Storia di una capinera: riassunto ed analisi

Il romanzo Storia di una capinera, rappresenta una tappa essenziale nel percorso narrativo dell’autore Giovanni Verga. L’opera, edita dapprima a puntate sotto forma di rivista sul giornale di mode “ La ricamatrice” e solo successivamente in volume nel 1871, narra la storia di Maria, giovane siciliana, orfana di madre che, suo malgrado, viene costretta a ritirarsi a vita monastica in un convento di clausura catanese. La monacazione forzata era, all’epoca del Verga, assai diffusa.

Storia di una capinera (1871)
Storia di una capinera: una copertina del romanzo e un’illustrazione con il volto dell’autore, Giovanni Verga

La tematica poteva dare all’autore la possibilità di approfondire l’analisi della società e dell’economia del suo tempo; in realtà Verga preferisce focalizzare il suo interesse sulla figura femminile della protagonista, indagando e dando largo spazio alle sue fragilità ed ai suoi sentimenti più intimi.

Riassunto

Il libro inizia con una pagina introduttiva in cui l’autore spiega le ragioni che l’hanno spinto a scegliere proprio quel titolo per la sua opera: “Storia di una capinera” poiché la protagonista Maria, chiusa dalla famiglia in un convento, proprio come una capinera rinchiusa in una gabbia, morirà di dolore e malinconia rimpiangendo la perduta libertà.

Maria, entrata in convento ad appena sette anni, in seguito alla scomparsa della madre, è una novizia destinata per volere della famiglia a vita monacale.

La vicenda ha sullo sfondo Monte Ilice; è proprio lì che la famiglia di Maria (il padre, la seconda moglie, sposata dopo la morte della madre di Maria, ed i loro figli, Giuditta e Gigi) si è rifugiata per proteggersi dall’epidemia di colera.

Per evitare il pericolo di contagio anche Maria verrà temporaneamente allontanata dal convento: ormai diciannovenne la novizia lascerà per la prima volta la clausura per trasferirsi in campagna dove la sua famiglia ha una piccola residenza.

Trattandosi di un romanzo epistolare, la vicenda si prospetta al lettore sotto forma di lettere che Maria scrive a Marianna, consorella ed amica.

Nelle prime epistole Maria si scopre felice, spensierata ed entusiasta di poter godere finalmente a pieno della bellezza della natura.

Le giornate della giovare scorrono tra allegre corse nei prati e vivaci visite alla famiglia Valentini ed ai loro due figli, Annetta e Nino.

La felicità di Maria per la ritrovata libertà, nei primi tempi, va di pari passo ad un senso di inadeguatezza e disagio per una vita mondana cui non è abituata: ha paura di ballare, di essere guardata ed arrossisce ad ogni parola.

Un po’ alla volta, però, Maria abbandona tutte le sue inquietudini e comincia ad apprezzare la vita fuori dal convento che le sembra sempre più piacevole, piena di meravigliose sensazioni e di emozioni nuove ed inaspettate come l’amore casto per Nino, vicino di casa.

Anche Nino si innamora di Maria; la sua ingenuità e la sua disarmante naturalezza a poco a poco lo conquistano. Così tra i due scoppia l’amore: un amore fatto solo di sorrisi, silenzi e sguardi rapiti. Un amore, però, contrastato dalle famiglie perché per Maria (il cui patrimonio è già stato riservato ai figli di secondo letto del padre!) non è contemplato altro destino che il convento.

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Maria scrive a Marianna della sua attrazione per Nino ma non trova dentro di sé la forza di disubbidire ad una famiglia che la vuole rinchiusa. Si scatenano così dentro la ragazza sensi di colpa ed una inquietudine che la porteranno ad ammalarsi ed a chiudersi in se stessa. La matrigna di Maria, accortasi dello stato d’animo della giovane, cercherà di accentuare tale isolamento escludendola da ogni occasione di gioco, festa ed incontro e soprattutto da ogni opportunità di vedere Nino.

A Maria rimarranno solo le lettere all’amica Marianna cui si aggrapperà con tutta se stessa riversando nelle epistole la sua disperazione per un destino che la vede tormentata e divisa tra un futuro in convento ed il desiderio di amare e di essere amata da Nino.

I due ragazzi, però, verranno definitivamente divisi, i loro familiari faranno in modo che non si vedano più e Maria, sempre più malata, non incontrerà mai più il suo Nino.

Nel frattempo il pericolo epidemia scompare, la famiglia Valentini torna a Catania ed anche Maria ritorna al convento catanese per prendere in modo definitivo il velo. Al contrario, la sua amica di penna Marianna, resterà presso la famiglia, lasciando per sempre il convento.

Nei primi tempi di ritorno alla vita monastica Maria sembra essersi tranquillizzata e pacificata con Dio; la ragazza cerca di convincersi che il sentimento per Nino altro non era se non un peccato da dimenticare.

Un tentativo inutile perché Maria avrà presto la consapevolezza che nulla sarà mai più come prima dentro di lei: il suo cuore e la sua testa non riescono a scordarsi di Nino a tal punto che Maria si sentirà impazzire non appena le verrà comunicato che l’amato ed indimenticato Nino sposerà la sua sorellastra Giuditta.

La vita monastica della giovane frattanto procede e la porta alla pronuncia dei voti definitivi, ma ciò non farà altro che amplificare la sua sofferenza. Nino e la sorellastra di Maria, dopo il matrimonio, andranno a vivere molto vicino al convento, tanto che Maria potrà addirittura spiare il suo amore dalle mura del monastero.

L’impossibilità di congiungersi a Nino e l’impossibilità di godere pienamente della vita finiranno per far odiare alla ormai disperata Maria la vita monastica e per renderla completamente pazza. Maria, terrorizzata al pensiero di essere rinchiusa nella cella delle folli con la consorella Agata (che ci sta già da molto tempo), alla fine vi verrà rinchiusa, e lì consumata dal dolore e dai rimpianti morirà lentamente di disperazione e pazzia. I suoi ultimi pensieri saranno ancora per il suo Nino

Finale

La narrazione di Storia di una capinera finisce con una lettera scritta da suor Filomena a Marianna, amica epistolare di Maria.

Nell’epistola Filomena racconta gli ultimi momenti della vita di Maria e le sue ultime volontà: quelle di far recapitare un piccolo involucro contenente un crocifisso d’argento, una ciocca di capelli e alcune foglie di rosa da donare a Nino dopo la sua morte.

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