Differenza tra marmellata e confettura
Tutti i giorni a colazione le spalmiamo sulle fette biscottate, ma sappiamo la differenza tra confettura e marmellata? Seppur si avvicinino ad essere sinonimi, i due termini hanno valenze ben differenti.
Con il termine marmellata, si definisce solo una preparazione semi-solida dolce a base di frutta, cotta per un lungo periodo. Ma dal 1982, per effetto di una direttiva comunitaria europea, solo il prodotto ottenuto dagli agrumi (limone, arancia, mandarino e, più raramente, cedro, pompelmo e bergamotto) può essere definito e venduto come marmellata.
Mentre tutte le altre preparazioni devono essere chiamate confetture. Come descritto, nella stragrande maggioranza dei casi, il prodotto è a base di agrumi ma non mancano esempi di marmellate fatte con l’utilizzo di pomodori rossi o verdi oppure quelli di rabarbaro.
Il termine marmellata deriva da mamelo, parola portoghese che sta per mela cotogna (dal greco “mela di miele”). L’uso di bollire le mele cotogne con il miele, per ottenere una conserva, veniva già fatto nei tempi passati. Tra i primi a fare ciò, ci furono i Greci che si basavano sul ricettario romano attribuito ad Apicio e risalente al IV – V secolo dopo Cristo. Se consideriamo i valori nutrizionali di questo prodotto, dobbiamo tenere subito in considerazione la quantità di frutta e di zucchero impiegato. Ciò nonostante i valori oscillano tra 200 e 260 calorie per 100 g, mentre nelle marmellate dietetiche le calorie oscillano tra circa 100 e 160 per 100 g.
Quando invece parliamo di confettura, come precedentemente citato, ci riferiamo ad un prodotto realizzato con un qualsiasi altro tipo di frutta o di ortaggi. La percentuale di frutta presente nel composto deve essere minimo del 35% nella confettura e del 45% nella confettura extra.
Il prodotto, marmellata o confettura, viene messo in vasetti di vetro sottoposti ad un doppio processo di sterilizzazione e sotto vuoto. Tali prodotti possono essere conservati fuori dal frigorifero finché restano chiusi, mentre vanno consumati, in genere, entro tre settimane dall’apertura e tenuti in frigorifero una volta aperti.