Tutti gli uomini del generale, libro di Fabiola Paterniti: recensione e commento

Il libro

Riflessioni e commento dopo la lettura del libro “Tutti gli uomini del generale“, di Fabiola Paterniti (2015). • Gli anni ’70 e ’80 sono stati fra i più cupi della storia recente del nostro paese. Il terrorismo, che ha reso la vita politica e sociale dell’Italia turbolenta e greve, è stato sconfitto da un eroe civile del nostro tempo, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa e dai suoi uomini. Il loro lavoro, diviso in due fasi, ha permesso, a livello investigativo, di conoscere il terrorismo in tutti i suoi aspetti e di collocarlo nel contesto politico e sociale di quegli anni.

"Tutti gli uomini del generale" – La copertina del libro di Fabiola Paterniti
“Tutti gli uomini del generale” – La copertina del libro di Fabiola Paterniti

La sua, quindi, non è stata solo una battaglia militare, ma anche culturale, perché il lavoro di indagine è partito proprio dalla conoscenza del fenomeno terroristico, che non è avvenuto solo dalla condivisione delle carte ma anche da informazioni di prima mano, perché fu lui a decidere di infiltrare i primi carabinieri fra le fila delle organizzazioni terroristiche.

Io credo che la storia del generale sia conosciuta solo parzialmente e comunque sia bene sempre ricordarla, perché è la storia di una vittoria ma soprattutto perché la sua forza ha dimostrato che, anche in Italia, la giustizia può ottenere un risultato positivo fra mille insidie, sia all’interno delle istituzioni sia nel campo sterminato dell’illegalità e della guerra allo Stato.

Tutti gli uomini del generale

Un libro che chiarisce molti punti della vicenda che ha portato alla sconfitta del terrorismo è quello di Fabiola Paterniti, “Tutti gli uomini del generale, la storia inedita della lotta al terrorismo“, editore Malampo. Il libro raccoglie molte interviste agli uomini che hanno composto il Nucleo Speciale Antiterrorismo, creatura del generale e a cui ha dedicato anima e corpo per diversi anni e che ha formato i migliori Carabinieri che hanno contrastato il terrorismo. Nelle interviste viene fuori come era organizzato il lavoro del nucleo e come venivano condotte le indagini nelle varie città in cui erano dislocate le squadre.

Per prima cosa bisogna ricordare che tutti gli uomini impiegati nel Nucleo erano sconosciuti, perché le loro identità erano coperte dal segreto di Stato, quindi sono rimasti nell’anonimato sia durante la loro carriera che dopo. Inoltre, l’organizzazione che il generale aveva deciso prevedeva, non solo che conoscessero il fenomeno che andavano ad indagare, ma soprattutto che sapessero coordinare i colleghi infiltrati all’interno dei gruppi terroristici e che rischiavano in prima persona.

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Fabiola Paterniti
Fabiola Paterniti, autrice del libro

Le interviste

Leggendo le interviste viene fuori il rapporto speciale che c’era fra loro e Dalla Chiesa, la dedizione per i dettami del generale ma anche verso lo Stato e l’Arma dei Carabinieri, che a volte osteggiò dalla Chiesa non comprendendo fino in fondo il suo lavoro. Infatti, la carriera di dalla Chiesa, in parte riportata nel libro, è stata fra le più fulminee e importanti nella storia dell’Arma. Le interviste, oltre a svelare l’identità di molti collaboratori del generale, che oggi sono in pensione, mostrano però anche come la storia possa dimenticare protagonisti che hanno avuto un ruolo importante nel cambiarla.

Una foto del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa
Una foto del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa

Oggi, molti Carabinieri che hanno lavorato nei nuclei non sono ricordati da nessuno, non sono presenti nei libri di scuola e non vengono festeggiati per ciò che fecero. Tuttavia, il loro lavoro ha permesso agli uomini delle istituzioni di sconfiggere in due fasi differenti il terrorismo. Infatti, i nuclei furono una prima volta soppressi, senza un motivo sensato, per poi essere ricreati dopo il rapimento Moro, che gettò il paese in uno sconforto emotivo che poteva costare molto più caro di quello che costò, benché le conseguenze sono state comunque pesanti per lo Stato italiano e le sue istituzioni, ma questo è un capitolo più complicato.

Nel cercare di diffondere il più possibile i libri, bisogna cercare di evitare libri che non durano o che solo apparentemente servono a qualcosa, quando in realtà a ben guardare sono solo fuochi di paglia. Questo saggio, scritto per ricordare e riesumare fatti dimenticati, ha il pregio di essere un veicolo attraverso il quale persone, che non hanno mai parlato, possono raccontare la loro storia.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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