La vita (La vie), interpretazione e analisi dell’opera di Pablo Picasso

La vita (La vie) è un dipinto di grandi dimensioni che misura 197×127,5 cm. Attualmente è esposto a Cleveland (Ohio, USA) presso il Museum of Art. L’opera fu realizzata da Pablo Picasso nel 1903. Fu un periodo in cui, anche a causa della perdita del suo amico Carlos Casagemas, suicida per un amore non corrisposto, decise di realizzare una serie di dipinti monocromatici. In essi è il colore blu ad avere un ruolo predominante. Gli storici dell’arte identificano questo arco temporale proprio come periodo blu (la etapa azul).

La vita (La vie) - Picasso, 1903 - Quadro del Periodo blu
La vita (La vie) – Picasso, 1903 – Quadro del Periodo blu

La vita (La vie): descrizione del quadro

Il dipinto di Picasso La vita (La vie) è un’opera non di immediata interpretazione. Infatti, alcuni critici l’hanno liquidato come un dipinto misterico. Proviamo però ad osservarlo seguendo un filo logico.

Vediamo a sinistra una coppia di amanti abbracciati: lei ha un voto stanco, mentre lui sembra apatico. Lui indica con la mano un bambino portato in braccio da una donna più anziana.

La coppia potrebbe rappresentare l’amore carnale, il cui frutto è il bambino, il quale a sua volta è protetto dalla maternità in una veste sacra e severa. Amore carnale contrapposto alla responsabilità di crescere un figlio, con tutto ciò che comporta la difesa di un altro essere umano.

Per questo la donna ha un volto stanco e l’uomo è assorto.

Non c’è dunque per Picasso gioia nella vita di coppia e nella famiglia, che in modo naturale deriverebbe dall’unione di due persone che si amano.

Pablo Picasso e Carlos Casagemas

Dobbiamo considerare che il pittore, come dicevamo all’inizio, rimase sconvolto dal suicidio dell’amico pittore e poeta spagnolo Casagemas: egli è infatti ricordato nel dipinto con il volto dell’uomo.

Nella fase preparatoria all’opera, Picasso aveva ritratto sé stesso nell’uomo che abbraccia la ragazza. Tuttavia in seguito decise di rappresentare l’amico. Carlos Casagemas e Pablo Picasso si erano conosciuti a Barcellona e fra loro era nato un sodalizio profondo e affettuoso.

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Insieme erano andati a Parigi per un breve periodo e insieme avevano conosciuto la Barcellona modernista, piena di stimoli culturali e artistici. Poi però l’amico si era innamorato di una ragazza in cerca di fortuna e successo, Germaine Gargallo; da lei aveva ricevuto solo rifiuti e tradimenti. Disperato, Casagemas si suicidò in un ristorante di Parigi il 17 febbraio 1901.

Picasso rimase talmente scosso per la morte dell’amico che cominciò a dipingere quadri sempre più malinconici e tristi. Ne è un esempio Vecchio cieco con ragazzo (analizzato e raccontato in un articolo precedente) che fu realizzato come ”La vita (La vie)” nel 1903. Precedente, del 1901, è invece Evocazione.

La presenza emotiva e sentimentale dell’amico quindi è importante per comprendere lo stato d’animo di Picasso.

Cominciai a dipingere in blu quando riconobbi che Casagemas era morto.

PABLO PICASSO (N. Frapiccini, N. Giustozzi, “Le storie dell’arte 3”, Hoepli, 2012)

La vita: un’opera pessimista

Se osserviamo ancora il quadro vediamo attaccati al muro, dietro ai personaggi, due dipinti. Siamo quindi in un atelier, probabilmente quello di Picasso, che a Barcellona aveva uno studio insieme a Manuel Pallares.

Nel dipinto appoggiato a terra vediamo una donna triste, ripiegata su se stessa; nel dipinto collocato più in alto invece vediamo due amanti abbracciati, sempre in una condizione di dolore.

Questo è, dunque, un dipinto pessimista, triste, malinconico in cui amore carnale, vita, condivisione sono visti come cause di problemi e dilemmi.

Un significato biblico

Il quadro potrebbe anche avere un significato biblico e i due amanti rappresentare Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso per aver commesso il peccato originale, e dunque aver condannato tutti gli uomini e tutte le donne alla sofferenza perpetua, così come all’amore impossibile.

Forse per questo nel dipinto appare il volto triste, quasi ultraterreno dell’amico che è stato ucciso da un amore incompreso, irrealizzabile.

Non intendevo dipingere dei simboli: mi limitai a dipingere le immagini che mi si formavano davanti agli occhi; e se altri vogliono cercarvi dei significati nascosti, facciano pure. Un quadro, per me, parla da solo, e in fin dei conti a che serve fornire delle spiegazioni? Il pittore ha un solo linguaggio.

PABLO PICASSO

Analisi dell’opera e commento video

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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