Prima Guerra d’Indipendenza italiana: riassunto
Prima di trattare della Prima Guerra d’Indipendenza italiana, bisogna inevitabilmente far riferimento al periodo ad essa precedente, un trentennio fondamentale per la storia d’Italia: il Risorgimento. Tengo moltissimo a riportare una famosa citazione del giornalista, storico e scrittore Indro Montanelli, il quale affermava che “se siamo fatti in un certo modo è perché il Risorgimento ci fece in un certo modo”.
Viene convenzionalmente definito come ‘Risorgimento’ quel periodo che va dal 1831 fino al 1861, anno della tanto desiderata unità del nostro paese; per tanti storici, invece, il Risorgimento prende vita nel 1815 con il Congresso di Vienna, per altri ancora con la rivoluzione francese. Effettivamente è proprio dopo questo periodo che la società europea diventerà più complessa con il delinearsi di nuovi ceti e di nuovi protagonisti.
Lo scenario storico e politico
L’Italia, in base ai trattati del Congresso di Vienna, restava divisa in otto stati: il Regno sardo-piemontese sotto il governo dei Savoia, il Lombardo-Veneto sotto la custodia dell’Austria-Ungheria, che esercitava una posizione di forza su tutta la penisola; poi vi erano altri piccoli staterelli come il Ducato di Modena e Reggio, il Ducato di Parma e Piacenza, Il Granducato di Toscana, il Principato di Lucca, gli Stati della Chiesa e infine il Regno delle Due Sicilie.
All’interno di questo quadro politico, nei primi anni dell’800 si sviluppò la Carboneria, vale a dire, in parole povere, una società segreta “rivoluzionaria” dagli ideali liberali e valori patriottici. Vi facevano parte molti personaggi di rilievo, tra cui il giovane Giuseppe Mazzini e il futuro Re del Piemonte, Carlo Alberto, il quale assecondava, almeno inizialmente, questi ideali. In seguito al fallimento della Carboneria, lo stesso Mazzini fondò a Marsiglia nel 1831 la Giovine Italia, che aspirava alla creazione di un’ Italia repubblicana. Mazzini e soci diedero vita alle prime rivolte, spesso dall’esito disastroso, e tra le quali grande rilievo ebbero episodi come il cosiddetto Fiasco di Savoia e l’ uccisione dei fratelli Bandiera.
Ma ormai diverse zone d’Italia avevano iniziato la mobilitazione: la scintilla partì dalle Due Sicilie, nel 1847, quando re Ferdinando attuò alcune riforme, osteggiate dai liberali che invece volevano la libertà e ricorsero all’ insurrezione. Ci furono diverse congiure in Basilicata, Calabria e Sicilia, che richiamarono i veterani carbonari, decisi a schierarsi contro Napoli per l’indipendenza siciliana ma chiaramente, alla lunga, l’esercito regio riuscì ad avere la meglio contro i ribelli. Questa guerriglia ebbe comunque dei risvolti importanti in quanto il re Ferdinando concedette la costituzione, gesto successivamente emulato anche da Carlo Alberto per il Piemonte con la nascita dello Statuto Albertino.
Intanto la rivoluzione che avanzava in tutta Europa colpiva anche l’Impero d’Austria e la stessa Vienna. I territori italiani dell’Impero, il cosiddetto Regno Lombardo-Veneto, ben presto si infiammarono e poco dopo a Milano, precisamente tra il 18 e il 22 marzo 1848 (le cosiddette Cinque giornate di Milano), ci fu una grandissima insurrezione che ebbe come partecipanti tre fazioni, unite nella lotta, ma dalle diverse ideologie: i mazziniani repubblicani, i democratici riformisti, tra cui Carlo Cattaneo, e i nobili e patrizi che volevano l’annessione al regno sardo-piemontese.
Dopo 4 giorni di battaglie, il 22 marzo i milanesi sembravano aver ottenuto la vittoria, con gli austriaci costretti a ritirarsi nel cosiddetto “quadrilatero”, ossia un’area delimitata dalle città di Legnago, Peschiera del Garda, Mantova e Verona.
Nel frattempo a Torino, il 23 aprile, il Re Carlo Alberto, conscio di tutto quello che accadeva a Milano e a Venezia, aveva indetto il Consiglio dei Ministri. Anche per le strade torinesi la gente esortava ufficiali e soldati ascendere in campo: era arrivato il momento di agire e questo era ben chiaro allo stesso Carlo Alberto, il quale, la sera del 23 aprile, evocato al balcone del palazzo reale dalla folla, comparve con una sciarpa tricolore dichiarando finalmente la Guerra all’impero austriaco.
La Prima Guerra d’Indipendenza italiana
Tra il 24 e il 26 aprile 1848 inviò le prime truppe nel Lombardo-Veneto; con l’ attraversamento del ponte Mincio, ci fu la prima battaglia tra piemontesi e austriaci, la battaglia del ponte di Goito (8 aprile 1848), dove rimase gravemente ferito il colonnello Alessandro La Marmora, ma l’esito della battaglia risultò comunque favorevole ai piemontesi.
Altra battaglia vittoriosa per l’esercito regio fu quella di Pastrengo, alla presenza di Carlo Alberto, protetto dai carabinieri che costringevano alla fuga gli austriaci; ma da qui in avanti iniziarono i primi problemi per il Re, in quanto l’esercito dello Stato della Chiesa si era ritirato insieme a quello borbonico e con la battaglia di Santa Lucia ci fu la prima sconfitta; l’iniziativa passò quindi agli austriaci, che iniziavano a mandare rinforzi sul fronte.
La battaglia decisiva fu a Custoza, avvenuta tra il 22 e il 27 luglio 1948, durante la quale il generale austriaco Radetzky ebbe la meglio su Carlo Alberto. Questa sconfitta risultò fatidica in quanto l’esercito regio fu costretto prima a ritirarsi a Milano, dove poi capitolò, con gli austriaci che ripresero il controllo del Lombardo-veneto.
L’anno successivo Carlo Alberto tentò un nuovo attacco, ma fu tremendamente sconfitto dall’avanzata degli austriaci a Novara che sancì definitivamente la sconfitta dell’esercito regio e determinò l’abdicazione del re.