Sagrestia Nuova e tombe medicee: il significato delle sculture di Michelangelo
Alla morte di Giulio II, nel 1513, viene eletto papa, col nome di Leone X, Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico. Egli, che dal padre ha ereditato l’inclinazione per le arti e l’intuito nella scelta degli artisti, rivolge la sua attenzione al completamento di quelle opere fiorentine iniziate per volontà del padre o del bisnonno Cosimo e, per varie ragioni, rimaste interrotte.
Approfondimento
Sagrestia Nuova e basilica di San Lorenzo
Tra queste c’è la Basilica di San Lorenzo, progettata da Filippo Brunelleschi, costruita in gran parte dopo la morte dell’architetto e rimasta senza facciata. Così del problema si occupa Michelangelo Buonarroti che, nel 1518, firma il contratto per la realizzazione della facciata, dopo essere giunto, con successivi studi, all’elaborazione del progetto definitivo, purtroppo mai eseguito, forse perché troppo complesso.
Nel 1520 il contratto per la facciata di San Lorenzo veniva sciolto; subito dopo l’artista attende alla creazione di una cappella annessa alla stessa Basilica, voluta anche questa da papa Leone X.
Lo scopo è quello di accogliere le tombe del fratello Giuliano duca di Nemours, del nipote Lorenzo duca d’Urbino, del padre Lorenzo il Magnifico e dello zio Giuliano.
La cappella sorse accanto al transetto destro, di fronte e in corrispondenza esatta della Sagrestia di Brunelleschi; completa così, armonicamente, la pianta della chiesa – quindi di misure e forme identiche.
Fu detta per questo motivo Sagrestia Nuova.
La Sagrestia Nuova tra Brunelleschi e Michelangelo
La Sagrestia Nuova rispecchia, nell’interno, alcune caratteristiche brunelleschiane: strutture architettoniche in pietra contro il fondo chiaro. Ma le analogie sono solo apparenti.
- In Brunelleschi la pietra “serena” ha la funzione di definire geometricamente la forma e lo spazio mediante la prospettiva lineare.
- In Michelangelo il grigio della pietra determina il risalto contro il piano d’appoggio.
Lo spazio è diviso orizzontalmente da cornici in vani sovrapposti: il vano superiore ha finestre più strette in alto che alla base; in tal modo si ottiene maggiore senso verticalistico.
Anche le pareti, invece che superfici neutre di materiale volutamente povero come in Brunelleschi, sono mosse; quelle inferiori sono costruite da materiale nobile e duraturo: il marmo di Carrara, notoriamente prediletto da Michelangelo.
La scultura non è subordinata all’architettura: vive autonomamente.
Partito da un progetto con tombe parietali, dopo un nuovo progetto in cui le tombe erano poste in un’edicola centrale a quattro facciate, Michelangelo torna alla prima soluzione.
I sepolcri, infatti, sono costituiti da sarcofagi, sui cui coperchi arcuati in curva “catenaria” giacciono figure nude semisdraiate. Mentre le statue dei defunti seduti sono parzialmente contenute entro nicchie sovrastanti.
I sepolcri che hanno questa forma sono due: quelli dedicati
- a Giuliano duca di Nemours
- a Lorenzo duca d’Urbino.
Mentre il monumento di Lorenzo il Magnifico e di Giuliano non è stato realizzato.
Questi ultimi, infatti, sono dovuti agli scultori Fra’ Giovanni Angelo Montòrsoli e Raffaele da Montelupo.
Un nuovo capolavoro di Michelangelo
Ma il gruppo divino è fra le opere più belle di Michelangelo, che riprende il tema già trattato in gioventù, accentuando però il rapporto madre-figlio in un moto “a serpentina” che li unisce completamente: un essere nuovo nasce da un altro essere. Anzi, ne trae ancora nutrimento ricevendo la vita attraverso il latte.
Michelangelo esprime il dolore universale.
Non c’è esasperazione drammatica, ma cognizione dell’ineluttabile condanna dell’uomo.
Sul sarcofago di Lorenzo giacciono L’Aurora e il Crepuscolo, su quello di Giuliano il Giorno e la Notte, col significato simbolico, comune all’arte cristiana, della caducità della vita umana e del suo rapido declino verso la morte.