diventa una macchina da centinaia di milioni di dollari.
Per esempio, durante le Olimpiadi di Montreal 1976.
Dassler sta guardando in tv le batterie di qualificazione dei quattrocento metri piani: nota nel movimento del cubano Alberto Juantorena qualcosa di strano, uno scivolamento verso l’esterno nelle curve. Adolf chiama i tecnici inviati in Canada per far sì che controllino le scarpe dell’atleta centroamericano: i chiodi regolabili singolarmente, novità messa a punto da Adolf per le Olimpiadi canadesi, sono stati involontariamente manomessi, e la loro altezza è stata aumentata.
Ad accorgersene non è stato Juantorena, ma Dassler, dall’altra parte del mondo, attraverso uno schermo televisivo.
È la conferma del genio.
Adolf Dassler muore due anni dopo, il 6 settembre 1978, lasciando al mondo un’eredità di circa settecento brevetti.
Adidas, naturalmente, continua la sua cavalcata anche senza il suo fondatore. Oggi l’azienda tedesca è uno dei leader nel settore, e, dopo aver acquistato l’inglese Reebok, è seconda solo al gigante Nike.
I modelli storici di Adidas sono sempre più in voga, grazie alla voglia di vintage dei consumatori, e nel catalogo della casa tedesca resistono modelli come Campus, SuperStar e Samba che hanno fatto la storia per decenni, con fantasie e colori differenti.