Tre uomini in barca (per non parlar del cane), di Jerome K. Jerome: riassunto

E’ uno dei classici più letti della letteratura inglese. Fu scritto da Jerome K. Jerome e si intitola Tre uomini in barca (per non parlar del cane), Three Men in a Boat (To Say Nothing of the Dog). In alcune traduzioni è indicato come Tre uomini in barca (per tacer del cane) o semplicemente con il titolo senza la parte tra parentesi. La prima edizione è del 1889; la prima traduzione italiana è del 1922.

Inizialmente, l’autore si era occupato di scrivere l’opera ricca di notizie storico-letterarie, per realizzare una sorta di guida turistica, dal titolo “La storia del Tamigi”. L’editore però scartò l’idea contenente i commenti storici e culturali. In un secondo momento il romanzo venne alleggerito, cambiando decisamente il taglio dello script, con uno pieno di gag umoristiche.

Tre uomini in barca - per non parlar del cane
Una copertina del libro Tre uomini in barca nella versione italiana per ragazzi e una vecchia versione in lingua originale.

Il successo del libro

Il successo dell’opera fu inevitabile, particolarmente in Gran Bretagna; qui il romanzo vendette un milione e mezzo di copie. Ma il romanzo di Jerome K. Jerome, comunque, non ottenne da parte dei critici di quel tempo i riconoscimenti che meritava.

Nonostante ciò, a tutt’oggi, è considerato un classico dell’umorismo; il libro tuttavia rivela la profondità dell’autore, mostrando il suo animo sensibile e pieno di poesia.

Jerome K. Jerome
Una foto dell’autore Jerome Klapka Jerome

Le caratteristiche del libro

In “Tre uomini in barca”, l’autore racconta tutti gli aspetti più inattesi ed anche spassosi della vita quotidiana. Jerome, mette in luce il mondo così com’è, evidenziando minuziosamente le varie assurdità e paradossi di alcuni atteggiamenti comuni che solitamente non sono sempre colti ed osservati da tutti.

Il romanzo risulta interessante soprattutto grazie all’ironia con cui vengono raccontate le straordinarie avventure dei tre amici.

Il libro risulta leggero e le continue divagazioni fatte dall’autore servono a rendere la trama più avvincente; anche se, a dire il vero, il lettore a causa di esse, spesso si distrae momentaneamente dalla trama di base vera e propria; ci si inoltra così nei continui cambi di scena.

Il romanzo resta comunque il simbolo dell’umorismo inglese ed un classico senza tempo da leggere.

L’ingrediente principale: l’umorismo

Le gag comiche sono un suo ingrediente fondamentale ed i personaggi si trovano a vivere situazioni assurde e divertenti, descritte sempre con il tipico humor inglese. I vizi ed i difetti dei personaggi passano, sovente, in secondo piano; ciò grazie allo sguardo benevolo e divertito dell’autore.

La buona dose di verve comica non risparmia nessuno, nemmeno l’autore stesso che si descrive, nel primo capitolo dell’opera, parlando di sé, definendosi come un esilarante ritratto del tipico molieriano “malato immaginario.

Il romanzo è costellato da gag spassosissime entrate a pieno titolo nel repertorio del più classico umorismo anglosassone, ma evidenzia anche uno spaccato della società inglese di fine Ottocento.

Tre uomini in barca: riassunto

Tutto inizia narrando le vicende di tre gentiluomini inglesi, scapoli e ipocondriaci:

  • Jerome, è la voce narrante e si auto-indica semplicemente con J.;
  • Harris;
  • George.
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I tre amici sono esasperati dai ritmi ossessivi di Londra; per rilassarsi programmano di fare una gita in barca sul Tamigi. Questa vacanza gli riserverà molte sorprese, oltre a rocamboleschi e continui colpi di scena.

Insieme a loro c’è Montmorency, il cane di J.

Harris è considerato l’uomo più prosaico della terra; George quello meno presente, sempre assente da tutto e tutti. Ma questi ha la capacità di coinvolgere qualsiasi persona che gli capiti a tiro.

Il piano

Partono per il week-end in barca, decidendo di passare 15 giorni sul fiume, rimontando appunto il Tamigi fino a Oxford; utilizzano una barca a remi e dormono in tenda sotto le stelle. Le avventure del trio si susseguono: essi saranno alle prese con le disavventure tipiche di ogni apprendista navigante.

Tutti sono entusiasti del progetto, l’unico dissenziente appare il cane, il piccolo fox-terrier che si imbarca con i tre uomini; Montmorency ha la capacità di assumere un comportamento canino e umano contemporaneamente, nelle situazioni più variegate.

L’avventura

Si passa dai preparativi, più simili a quelli di una grandiosa spedizione, a situazioni scomode e ardue per i tre; come:

  • il trasporto delle vivande,
  • la costruzione della tenda sulla barca,
  • l’arrivo di un acquazzone ma senza il giusto riparo,
  • la mancanza dell’apriscatole per poter aprire quello che è il loro cibo,
  • l’inevitabile stanchezza data dal continuo remare,
  • fino ai pericoli tipici di un’impresa simile come il rischio di cadute in acqua.

Il tutto è condito da descrizioni realistiche e dettagliate, sua delle regioni attraversate dalla simpatica squadra, che da notazioni di filosofia per non addetti ai lavori.

In barca, l’ho sempre notato, ogni uomo dell’equipaggio ha la fissazione di essere costretto a fare tutto lui.

Tra le tante storie, interessante è quella del labirinto di Hampton Court; qui uno dei protagonisti vi entra con tanta sicurezza, tanto che gli altri visitatori lo seguono, credendolo esperto, ma restano per ore ed ore bloccati al suo interno.

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Nel romanzo vengono affrontate continuamente situazioni definite paradossali, volutamente portate all’esasperazione dall’autore. Si evidenzia la completa incapacità pratica dei tre amici che sono in balia degli eventi e la straordinaria vivacità mobile degli oggetti che sfuggono, spariscono.

“…Riguardo al lungo viaggio sul fiume della vita in generale. Quanta gente, durante quel viaggio, carica la propria barca fino a correre il pericolo di farla arenare, con un mucchio di stupidaggini che considera essenziali al piacere e alla comodità del percorso, ma che, in realtà, altro non sono che inutile ciarpame. Getta la zavorra, amico. Fa’ che la barca della tua vita sia leggera e carica solo di ciò di cui hai bisogno, una casa accogliente e semplici piaceri, uno o due amici degni di questo nome, qualcuno da amare e qualcuno che ti ami, un gatto, un cane, una pipa o due, abbastanza da mangiare e da coprirti…”

Non mancano alcuni momenti di pura poesia, sia nella descrizione dei paesaggi che nelle riflessioni filosofiche: momenti che sottolineano la grande capacità e lo spessore narrativo dell’autore Jerome Klapka Jerome.

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Stefano Moraschini

Stefano Moraschini lavora sul web dal 1999. Ha fondato Biografieonline.it nel 2003. Legge e scrive su, per, in, tra e fra molti siti, soprattutto i suoi, tra cui questo. Quando non legge e non scrive, nuota, pedala e corre. È degustatore professionale e giudice internazionale di birre e formaggi. Copywriter e storyteller, aiuta le persone a posizionarsi sul web raccontando la loro storia. Puoi metterti in contatto con lui su Instagram, LinkedIn, Facebook.

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