Santa Chiara
Celebrata l’11 agosto, Santa Chiara è patrona di Assisi, in provincia di Perugia, e di Iglesias, in Sardegna, oltre che protettrice delle coccinelle, degli oculisti, dei tintori, delle lavandaie, delle telecomunicazioni e della televisione. Proprio come la televisione, infatti, anche Chiara – come dice il suo nome – è chiamata a chiarire, rendere trasparente, illuminare. Non solo: il suo nome comprende anche una vocazione, perché Chiara in latino deriva dalla stessa radice di clamare, cioè chiamare: che è il compito delle telecomunicazioni e della tv in particolare.
Vita di Santa Chiara
Chiara nasce nel 1193 ad Assisi, figlia di Ortolana e Favarone di Offreduccio. Benché discendente da una famiglia che appartiene a una classe sociale elevata, la ragazza opta per scelte più radicali, e con grande forza d’animo rifugge il matrimonio organizzato dai suoi genitori per dedicare l’intera esistenza a Dio. A soli diciotto anni, la notte del 28 marzo 1211, cioè della domenica delle Palme, scappa dalla casa paterna (che si trova vicino alla cattedrale di Assisi) passando da una porta secondaria. Quindi raggiunge, nella chiesetta di Santa Maria degli Angeli, conosciuto con il nome di Porziuncola, Francesco d’Assisi e i primi frati minori.
La chiesetta dipende dal monastero di San Benedetto, ed è improntata agli stessi principi. Francesco taglia i capelli a Chiara, per evidenziare la sua condizione di penitente; poi le consegna una tunica e la porta a Bastia Umbra, a pochi chilometri da Assisi, nel monastero benedettino di San Paolo delle Badesse. Da qui, Santa Chiara si sposta a Sant’Angelo di Panzo, in un monastero benedettino non lontano dal monte Subasio, dove trova riparo e protezione dall’ira della sua famiglia, e dove viene raggiunta ben presto anche da Agnese, sua sorella. La ragazza, quindi, prende definitivamente dimora in un fabbricato modesto di fianco alla chiesa di San Damiano: in breve tempo, accoglie, oltre alla madre Ortolana e alla sorella Beatrice, una cinquantina di donne e ragazze.
Intrigata dall’esempio di Francesco e dalla sua predicazione, dà vita a una realtà di povere claustrali, dedite alla preghiera. Si tratta delle Povere Dame, o Damianite, in seguito conosciute come Clarisse: seguiranno l’esempio di Chiara tra le altre santa Eustochia da Messina, la beata Battista e santa Caterina da Bologna. A San Damiano Chiara passa ben quarantadue anni, di cui quasi trenta da malata. Ciò, tuttavia, non scalfisce la sua fede nella preghiera e nella contemplazione, secondo il modello benedettino: rispetto ad esso, però, difende la povertà in maniera coraggiosa e salda.
Ella, in sostanza, non vuole essere dispensata da questa condizione (che per lei rappresenta la sequela Cristi) nemmeno dal Papa, che le vorrebbe assegnare una regola nuova mirata a lenire la povertà. Il privilegio della povertà le viene confermato da una solenne bolla del 1253 emessa da Innocenzo IV: così che ella, affidandosi a Dio e lasciando da parte i beni materiali, riesce a compiere perfettamente il proprio percorso religioso.
La seconda metà della vita di Santa Chiara è contrassegnata dalla malattia, che comunque non le impedisce di prendere parte con una certa frequenza ai divini uffici. La tradizione vuole che, nel 1240, riesca addirittura a salvare il convento da un assalto dei Saraceni portando sull’ostensorio l’Eucarestia.
Muore l’11 agosto del 1253 fuori le mura di Assisi, a San Damiano, all’età di sessant’anni: due anni dopo, verrà proclamata Santa ad Anagni da Papa Alessandro IV.