Superstizione e scaramanzia: quali sono le differenze?
C’è un adagio più che mai pop che racconta il desiderio tutto italiano di allontanare, con quello che si può, la malasorte. Esso è “occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio” (che è anche il titolo di un film del 1983). Credenze, più o meno razionali, si mescolano a tradizioni ancestrali quando parliamo di superstizione e poi, più in piccolo, di scaramanzia. Ma… quali sono le differenze fra superstizione e scaramanzia?
Proviamo a fare chiarezza.
Approfondimento
Superstizione
La superstizione è una credenza, più o meno razionale, che può influire sul pensiero o sulla condotta di vita.
Si concretizza, in sintesi, nella convinzione che ciò che facciamo e ancor più come lo facciamo – con tutte le derive maniacali del caso – possa decretare la buona o cattiva riuscita delle nostre azioni future.
È una sorta di rivisitazione del principio causa effetto ma ben lontano dal rigore scientifico.
L’origine latina: Cicerone e De natura deorum
Il termine superstizione deriva dal latino superstitiònem. La parola è composta da sùper (sopra) e stìtio (stato). Venne impiegato da Cicerone nella sua opera De natura deorum.
Con questo termine Cicerone indica la devozione patologica di chi trascorre le giornate rivolgendo alla divinità preghiere, voti e sacrifici, affinché serbi i suoi figli “superstiti” (cioè sani e salvi).
Da qui il termine: utilizziamo il soprannaturale per… scamparla.
Scaramanzia: istruzione per superstiziosi
Molto più terreno e meno volatile è il concetto di scaramanzia.
Rappresenta, in qualche modo, una sottocategoria della superstizione.
La superstizione è il credere, la teoria, se vogliamo, mentre la scaramanzia è l’azione. Tanto è vero che è di corrente uso l’espressione gesto scaramantico.
Le scaramanzie più comuni
Sono gesti scaramantici ad esempio:
- toccare ferro;
- fare le corna;
- buttare un pizzico di sale dietro le spalle se si versa l’olio.
Si tratta di atti precedenti al fare o anche “riparatori” a quanto si è fatto, sbagliando e attirando – secondo alcuni – eventi funesti.
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Le parole scaramantiche
Una curiosità molto particolare, in italiano e non solo, è il fatto di augurare qualcosa per attrarre il totale opposto.
Ad un pescatore, per esempio, non si dirà mai “buona pesca”, né “buona caccia” al cacciatore.
Allo stesso tempo al danzatore pronto ad andare in scena si dirà “rompiti una gamba” piuttosto che “buon … balletto”.
Quest’espressione c’è anche in inglese: “break a leg” dicono i britannici a chi sta per debuttare in esibizioni che implicano il movimento, danza o sport.
Due parole: dipende dalle stelle, dipende da noi
È chiaro che quanto detto va preso con le pinze.
La superstizione o la scaramanzia devono probabilmente essere considerate nella loro forma ludica e goliardica.
Guai a farsi soggiogare da eventi esterni.
I latini, del resto, ci hanno detto che siamo noi gli artefici della nostra fortuna e forse – non senza presunzione – possiamo affermare che siamo noi stessi a:
- attrarre il bene, facendo il bene (e viceversa…)
- attrarre il male, facendo il male.
Molto di più che scendendo dal letto con il piede destro anziché quello sinistro.
Il contributo è molto più sottile e profondo.
Un pugno di lenticchie nel portafoglio a capodanno, un cornetto in macchina, una serie di azioni prima di affrontare un esame o i calzini portafortuna per la partitella a calcetto sì, ma senza esagerare. Né discriminare.