Le sculture di Michelangelo per la tomba di Papa Giulio II

Nel 1505 papa Giulio II chiamò Michelangelo a Roma per affidargli la progettazione della propria tomba. Buonarroti concepì la tomba come un immenso complesso architettonico-scultoreo (circa 10 metri di profondità e 7 di larghezza), isolato, quindi visibile su quattro lati, contornato da oltre quaranta grandi statue, come una montagna marmorea dalla quale fossero estratte le immagini umane. In questo articolo andremo ad analizzare le sculture di Michelangelo per la tomba di Papa Giulio II.

Il Mosè di Michelangelo
Michelangelo Buonarroti: la scultura che rappresenta Mosè, realizzata per la tomba di papa Giulio II, è una delle sue opere più belle e famose.

Il progetto della tomba di Giulio II venne successivamente abbandonato e la realizzazione rinviata. Nel 1513, morto il papa, gli eredi – per volontà testamentaria del papa – firmarono un nuovo contratto con Michelangelo, che riprese il lavoro della tomba. Il progetto venne però modificato e il monumento, invece che isolato, fu immaginato addossato ad una parete.

Risalgono a questo periodo le prime statue scolpite per il monumento: lo Schiavo ribelle, lo Schiavo morente e Mosè.

Mosè, lo Schiavo ribelle e lo Schiavo morente: celebri sculture di Michelangelo per la tomba di Papa Giulio II
Le statue per la tomba di Giulio II. Da sinistra: un dettaglio del volto di Mosè, due angolature dello Schiavo ribelle, e lo Schiavo morente

Lo Schiavo ribelle

Cercando di sciogliere i lacci che lo legano, si divincola per contrapposti: la testa si volge da un lato, mentre il torace è orientato dall’altra parte e le gambe (una delle quali sollevata e appoggiato a un rialzo) sono frontali. Da questi contrasti nasce il senso di sofferenza di chi, dotato di animo forte, è suo malgrado oppresso.

Lo Schiavo morente

La stessa sofferenza descritta per l’opera di Michelangelo precedentemente descritta, si riscontra nello Schiavo morente. La bellezza alessandrina del suo corpo, allungato, levigato, proporzionato, dal volto perfetto, rende più dolorosa la coscienza della fine, mentre sostenendosi con un braccio il capo già reclinante, con una mano alza la maglia quasi cercando di liberare il petto per l’ultimo respiro.

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Mosè

La statua raffigurante Mosè è invece ricca di vitalità. Nel senso del vigore interiore. La disposizione per contrapposti, analoga a quella dello Schiavo ribelle, esprime l’energia morale del personaggio che, volgendo la testa corrucciata, fissa lo sguardo imperioso soggiogando l’interlocutore.

Entrambe le sculture degli schiavi sono conservate oggi presso il Museo del Louvre a Parigi. Il Mosè è invece in Italia, presso la basilica di San Pietro in Vincoli, a Roma.

Per la tomba di papa Giulio II, Michelangelo scolpì altri quattro Schiavi e il Genio della Vittoria.

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Serena Marotta

Serena Marotta è nata a Palermo il 25 marzo 1976. "Ciao, Ibtisam! Il caso Ilaria Alpi" è il suo primo libro. È giornalista pubblicista, laureata in Giornalismo. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia e con La Repubblica, ha curato vari uffici stampa, tra cui quello di una casa editrice, di due associazioni, una di salute e l'altra di musica, scrive per diversi quotidiani online ed è direttore responsabile del giornale online radiooff.org. Appassionata di canto e di fotografia, è innamorata della sua città: Palermo.

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