L’arte-non arte di Marcel Duchamp
Marcel Duchamp è stato un grande pittore, scultore e scacchista francese. Nacque nel 1887 in Francia a Blanville Crevon ma visse una vita movimentata in tutto il mondo. Prima si trasferì a Buenos Aires nel 1918, poi tornò a Parigi dove per un certo periodo si dedicò soltanto alla sua passione per gli scacchi, infine nel 1942 decise di stabilirsi definitivamente a New York per continuare a coltivare la strada artistica.
La novità della sua arte sta nell’aver abbandonato la pittura di tele dai venticinque anni e aver proseguito una strada diversa, quella della pittura idea, dell’arte che non è arte. Egli aspira ad una revisione profonda dell’arte per approdare al risultato del ready made. Di cosa stiamo parlando?
Duchamp crea per la prima volta il ready-made, opere che sono in realtà già fatte. Porterà ad una svolta unica nell’arte contemporanea, che non avrà solo esiti immediati nella cultura dadaista e surrealista che stava sorgendo ma si ripercuoterà in tutta l’arte della seconda metà del Novecento. L’obiettivo: una profonda revisione del linguaggio artistico. Si possono fare opere che non siano arte?
Questa è la domanda che si pone Duchamp, ma in che senso? Egli vuole ottenere delle opere che abbiano una diversa relazione tra arte e componente fisica, egli cambia i segni del linguaggio artistico. Con i ready-made vuole superare l’aspetto estetico dell’opera d’arte: l’atto artistico è un atto mentale.
Si dedica così ai disegni meccanici e prende oggetti reali per trasformarli in un’opera d’arte. Ricordiamo per esempio Macinatrice di cioccolato, una visione molto nitida di un apparecchio meccanico posto su un tavolino in stile Luigi XV.
Più famosa ancora la Ruota di bicicletta: egli pone una ruota di bicicletta su uno sgabello di legno e la chiama opera d’arte.
Ma come è possibile questa rivoluzione?
Non è importante che cosa sia l’oggetto nella vita pratica, è importante perché l’artista lo ha scelto. Ha scelto di contestualizzarlo e renderlo creativo. L’importante delle opere di Duchamp è che appunto esse non hanno nulla di unico, anzi sono riproducibilissime. Ovviamente si sottintende la grande ironia della sua arte: egli vuole andare oltre la rigida oggettività del mondo dei prodotti industriali per penetrare nella vita interiore dell’uomo.
A partire dal 1915 lavora al suo più famoso lavoro che è il Grande Vetro, due enormi lastre di vetro che ospitano al loro interno fili di piombo, polvere e metallo. Nel 1912 realizza invece Nudo che scende le scale, che fa parte della corrente artistica del cubismo. Un’altra opera da menzionare è l’orinatoio Fontana e l’indimenticabile Monnalisa con i baffi.
Un’arte che ha rivoluzionato tutti gli schemi, dopo di lui nulla sarà più come prima.
Duchamp muore il 2 ottobre 1968 a Neuilly-sur-Seine, in Francia e sulla sua tomba viene posto l’epitaffio scritto dall’artista stesso che recita: d’altronde sono sempre gli altri che muoiono! E il caro Duchamp grazie alla sua arte rivoluzionaria non è mai morto davvero.
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