Pet-Therapy, che cos’è e cosa cura

Sono ormai tante le ricerche scientifiche che dimostrano quanto la presenza di un animale domestico riesca a migliorare lo stato fisico e psichico del proprietario e in generale la sua qualità della vita. Tuttavia è importante sottolineare che vi è differenza tra il rapporto che si instaura con il proprio animale domestico e la relazione che si instaura nell’ambito della Pet-Therapy.

Pet-Therapy
Pet-Therapy: i primi studi risalgono a prima del 1800

Con il termine Pet-Therapy ci si riferisce ad un insieme di terapie e attività che si svolgono tramite la collaborazione e l’ausilio degli animali, e che vengono effettuate per lo più ad integrazione di quelle mediche e neuro-psicologiche tradizionali, per ottenere una più efficace riabilitazione psico-fisica. La relazione che si instaura tra uomo e animale nell’ambito della pet-therapy è sempre vista in un’ottica terapeutica, quindi di solito si svolge in particolari contesti (ad esempio una clinica) e non tra le mura di casa.

Mentre con il proprio animale domestico si tende ad instaurare un rapporto basato principalmente sulla spontaneità dei gesti, nella Pet-therapy il rapporto mira ad ottenere effetti terapeutici e benefici in termini psico-fisici nei confronti della persona che vi si sottopone. Ciò significa che la relazione uomo/animale viene seguita e monitorata da professionisti esperti e si struttura secondo un protocollo ben preciso.

Partendo dall’etimologia della parola proveremo a spiegare in cosa consiste questa particolare disciplina che si sta diffondendo ovunque. “Pet” in inglese significa “animale domestico”, ma questo non significa che la terapia può essere svolta con l’ausilio di qualunque animale che si è soliti tenere in casa.

Un po’ di storia

A coniare la parola “Pet-Therapy” è stato il neuropsichiatra statunitense Boris Levinson, considerato il fondatore di questa disciplina basata sull’interazione tra uomo e animale. I primi studi che dimostrarono gli effetti positivi di tale legame risalgono al 1792. Da questo periodo in poi i primi psicologi cominciarono a sollecitare i propri pazienti a prendersi cura di un animale domestico per potenziare la capacità di scambio affettivo e quella di autocontrollo.

Successivamente in Germania, a partire dal 1867, fu inserito l’ausilio degli animali nei programmi terapeutici rivolti ai pazienti colpiti da epilessia. Negli Usa e in Francia i cani furono utilizzati per la prima volta nel 1919, per aiutare i reduci della prima guerra mondiale a superare problemi di depressione e traumi derivanti dal conflitto armato. Tra gli esperimenti di Boris Levinson vi fu anche quello di far interagire i cani con i bambini affetti da autismo: i risultati furono a dir poco sorprendenti.

LEGGI ANCHE  Che cos’è il sonno REM?
Pet Therapy
Pet Therapy: il rapporto che si instaura tra un cane e una persona, può essere un’efficace terapia neuro-psicologica

Nel 1962 Levinson pubblicò un libro, intitolato “Il cane come co-terapeuta” nel quale raccontò gli effetti benefici che aveva riscontrato lasciando interagire i cani e le persone con disagi psicologici. Mentre in America già nel 1981 la Pet-therapy venne ufficializzata con la creazione dell’associazione “Delta Society” che aveva l’obiettivo di approfondire le conseguenze dell’interazione tra animali domestici e uomini. In Italia serve attendere il 1987 per cominciare a sentire parlare di tale argomento.

La funzione del cane nella Pet-therapy

Per la sua innata vicinanza all’uomo, il cane è sicuramente l’animale più adatto a svolgere le terapie e le attività rientranti nella Pet-therapy. Il cane favorisce il relax fornendo al paziente la motivazione per muoversi ed uscire di casa, e stimola il senso di accudimento. Alcuni giochi ed esercizi messi a punto durante la Pet-therapy, servono a favorire la concentrazione ed accrescono l’autostima, e grazie a questi le persone con problemi relazionali riscoprono il piacere della condivisione e dello svago.

Pet-Therapy - in ospedale
Pet-Therapy: la convalescenza di una bambina in ospedale è aiutata dalla presenza di un cane

Gli anziani che vivono soli, grazie alla compagnia di un cane si sentono motivati ad uscire e condividere con altre persone che possiedono un animale, esperienze di vita e problemi. Effetti benefici dell’interazione con i cani sono stati anche dimostrati nel caso di giovani usciti dal coma e di bambini ricoverati in ospedale, che con gli amici pelosi hanno trovato la voglia di giocare e divertirsi anche in corsia.

Pet-Therapy - con gli anziani
Pet-Therapy: gli anziani si sentono meno soli

In cosa consistono le attività della Pet-therapy

Come abbiamo visto, la pet-therapy interviene attraverso attività assistite con e attraverso gli animali. Tra le altre cose, uno degli obiettivi che tale disciplina si prefigge è di educare ad un corretto rapporto con gli animali, soprattutto verso quelli domestici, stimolando il rispetto reciproco.

L’animale domestico viene quindi considerato un “mediatore” da utilizzare per la risoluzione di problematiche umane come la gestione del conflitto e dell’aggressività. Inoltre l’animale diventa un veicolo importante all’interno di programmi educativi per lo sviluppo delle capacità relazionali e cognitive dei bambini, soprattutto di quelli più sensibili o con disagi psichici.

Pet-Therapy: gruppo di bambini e un cane

Durante le sedute di Pet-therapy sono presenti queste figure professionali che lavorano in equipe: un medico veterinario, un responsabile di progetto (in genere si tratta di un operatore sanitario esperto), un coadiutore dell’animale, un coordinatore (può trattarsi di un educatore, di un infermiere, di uno psicologo/psicoterapeuta, ecc).

Ci siamo impegnati per scrivere questo articolo. Speriamo ti sia piaciuto. Se ti è stato utile, lascia un messaggio in fondo.

Avatar photo

Cristiana Lenoci

Cristiana Lenoci è laureata in Giurisprudenza e specializzata nel campo della mediazione civile. La sua grande passione è la scrittura. Ha maturato una discreta esperienza sul web e collabora per diversi siti. Ha anche frequentato un Master biennale in Giornalismo presso l'Università di Bari e l'Ordine dei Giornalisti di Puglia.

Speriamo questo articolo ti sia servito. Noi ci siamo impegnati. Lascia un commento, per favore: