Perché si dice che i nobili hanno il sangue blu?
Solitamente Il termine “sangue blu” viene usato per riferirsi a persone che provengono da nobili origini. Si usa l’espressione “avere il sangue blu”, facendo riferimento alla tipica persona nobile di un tempo. Il termine sarebbe legato non solo all’aspetto ma anche alle abitudini caratteriali e comportamentali del nobile.
Una prima teoria si baserebbe sul fatto che i nobili di un tempo oziavano ed erano soliti uscire di rado. Rimanevano a lungo nelle loro dimore, avendo i servi che si occupavano di svolgere tutte le loro mansioni.
A causa di questo isolamento volontario e poiché non si esponevano praticamente mai al sole, visto che essere abbronzati voleva dire lavorare all’aperto quindi nei campi, come le classi meno abbienti, la loro carnagione diveniva biancastra e rimaneva pallida, esaltando ed evidenziando ancora di più le loro vene che apparivano di un colore scuro, che rimandava al blu. Da qui, la ragione di questo termine.
Un’altra teoria molto accreditata, farebbe invece riferimento ad una brutta patologia: l’emofilia, una malattia ereditaria molto diffusa tra la nobiltà europea dei secoli scorsi. La gravità di tale patologia sarebbe aggravata ulteriormente dai frequenti incroci tra nobili consanguinei. L’emofilia, una malattia ereditaria recessiva, sarebbe caratterizzata da un difetto nella coagulazione del sangue che favorirebbe emorragie, provocando lividi e gonfiori bluastri.
I nobili si univano in matrimonio tra di loro e quindi generavano dei discendenti monosanguinei, deboli e malaticci dal punto di vista fisico ed immunologico. La consuetudine di sposarsi fra consanguinei sarebbe all’origine dell’estinzione del ramo spagnolo degli Asburgo; tra i celebri matrimoni tra consanguinei passati alla storia, ricordiamo la famosa coppia formata dall’imperatore Francesco Giuseppe e la principessa Sissi.