Tragedia greca: le origini e i cori dei satiri
La base storica della tragedia greca e della tradizione teatrale dell’Occidente è rintracciabile nelle rappresentazioni tragiche e comiche che ci appaiono nel V secolo a.C. in Grecia, ad Atene. Ma per capire quale è stato il precedente sviluppo di tali forme, ci rifacciamo a un passo della Poetica di Aristotele e da un brano di Erodoto.
Dalla loro interpretazione si è ricavata la connessione della tragedia con il canto lirico-corale chiamato “ditirambo”. Il ditirambo veniva cantato con accompagnamento di danze, e rappresentava, oltre che una forma letteraria, anche una forma di spettacolo. Tuttavia l’interpretazione di entrambi i passi è dubbia. Aristotele scrive infatti che la tragedia nacque dagli exarchontes (coloro che iniziano, che danno il tono) del ditirambo. Siccome Aristotele usa il plurale, si è pensato alla presenza di due cori distinti, uno dei quali formato dai satiri, personaggi animaleschi che, raffigurando gli antichi spiriti della natura, presero parte poi al corteggio di Dioniso, il dio dell’estasi. Ma gli exarchontes potrebbero essere più semplicemente i coreuti che cantavano poi tutto il ditirambo.
Se, infine, si sorvola la questione del plurale usato da Aristotele, potrebbe trattarsi del corifeo o dell’autore del ditirambo, che aveva nel coro anche di direttore e solista. È possibile, infatti, che essendosi il ditirambo ridotto con il tempo al canto ripetuto di un ritornello da parte del coro processionale, al corifeo fosse affidato il compito di riempire i vuoti che si venivano a creare con l’improvvisazione di una monodia (canto da solo) lirico-narrativa.
Narra d’altra parte Erodoto che il tiranno di Sicone, Clistene, essendo in guerra con Argo, tolse all’eroe argivo Adrasto il culto che gli veniva dedicato, assegnando i sacrifici a Menalippo ed i tragikoi choroi (cori tragici) a Dioniso.
Esiste anche una terza ipotesi, che trova l’etimologia della parola in un termine indoeuropeo connesso con il concetto di forza e di potenza: tragedia sarebbe quindi il canto dell’eroe.
Gli spettacoli tragici venivano allestiti nel corso di feste in onore di Dioniso, Le Grandi Dionisie, che venivano eseguite a marzo di ogni anno. Ciascun autore della tragedia greca presentava una “tetralogia”, cioè un gruppo di quattro drammi, tre dei quali erano tragedie, mentre il quarto aveva caratteri grotteschi; il coro era formato da satiri (uomini cavalli), da qui il nome di drammi satireschi. L’azione dei satiri poteva essere coreografica oppure drammatico-rappresentativa.