Morte di un uomo felice (di Giorgio Fontana)
“milano è una città di cui ci si innamora con lentezza”, dice giorgiofontana, che a milano adesso ci vive ma prima no, prima stava a caronno pertusella e quando cresci a caronno pertusella forse di milano ti innamori un po’ per forza. (no, mi rifiuto di rispondere a commenti su quanto invece caronnopértu sia un po’ la perla del nostro paese).
di milano ti innamori sui navigli al tramonto (cliché alert), o davanti al duomo quando esci tardi dall’ufficio, o ti innamori con una birra in ticinese o alla settimana della moda, sul tram. ecco lì forse è dove i ragazzi arrivati da fuori si innamorano di più.
io, di milano, mi innamoro soprattutto in serate come ieri, ad affori, entrando all’osteria del biliardo per una cena organizzata da cucina calibro noir, con giorgio, e con gigioalberti che leggeva dei brani dell’ultimo libro morte di un uomo felice, e con lucacrovi che per me dovrebbero metterlo a condurre pure sanremo.
l’osteria del biliardo è un posto dove si sta bene e si mangia bene e ci sono dei biliardi, dimmi giuro, e tu sei lì e ti aspetti di veder entrare tomas milian perché è il posto ideale per uno di quei film di lenzi che ci piacciono assai.
mi innamoro anche se sono sola e non conosco nessuno e ah ok dai ho fatto amicizia coi miei compagni di tavolo.
morte di un uomo felice (sellerio editore, 2014) è ambientato a milano, qualche anno fa. non tanti. nel 1981, che non è tanto, vero?
è un libro che mi è piaciuto molto anche se il protagonista non è diventato un mio eroe. forse proprio per questo, mi è piaciuto. mi ha fatto anche discretamente piangere e un po’ pensare alle cose di oggi e del passato. voi non lo sentite quel senso di inferiorità gigante, davanti alle storie dei partigiani?
e allora prendete affori e la neve e i partigiani e giorgio, cristiano (ti prego dimmi che mi ricordo il nome giusto), la manu e luca, poi colaprico che c’era pure lui, e il vino, un po’ troppo, e io ve lo prometto, ci si innamora velocemente.